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Una decima e una prima volta: gli Australian Open 2023 si sono conclusi così, con un infinito campione che ha messo la gemma numero 10 in questo torneo, e con un progetto di campionessa che ha trovato la prima – agognata – affermazione in carriera.

Vediamo allora cosa ci hanno lasciato queste due settimane di grande tennis, con il nostro pagellone sul primo torneo del Grande Slam per il 2023.

Australian Open 2023: il pagellone maschile

Novak Djokovic: voto 10 e lode

Non solo per avere raggiunto Nadal a 22 Slam. Non solo per essere colui che – molto probabilmente – supererà Rafa e tutti quanti. Non solo per essere il primo ad andare in doppia cifra di Australian Open vinti. Non solo per essere andato oltre il dolore, chiudendo con un crescendo fisico strabiliante, per l’età e per il livello di gioco che ha mantenuto nonostante un evidente problema alla coscia sinistra, che nel secondo turno gli è costato l’unico set perso nel torneo e ha fatto temere per un ritiro. Il 10 e lode a Novak Djokovic è per tutto questo e molto altro, perché il livello del tennis che è riuscito a proporre in questo Australian Open 2023 è tra i suoi più alti di sempre. L’unica debolezza che Nole mostra ancora di avere è la solita insofferenza per il fatto di non essere amato come gli altri due big 3. Un punto debole, questo, affiorato più volte in passato e che il campione serbo non cerca più nemmeno di nascondere. Tuttavia, il discorso finale sul tennis, sui sogni e sui ragazzi, è stato accorato, sincero, mostrando come mai prima ciò che si nasconde dietro quella corazza da cyborg senza emozioni. La lode, in fin dei conti, si spiega anche così.

Stefanos Tsitsipas: voto 9 e mezzo

Se vogliamo, il singolare maschile dell’Australian Open 2023 si può sintetizzare così: Tsitsipas ha giocato a fare il Djokovic con tutti i suoi avversari precedenti, salvo poi incrociare l’originale e scoprire che ancora ha parecchia strada da fare. Al di là delle banalizzazioni di sorta, Stefanos Tsitsipas è stato eccezionale lungo l’arco del torneo da tutti i punti di vista: fisico, tecnico e mentale. Quest’ultimo aspetto è venuto fuori di prepotenza nel quinto set contro Jannik Sinner, l’unico avversario che ne ha messo in discussione la superiorità prima della finale. Il quinto set giocato da Tsitsi contro Jannik è stato “da Nole”, autoritario e con una grande facilità nell’innalzare il proprio livello di gioco nei momenti cruciali. I pessimisti diranno che Tsitsi e gli altri potranno vincere gli Slam solo quando davvero i big 3 si saranno tutti ritirati. La realtà, probabilmente, è che il greco ha una grande occasione per fare tesoro e migliorare ulteriormente dal confronto con alieni come Nole. E trovare così quel mezzo voto che gli manca.

Tommy Paul: voto 9

Eccolo, uno che è andato oltre i propri limiti. O meglio, Tommy Paul ha avuto l’occasione della vita e l’ha sfruttata come meglio non avrebbe potuto. Tommy ha approfittato delle defaillance di Ruud, Berrettini, Fritz e Zverev, battendo però con grande autorità anche connazionali ben più “pompati” di lui come Jenson Brooksby e Ben Shelton. La resistenza opposta a Djokovic in semifinale è il massimo che un essere umano potesse permettersi, anche in considerazione del trattamento che Nole aveva riservato, prima di lui, a De Minaur e Rublev. Considerando la storia di Paul, uno che sembrava bruciato dopo avere sprecato diverse occasioni per una scarsa disciplina che lo aveva reso inviso alla USTA, si tratta di qualcosa di simile a un miracolo sportivo.

Ben Shelton: voto 8,5

Chiaramente di incoraggiamento e di stima per un talento che sembra davvero di quelli rari. Una gemma ancora da lucidare, ma pur sempre una gemma. Di questo teenager mancino da Atlanta sentiremo parlare molto, molto presto.

Tennis USA maschile: voto 8

Il miglior risultato in singolare maschile da più di 22 anni a questa parte, con 3 statunitensi ai quarti di uno Slam dopo Wimbledon 2000, non arriva per caso. La USTA ha lavorato egregiamente, ha diversi talenti da coltivare e non più con lo “stampino” come accadeva qualche lustro fa. Ci sono i bombardieri, i lottatori, i talenti puri, e anche un esponente del serve & volley come Maxime Cressy. Ben Shelton è forse il nome più spendibile per una futura classifica di vertice, ma tra lui, Korda, Fritz (qui pessimo, voto 3), Tiafoe, Brooksby, Wolf e il redivivo Paul, il presente e prossimo futuro del tennis a stelle e strisce è in solide mani.

Jiri Lehecka: voto 8

Il giovane ceco è una delle più belle sorprese di questo Australian Open 2023. Solido, mentalmente sempre in palla, tatticamente sveglio e lucido, Jiri è piaciuto proprio assai.

Jannik Sinner: voto 7

Per un tennista ambizioso e dall’esplosione precoce come lui, quarto turno all’Australian Open sembrerebbe significare fallimento. Non è così: Jannik ha fatto vedere evidenti progressi rispetto al passato, il suo tentativo di ampliare il bagaglio tecnico e strategico è già in atto e si può dire parzialmente riuscito. Lo scorso anno non aveva avuto una chance contro Tsitsipas ai quarti, quest’anno lo ha portato al quinto, seppure agli ottavi. Il turno lo stabilisce la sorte del tabellone, i progressi invece si costruiscono. Ed è quello che Sinner sta facendo col suo team. Bisogna dargli tempo, e ci stupirà.

Andrey Rublev, Alex De Minaur, Karen Khachanov: voto 6

Tutti accomunati dall’essere migliorati, ma non abbastanza da fare il salto di qualità definitivo. I primi due hanno avuto la sciagurata sorte di trovare Djokovic sulla loro strada, Khachanov ha trovato invece il giocatore che oggi a Nole si avvicina di più, come predominio mentale.

Holger Rune: voto 5

Sembra un po’ severo dare 5 a un 19enne che perde al quinto set agli ottavi dell’Australian Open. Tuttavia, nel caso del danese, la sua gestione dei punti importanti nel match contro Rublev non è piaciuta affatto. Rune ha colpi e fisico da top, deve ancora lavorare molto sulla continuità agli altissimi livelli che, inevitabilmente, frequenterà per anni.

Felix Auger-Aliassime e Daniil Medvedev: voto 4,5

Entrambi fortissimi, ma ancora troppo “giornalieri”. In giornata no possono perdere da chiunque, in particolare il russo che sta diventando un caso. Il canadese ha 4 anni in meno e diverse attenuanti in più, ma il suo problema non è perdere da Popyrin al primo turno: è perdere da Popyrin al primo turno senza una ragione apparente.

Rafael Nadal: NG

Spiace vedere Rafa in queste condizioni, perdere dal pure onesto Macdonald. Il campione spagnolo deve decidere cosa fare col suo logoro fisico, perché presentarsi nelle condizioni viste a Melbourne non è dignitoso per una tale leggenda del tennis.

Australian Open 2023, le pagelle femminili

Aryna Sabalenka: voto 10

Banale quanto obbligato, partire dalla vincitrice. Sabalenka ha trovato a Melbourne quella continuità, ma soprattutto un modo di affrontare e persino convivere con le proprie insicurezze, che l’hanno proiettata in un Olimpo del tennis che qualcuno sembrava fosse ormai vietato per lei. La bielorussa ha ancora un arsenale tattico abbastanza limitato, o meglio ha sempre una netta preferenza per un copione piuttosto semplice: tirare sempre fortissimo. Questo non è sempre possibile, ad esempio con avversarie come Elena Rybakina, ma anche altre che sanno che per mettere Aryna in difficoltà basta farla spostare. Per rimanere nel tennis di vertice, Sabalenka dovrà trovare un qualche compromesso tra la potenza che è in grado di sprigionare e quella fisicità che la potenza la permette, ma che ne limita la mobilità.

Magda Linette: voto 10

Si è fermata “solo” in semifinale, ma Magda Linette merita secondo noi lo stesso voto della vincitrice. Ci si aspettava una polacca in semifinale, ma non certo lei. Colpa di Iga Swiatek o merito di Magda? Entrambe le cose, senza dubbio, ma non si battono 4 teste di serie per caso. Tra queste una evidente candidata alla vittoria come Caroline Garcia, che Linette ha fatto giocare in maniera pessima. La sua migliore qualità è infatti quella di far giocare male le rivali, mettendo il dito nelle loro piaghe/difetti, tennistici o mentali. Se il tennis avesse un limitatore alla potenza dei colpi, Magda potrebbe ambire alla top 10 perenne.

Elena Rybakina: voto 8,5

Voto forse un po’ basso, per una finalista. Tuttavia, per le sue potenzialità, Rybakina può solo crescere, dunque è un voto “di sprone”. Eccellente il modo con cui si è sbarazzata della numero 1 al mondo Swiatek, autoritaria nel riuscire a gestire una cliente difficilissima come Azarenka. In finale le cose si erano messe bene per lei, ma non è stata in grado di far durare abbastanza il momentum favorevole.

Victoria Azarenka: voto 7

Arrivare in semifinale 10 anni dopo la seconda (e ultima) delle sue vittorie Slam è già un’impresa non da poco. Avrebbe meritato almeno 8, ma ha deluso in semi con la Rybakina che le è stata superiore sotto ogni punto di vista, in maniera molto più evidente che nel punteggio finale.

Camila Giorgi: voto 6

La migliore delle italiane gioca un torneo onesto, in cui vince contro quelle peggiori di lei e perde contro la prima migliore di lei che incontra (Bencic). A 30 anni, la marchigiana non ha più ampi margini di miglioramento. Bisogna solo sperare che il suo tennis d’attacco, sempre ad alto rischio, trovi la settimana perfetta. E non accade proprio spessissimo, ecco.

Iga Swiatek: voto 5

Sembra voto troppo alto, per la numero 1 del mondo che esce al quarto turno dell’Australian Open. Eppure non è una cosa così anormale, visto che il sorteggio del tabellone l’aveva messa di fronte alla vincitrice di Wimbledon che, per le note ragioni, non ha dato punti validi per la classifica. Scherzi di un pasticcio politico-tennistico davvero mastodontico, ma anche risultato figlio di un tennis femminile che ci chiede sempre di trovare la nuova Serena Williams. La verità è che, per quanto solida sia Swiatek come numero 1, non sembra avere le caratteristiche della dominatrice su tutte le superfici.

Jessica Pegula: voto 4

L’americana era molto accreditata, ma si è sciolta con una facilità spaventosa contro Azarenka. A quasi 29 anni, la figlia del magnate e proprietario dei Buffalo Bills di NFL ha forse raggiunto l’apice del suo potenziale tennistico, che è fatto di potenza e ottimi fondamentali, ma senza quel quid che la trasformerebbe in una campionessa.

Cori Gauff: voto 4

Nella carriera della teenager americana, l’Australian Open 2023 finirà sotto la voce “lezioni da imparare”. Cori sembrava lanciata verso un altro torneo da protagonista, ma è incappata nella classica giornata di grazia che capita ogni tanto alla giunonica Jelena Ostapenko, uscendo agli ottavi in due set senza troppe discussioni. Forse Gauff ha sottovalutato l’avversaria (possibile lezione #1), forse deve ancora imparare a mantenere alta la concentrazione nei momenti topici dei set, e dei match (possibile lezione #2). In ogni caso, nulla è perduto per lei. E ci mancherebbe anche, a 18 anni.