Vai al contenuto

Phil Ivey è un pezzo di storia del poker, nonostante abbia solo 48 anni. Un pezzo molto significativo.

Potremmo dire, senza troppo preoccuparci del passare del tempo e dell’evoluzione importante che il Texas Hold’em ha avuto negli ultimi anni, che il “Tiger Woods del poker” sta comodamente tra i top dieci giocatori di sempre. Forse addirittura tra i top cinque. Non è solo un’opinione, ci sono elementi concreti per dirlo.

Ad esempio, 11 braccialetti WSOP che valgono il secondo posto in solitario alle spalle del “collezionista seriale” Phil Hellmuth (17). E poi c’è un curriculum spaventoso.

Ivey occupa attualmente il 10° posto nella All Time Money List mondiale con 51 milioni di dollari vinti, il 6° in quella statunitense. Ha realizzato 245 in the money in 20 anni, cioè 12 all’anno, e questo è probabilmente il suo dato meno significativo. Tuttavia, oltre gli 11 braccialetti e un’infinità di final table WSOP, nella lunga lista di risultati ci sono un titolo e 9 tavoli finali WPT, ai quali si aggiungono tre picche EPT sfuggite di poco.

Infine, nel post pandemia e dopo essere riemerso dagli scandali Borgata-Crockford, Phil Ivey è tornato in pista con nuove motivazioni: sfidare la new generation di grinder degli eventi High/Super High roller. Ha vinto 9 tornei con buy da $25k a $150k, andando al final table in altre 30 occasioni.

Nonostante tutto questo, in giro “si mormora” che Phil Ivey non sia più un giocatore competitivo, ma soltanto un grande campione del passato che ora fatica a reggere la competitività del gioco updatato dalla GTO. La scintilla che ha acceso la discussione è scoccata alle World Series Of Poker 2025, in fase di svolgimento a Las Vegas da ormai quattro settimane.

Phil Ivey con l’11° braccialetto WSOP (credits PokerNews)

L’oggetto del contendere è una mano giocata durante l’evento #38: $100.000 High Roller, al quale Phil Ivey ha preso parte insieme ad altre 102 entry.

Raggiunta quota last 13 con 16 posti in the money, Joao Vieira apre il gioco da hijack rilanciando 200k (bui 50k/100k bb ante 100k) con A♥J♠, lasciandosi dietro 1,64 milioni di chips. Foldano tutti fino a Phil Ivey che in quel momento è secondo nel chipcount del tavolo a quota 6,7 milioni. No Home Jerome ha K♠4♦ in mano e opta per difendere da Big Blind.

Scende il flop: Q♦4♠2♣. Ivey va in check-call per 130.000 chips. La quarta carta del board è un 4♣. Con trips di 4, il top pro americano esce puntando 300mila chips che il portoghese chiama. Il river porta il 3♣ per un potenziale colore chiuso. Phil Ivey checka per l’ultima volta. A questo punto, Joao Vieira ci pensa per circa un minuto, dopodiché annuncia l’all-in da 1,2 milioni, meno della metà del piatto (2,6 milioni). Ivey, invece, impiega solo una ventina di secondi prima di mandare nel muck la mano migliore!

Da questo fold derivano le numerose critiche a Ivey, che in realtà più che critiche sono una sorta di condanna al suo gioco troppo old-style. Il problema, però, è che qui Joao Vieira ha fatto una grande giocata, simulando un set al flop e poi un check in trap play al turn (fullhouse), oppure un call al turn con flush draw chiuso successivamente con il 3 di fiori al river. Entrambe le situazioni sono credibili e, lo ripetiamo, a nostro avviso si tratta di una fantastica mossa del campione portoghese.

Dall’altra parte, il fold pecca in termini di impatto sullo stack, perché Ivey deve mettere solo 12 bb su 60 che ha a disposizione. Tuttavia, è anche vero che l’eventuale eliminazione di Vieira non avrebbe portato un avanzamento nel payout ( stessa cifra per il 13° e il 12° posto). Il suo fold è molto prudente, forse troppo perché basta che Vieira sia in bluff una volta su 3, ma da qui a dire che Phil Ivey sia da rottamare, ce ne passa!

Alla fine, Ivey è arrivato 9° per $247.130 di premio. Joao Vieira, invece, ha vinto il suo terzo braccialetto WSOP live, come abbiamo raccontato qui.

Related Posts

None found