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Azzeccare l’hero call, quando nel piatto ci sono tante chips, è uno dei momenti più esaltanti che si possano sperimentare durante un torneo di poker.

Meglio ancora se dall’altra parte c’è il “bullo” del tavolo, l’aggressive con il vizietto del bluff. E’ una lezione che prima o poi qualcuno gli deve impartire, per farlo “volare un po’ più basso”.

C’è però il rovescio della medaglia. Quando l’hero call è sbagliato, cioè l’avversario non è in bluff ma ha bettato con un punto superiore, si perde due volte.

Si perde un po’ di credibilità e soprattutto di fiducia, perché rimane la sensazione di aver fatto una figuraccia. E si perdono tante chips, in certi casi l’intero stack. E allora bye-bye torneo.

In effetti l’hero call è sempre una giocata ai limiti, da fare solo quando gli indizi sul bluff sono evidenti. Altrimenti è meglio non vergognarsi e foldare: la gara continua anche se il fold è sbagliato.

Eppure è così difficile resistere alla standing-ovation che segue un grande hero call…

Steve O’Dwyer (credits PokerNews)

SHANNON SHORR vs JAVIER ETAYO

L’azione si svolge all’EPT Main Event di Londra nel 2013. Di fronte ci sono Shannon Shorr e Javier Etayo. Il primo è un professionista statunitense da 9,4 milioni di dollari incassati nei tornei live. Anche se gli manca ancora la vittoria alle WSOP (dopo 10 final table!), è andato 246 volte in the money dal 2006 ad oggi.

Lo spagnolo è invece un giocatore regionale che dopo quell’EPT di Londra è sparito dai report torneistici, almeno stando al database The Hendonmob. Il divario tecnico e di esperienza tra i due è dunque molto ampio.

Shorr dà inizio alle ostilità rilanciando 20.000 chips (bui 5K/10K ante 1K) da bottone con Q♠9♣. Etayo difende da BB con 10♥9♠. Arriva il flop: J♦Q♦8♠, ovvero top pair e scala a incastro per Shorr. Etayo, invece, ha già completato la scala. Lo spagnolo va in check-raise fino a 76.000 chips dopo le 26mila puntate da Shorr. L’americano chiama.

Il turn è un ininfluente 2♠. Etayo obbliga l’avversario a pagare 118.000 chips per vedere l’ultima carta. Il pro statunitense accetta e consente così al dealer di mostrare un K♠ al river che non cambia nulla. A questo punto lo spagnolo va diretto all-in per 741.000 gettoni. Shorr, che ne ha dietro solo 396mila, dopo una breve riflessione chiama e consegna tutto il proprio stack all’avversario. Shannon Shorr abbandona così il torneo al 28° posto. Etayo invece si fermerà all’11°, per 39.000 sterline di payout.

Massimiliano “Max” Martinez (credits Neil Stoddard – TSG)

MASSIMILIANO MARTINEZ vs PHIL HELLMUTH

Di Massimiliano Martinez e della sua esperienza al Big Game Season 2 abbiamo già parlato in un precedente articolo. In quella occasione il loose cannon (così veniva chiamata il giocatore non-professionista del tavolo) ha messo a segno un gran call ai danni di Phil Hellmuth. Qui vi proponiamo un’altra action. I protagonisti sono gli stessi, è il risultato che cambia.

Phil Hellmuth decide di limpare 400 (bui 200/400) da utg con in mano 5♥5♦. Bertrand Grospellier lo segue da cutoff con 9♥8♣. Foldano tutti gli altri, fino a Martinez che da BB rilancia fino a 2.400 dall’alto del suo A♣K♦. Call solo di Hellmuth.

Il flop porta: 8♦3♠10♥. “Max” c-betta 2.600 solo per subire il rilancio di Poker Brat a 5.600. L’italiano chiama. Arriva un 3♦ al turn. Questa volta l’azione è check-call di Martinez per 5.000 dollari. L’ultima carta del board è un 5♠ che consegna fullhouse a Hellmuth. Martinez checka per l’ultima volta. Il campionissimo americano punta 22.000 dollari e chiede all’avversario: “stai pensando di chiamare con AK?“.

La lettura di Hellmuth è perfetta. Non solo quella della mano di Martinez, ma anche di quello che l’italiano intende fare. Martinez infatti chiama e paga il monster pot al suo avversario.

Roger Sippl (credits PokerNews)

ROGER SIPPL vs STEVE O’DWYER

Rimaniamo oltreoceano ma ci spostiamo un po’ più a sud: in zona caraibica, con una mano giocata alla PCA 2015. A contendersi il piatto questa volta sono Roger Sipple e Steve O’Dwyer.

Sipple è un imprenditore americano con la passione – e il bankroll – per i tornei high-roller. Questo spiega i 3,8 milioni di dollari totalizzati in soli 20 ITM. Sulla carriera del pro irlandese, invece, ci sarebbe tanto da dire. La sintetizziamo con i numeri: 30,8 milioni di dollari vinti live, un titolo EPT (Montecarlo 2013), uno del WPT (il National danese del 2012), tanti high-roller e 174 ITM.

I due hanno incrociato carte e chips nell’heads-up del Super High Roller del torneo organizzato alle Bahamas.

L’azione comincia con l’apertura a 260.000 (bui 60k/120K ante 20K) di O’Dwyer che ha Q♦4♦. Sipple si limita al call nonostante un A♣7♠ in mano. Il flop 8♦2♦Q♣ è tutto a favore dell’irlandese il quale, però, si adegua al check del suo avversario.

I due vedono quindi gratis un 8♠ al turn. O’Dwyer va in delayed c-bet per 300.000 chips che Sipple chiama. L’ultima carta del board è un 8♣, fullhouse per O’Dwyer: il pro irlandese decide di puntare 750.000 su un piatto di 1.160.000. Ma il businessman sente che il suo Asso potrebbe essere sufficiente per vincere il piatto, grazie ai triplo 8 sul board: ci pensa un po’ e alla fine chiama.

Il call sbagliato di Sippl consegna un piatto fondamentale O’Dwyer, non solo per la chiplead ma anche sotto il profilo psicologico. Nel livello successivo Sippl, forse frustrato da questo errore, tenterà un bluff enorme contro O’Dwyer: l’irlandese troverà però la forza per fare l’hero call giusto, aggiudicandosi così il torneo e 1,87 milioni di dollari di premio.

Per chi volesse rivedere anche quell’action, il rimando è al nostro precedente articolo.

Immagine di testa: Shannon Shorr (credits PokerNews)