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Le World Series Of Poker sono da sempre sinonimo di Las Vegas. Eppure, non è nella famosa Sin City americana del gioco che è nata l’idea di un poker alternativo a quello forgiato nei saloon del Vecchio West.

La paternità spetta a Reno per quanto riguarda la location, e a Tom Morehead per il ruolo di patron della prima “convention torneistica”. Ma per capire come è avvenuto il passaggio di testimone da Reno a Las Vegas, bisogna fare un salto nel passato. Addirittura all’immediato secondo dopoguerra, quando Reno ha ancora un netto vantaggio su Las Vegas per quanto riguarda il giro d’affari legato al gioco.

A Las Vegas si è da poco conclusa l’avventura di Benjamin “Bugsy” Siegel, il gangster che ha creato il famoso hotel-casinò Flamingo. Nel 1946 Bugsy Siegel viene freddato da un killer inviato dalla malavita a “saldare il conto” lasciato aperto per la costruzione della faraonica struttura. Nonostante la scomparsa del suo creatore, il Flamingo diventa un apripista per il futuro successo di Las Vegas.

Una vista del vecchio Flamingo. Credits Pinterest.co.uk

Il testimone passa da Siegel a Lester “Benny” Binion, arrivato proprio quell’anno a Las Vegas. Anche Binion ha una fedina penale non proprio immacolata, per quanto non sia al livello di quella di Siegel. E’ infatti in fuga dalla sua Dallas dove ha ucciso due persone: non è finito in carcere perché il tribunale ha sentenziato la legittima difesa, ma in Texas tira un’aria poco salutare per lui.

Nel 1951, Benny Binion acquista a Las Vegas l’Eldorado Club and Apache Hotel al cui interno realizza il suo storico casinò: il Binion’s Horseshoe. Lo gestisce per due anni e mezzo, durante i quali la nuova sala da gioco sottrae clientela a quelle di Reno. La ricetta di Binion è tanto semplice quanto efficace: marketing ante-litteram grazie a testimonial d’eccezione per quel periodo (leggasi schema Binion-Dandolos-Moss) ed extra di lusso per i giocatori (bevande gratuite e servizio di pick-up in limousine).

La festa, però, dura poco. Binion ha infatti lasciato aperte in Texas alcune pendenze (tasse non pagate) con l’Internal Revenue Service. Viene arrestato e si fa quasi quattro anni di carcere, durante i quali deve anche pagare circa cinque milioni di dollari tra penali e spese legali. Per mettere assieme la cifra è costretto a cedere le sue quote dell’Horseshoe. Solo nel 1964 la famiglia Binion riusce a riappropriarsi della sala da gioco, ma a Benny viene negata la licenza per operare nel settore del gaming. La direzione dell’Horseshoe viene così affidata a suo figlio Jack, mentre Benny Binion si limita al ruolo di consulente.

Questo non sarà però un limite. Al contrario, perché la coppia padre-figlio unisce la visione del primo alla concretezza del secondo. L’Horseshoe diventa un punto di riferimento per i giocatori e, un po’ alla volta, Las Vegas sorpassa Reno.

Jack e Benny Binion (rispettivamente, il secondo e il terzo da sx)

Tuttavia, nel 1969, l’ex-regina del gambling statunitense reagisce con una mossa a sorpresa. Tom Morehead, proprietario dell’Holiday Hotel, organizza un evento promozionale al Riverside Casino. L’invito è rivolto ai migliori giocatori di poker di quel periodo, per riunirli in una settimana di sfide ai tavoli.

La Texas Gamblers Reunion non è un vero e proprio torneo come lo conosciamo oggi, è piuttosto una convention-show alla quale partecipano big del calibro di Johhny Moss, Amarillo Slim, Doyle Brunson e Jack Strauss, giusto per citarne alcuni. Alla fine, Johhny Moss viene premiato con una coppa d’argento, ma chi sia il vincitore conta poco per Morehead: conta il fatto che nella pokeroom del Riverside Casino sono arrivati curiosi e potenziali nuovi clienti.

Insomma, il primo evento di poker organizzato ha raggiunto il proprio obiettivo. Il vero ideatore è però un certo Vic Vickrey il quale rivela a Jack Binion che, nonostante la buona riuscita, non c’è in programma una Gamblers Reunion per l’anno successivo. L’allora giovane manager coglie l’informazione al balzo e ne parla con il padre.

Il resto è storia nota.

Nel 1970 l’Horseshoe ospita la prima edizione delle World Series Of Poker. Il testimonial è Jimmy “The Greek” Snyder, famoso per la sfida con Johnny Moss. Jack Binion è il direttore d’orchestra. Benny Binion aggiunge il sistema il sistema dei livelli di gioco, ovvero l’aumento di bui e ante con il passare del tempo per rendere più veloce il gioco. La ciliegina sulla torta è l’introduzione del Texas Hold’em nella lista dei giochi. La ricetta funziona perché l’8 maggio 1970 partecipano all’evento 38 giocatori.

Al termine dell’unica giornata di partite, Johnny Moss viene premiato per il migliore risultato ottenuto in tutte e 5 le forme di poker utilizzate. Il numeroso pubblico radunato nella pokeroom dell’Horseshoe tifa ed esulta, come se si trattasse di un evento sportivo.

La prima edizione delle WSOP ha così sentenziato due verdetti. Da un lato, Las Vegas ha vinto la sfida con Reno. Dall’altro, la famiglia Binion ha delineato il futuro del poker.