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Dopo sei anni di contenzioso legale, il duello a colpi di tribunali tra Phil Ivey e il Casinò Borgata di Atlantic City sembra essere arrivato a una conclusione.

Il sito specializzato NJ Online Gambling ha dichiarato che la settimana scorsa i due contendenti avrebbero trovato un accordo di fronte alla U.S. Court of Appeals for the Third Circuit. Com’è normale che sia, i dettagli non sono stati resi pubblici, almeno per ora, ma il deal è cosa fatta, come ha confermato l’avvocato “del gaming” Mac VerStandig, secondo il quale l’unica stranezza è che le due parti ci abbiano messo così tanto tempo per raggiungerlo.

Secondo VerStanding la situazione sarebbe arrivata ad uno stallo, soprattutto dopo la “rimonta” effettuata da Ivey nell’ultimo appello, causando un ulteriore allungamento dei tempi necessari per arrivare una sentenza definitiva e un conseguente aumento delle spese legali.

Possiamo quindi dire che alla fine il Tiger Woods del poker l’abbia spuntata sul Casino? Probabilmente è così, ma per capire bene questo epilogo è necessario riassumere brevemente le tappe di questa lunga vicenda.

A cominciare dal casus belli, già presentato in precedenza e che riassumiamo qui. Nel 2012 Phil Ivey e Cheung Yin “Kelly” Sun sbancano i tavoli di baccarat del Borgata utilizzando una tecnica sconosciuta alla casa (edge sorting): la possibilità di distinguere i punti alti da quelli bassi sfruttando le differenze nel disegno sul dorso delle carte, quando queste non vengono disposte nella stessa direzione all’interno del mazzo. Per ottenere questo vantaggio, i due “soci” inducono con l’inganno il dealer a disporre le carte alte face-up sul tavolo, in modo tale che una volta riposizionate nel mazzo queste siano capovolte di 180° rispetto alle altre. Una tecnica già usata da Ivey e la Sun in altri casinò (ad esempio il Crockford di Londra), ma che al Borgata costa 10 milioni di dollari!

Lo storico casinò di Atlantic City reagisce e nel 2014 cita in giudizio i due gambler. Nel 2016 la corte del New Jersey condanna Ivey e la Sun a restituire più dei 10 milioni di dollari vinti. La giocatrice cinese riesce in qualche modo ad evitare il colpo più duro che ricade sulle spalle del professionista di poker. Ivey vede le mani della giustizia allungarsi sulle sue proprietà nel Nevada e sulle sue più recenti vincite (124.000 dollari alle WSOP) realizzate al tavolo da poker.

Il caso passa in appello, dove sembra che le cose possano solo peggiorare per Phil Ivey. Ma, da navigato giocatore di tornei, il pro americano resiste e riesce a recuperare una parte dello svantaggio vincendo tanti piccolo piatti, metaforicamente parlando. Il più importante di tutti è quello che riguarda la valutazione dell’inganno perpetrato da Ivey. Segnare le carte di un casinò per poterle riconoscere è sicuramente un imbroglio. Resta dubbio, almeno per il giudice dell’appello, se farle disporre in un determinato sul tavolo corrisponda a segnarle. A fronte di questa situazione, sempre secondo il NJ Online Gambling e VerStanding, in appello le odds sarebbero passate a favore di Ivey.

Atto finale. Il Borgata alla luce dei progressi fatti dal giocatore in appello, dell’allungarsi della vertenza e anche della difficoltà di riuscire a recuperare la somma richiesta (sul corrente di Ivey negli Stati Uniti ci sarebbero stati zero dollari), in altre parole per evitare una vittoria di Pirro, scende a patti con la stella del poker mondiale.

Come anticipato all’inizio, non è dato sapere quali siano esattamente i dettagli dell’accordo ma è abbastanza probabile che non siano stati particolarmente onerosi per Phil Ivey.

 

Foto di testa: Phil Ivey (by PokerNews)

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