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Torniamo un attimo lì con la mente, dunque con i ricordi. Estate 1996: la sentenza Bosman aveva rivoluzionato totalmente gli equilibri sui quali era fondato il calciomercato di allora. Cosa succede? Succede che da 26 anni, le società continentali possono schierare un numero illimitato di giocatori comunitari.

Allo stesso tempo, anche i giocatori acquisivano più libertà contrattuale. Ed eccoli, gli addii, i primi dalla Serie A che restava culla di talenti: la Juve salutava Ravanelli e Vialli per cambiarli con Boksic e Zidane. L’Inter puntò su Zamorano e Winter, il Milan su Davids e Dugarry.

Insomma: era una nuova storia, per poi finire in un vecchio racconto. Dall’8 settembre del 1996 al primo giugno del 1997, in fondo, fu un bel dominio bianconero. La Juve vinse lo scudetto numero 24 della propria storia, schierando l’ultimo capocannoniere poi vincitore dello scudetto: Pippo Inzaghi, autore di 24 degli 808 gol totali.

La classifica dei bomber parla italiano

Ora: immaginate di essere il CT della Nazionale nel 1997.

Immaginate guardare la classifica marcatori alla fine della stagione. Tra i primi dieci, nonostante l’arrivo di tanti attaccanti stranieri, ben 8 italiani, convocabili (più uno con passaporto, ma argentino, ossia Balbo).

Che tempi, quei tempi. E che Pippo, quell’Inzaghi.

Ai tempi dell’Atalanta, appena 23 anni e una voglia di spaccare il mondo che l’avrebbe poi accompagnato in ogni frangente della sua carriera. Fino a diventare recordman di reti in Champions League.

Il primo Inzaghi non si scorda mai, certo. Ma anche Vincenzino Montella, 22 reti alla Sampdoria, è proprio complicato da scordare: una continuità spaventosa, con mezzi tecnici rilevanti. Balbo era una certezza, Mancini – al canto del cigno – accompagnava la Samp verso una transizione.

Classifica marcatori 96/97.

  1. Inzaghi (Atalanta): 24 gol, 6 rigori, 33 presenze
  2. Montella (Sampdoria): 22 gol, 4 rigori, 28 presenze
  3. Balbo (Roma): 17 gol, 5 rigori, 30 presenze
  4. Mancini (Sampdoria): 15 gol, nessun rigore, 33 presenze
  5. Signori (Lazio): 15 gol, 4 rigori, 32 presenze
  6. Negri (Perugia): 15 gol, nessun rigore, 27 presenzi
  7. Tovalieri (Sampdoria e Perugia): 15 gol, 3 rigori, 33 presenze
  8. Djorkaeff (Inter): 14 gol, 5 rigori, 33 presenze
  9. Chiesa (Parma): 14 gol, 1 rigore, 29 presenze
  10. Luiso (Piacenza): 14 gol, 3 rigori, 32 presenze

Il re dei bomber: Inzaghi

Da ragazzo dalle grandi speranze tra Piacenza e Parma, a consacrazione totale in maglia Atalanta. Il primo, grande viaggio tra i big di uno dei più forti attaccanti a cavallo dei due secoli, parte esattamente da Bergamo e da questa stagione: la 1996-1997. E’ evidente la crescita, la voglia, la convinzione nei propri mezzi.

Ma cos’era scattato, all’Atalanta? Forse la fiducia di Maurizio Radici, che l’aveva avuto già all’Albinoleffe e ne aveva apprezzato le grandi doti. E’ stato il primo atalantino a riuscire nell’impresa di vincere la classifica marcatori, andando a segno contro 15 delle 17 squadre rivali. Solo Platini ha saputo fare meglio.

Bomber a sorpresa: Negri

Una vita ovunque, comunque, sempre in zona gol. La stagione 1997-1998 rappresenta forse il punto più alto, con il passaggio ai Rangers che è storia (e le maglie sono un cult). Ma un anno prima, ecco, era stato devastante in maglia Perugia, alla sua seconda stagione, la prima in Serie A.

15 reti totali, anche se i grifoni finirono per retrocedere in Serie B, le buone prestazioni gli valsero l’attenzione di mezza Europa. Scelse la Scozia, ma per continuare a dominare.

Bomber assente ingiustificato: Boksic

Ci si aspettava di più. Tutti, si aspettavano di più.

Del resto, dopo le grandi cose viste alla Lazio, e dopo un assegno da 14 miliardi di lire, la Juventus aveva dimostrato di puntare molto forte su Boksic. Mai un bomber, ma certamente più dei 7 gol in stagione nell’unico anno in bianconeri, 4 dei quali in Champions League.

Non convinse mai, anche gli infortuni ebbero una parte importante in questa storia.

Storia comunque di successo: vince la Coppa Intercontinentale, la Supercoppa Uefa, lo scudetto. Sfiora la Champions. E segna un gol determinante, contro il Bologna: vale un pezzo di campionato.