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Dopo aver parlato delle varie forme di Omaha e dello Stud, ci spostiamo adesso verso quei giochi che non possono essere definiti come varianti del Texas Hold’em. Provengono infatti da forme diverse di intrattenimento ludico e hanno una storia che non si intreccia con quella del poker americano, pur condividendone alcune meccaniche di gioco e soprattutto il sostantivo che le caratterizza. Parliamo del poker polacco e di quello cinese. In questo articolo ci concentriamo sul primo.

Il Poker Polacco si è diffuso negli ultimi 10 anni all’interno della community pokeristica come forma alternativa di passatempo per spezzare la monotonia delle lunghe giornate di torneo. Tuttavia le origini sono legate a un famoso gioco di dadi chiamato Dubito o, nella sua forma commerciale più diffusa, Perudo.

Il gioco è incentrato sulla capacità dei partecipanti di mettere a segno un buon bluff o di smascherarlo (non per nulla, la versione con i dadi è anche chiamata “Call My Bluff“). Possono partecipare da due a dieci persone che nel proprio turno devono ipotizzare un punteggio progressivamente crescente che sia realizzabile mediante la combinazione di tutte le carte in mano ai giocatori che li hanno preceduti. Il punto deve seguire la classificazione del poker americano: cioè carta alta o coppia e via dicendo, indicando in tutti i casi il valore specifico del punto (K carta alta, coppia di 4 etc). Lo scopo del gioco è quello di indurre i propri avversari a commettere degli errori di valutazione.

Si comincia con ogni partecipante che riceve due carte. Il primo a parlare è il giocatore alla sinistra del dealer che deve dichiarare il punto. Dopodiché l’azione passa al giocatore alla sua sinistra che dovrà a sua volta annunciare un punto maggiore rispetto al precedente, tenendo conto che ora le carte utilizzabili per formarlo sono quattro. In alternativa, può  “dubitare” (si usa proprio questa parola) di quanto detto dal giocatore precedente. Se formula un’ipotesi di punteggio la parola passa al giocatore successivo, se dubita si procede invece alla verifica.

Quando un giocatore dubita, tutte le carte di chi lo ha preceduto vengono disposte sul tavolo per verificare se è presente o meno l’ultimo punto dichiarato. La sfida, quindi, è tra l’ultimo dichiarante e chi ha dubitato. Se il dubitante ha ragione, ovvero se chi lo ha preceduto ha tentato un bluff, allora sarà quest’ultimo a ricevere una carta in più nella distribuzione successiva. Se invece “il call” mostra un punto davvero presente, allora sarà chi ha dubito ad essere appesantito da una carta extra nella mano che segue.

Il gioco, infatti, è ad eliminazione progressiva. Mano e mano che i giocatori raggiungono un determinato tetto di carte iniziali (si va da 5 a 8, dipende soprattutto dal numero di partecipanti), vengono eliminati. Alla fine ne rimarrà solo uno, cioè il vincitore.

Precisiamo subito che esistono modalità di poker polacco che possono differire leggermente le une dalle altre (ad esempio c’è chi inizia la partita con una sola carta in mano), ma nella sostanza il gioco è questo. Un gioco basato su ragionamento e intuito per mettere a segno un buon bluff, cioè complicare la vita a chi agisce dopo di noi, o per fare una precisa “bluff catchata”.

La partita, infatti, diventa sempre più stimolante con lo svolgersi della mano, quando ci si avvicina agli ultimi giocatori che agiscono. Sono infatti questi ad affrontare le scelte più rischiose, che si tratti della dichiarazione di un punto o di un “dubito”. Più alti sono i punteggi dichiarati, maggiore deve essere l’abilità nel muoversi al confine tra bluff e ipotesi sensata, per mettere in difficoltà il giocatore successivo.

Con la progressiva distribuzione delle penalità, la partita inizia a cambiare. Quando i giocatori si trovano con 4-5 carte in mano, i punteggi da dichiarare devono alzarsi per necessità e i “dubito” arrivano sempre più velocemente. In altre parole, la partita subisce un’accelerazione, diventa scoppiettante e, in men che non si dica, arriva al testa a testa conclusivo.

Per completezza d’informazione, aggiungiamo che nella dichiarazione dei punti i “semi” delle carte hanno un ordine particolare e possono incidere sul punteggio. Per capirci, il colore di “picche” è quello superiore. Viceversa, per dichiarare scale e scale di colore bisognerà definire anche il minimo ed il massimo, ovvero: “Dichiaro Scala dal 3 al 7” piuttosto che “Dichiaro scala colore da 8 a Donna”, ecc..

Incuriositi? Provatelo e non rimarrete delusi!

Immagine credits Getty Images