L’11 agosto 2010 prende il via la settima stagione dell’European Poker Tour. La prima tappa delle 13 in programma è quella di Tallin (Estonia), che debutta con il ruolo di apripista nel più importante circuito continentale. Il risultato non è però dei migliori: al Main Event partecipano 420 giocatori. Solo Vilamoura (Portogallo) riuscirà a fare peggio, con 384 iscritti al torneo principale.
In realtà, la tappa portoghese (fine agosto-inizio settembre) si migliora rispetto all’esordio dell’anno prima, quando in sala si erano presentati in 322. E al tavolo finale del Main Event ci sono davvero pezzi da novanta, come Rob Hollink, vincitore del primo Grand Final EPT, l’ex calciatore inglese Teddy Sheringham, Sam Trickett, già all’epoca una stella emergente, Martin Jacobson, terzo due anni prima all’EPT di Budapest, e Toby Lewis, attuale n.7 della All Time Money List britannica. Sarà proprio Lewis a vincere il Main Event di Vilamoura, battendo in heads-up Jacobson, quest’ultimo destinato a un futuro pokeristico davvero incredibile.
Tuttavia, nonostante il final table stellare, il destino di Vilamoura all’interno dell’EPT è appeso a un filo. L’organizzazione del tour lo taglierà definitivamente al termine della stagione.
Ma torniamo a Martin Jacobson, perché sarà uno dei protagonisti assoluti della Season 7. L’ex cuoco svedese è di nuovo runner-up nella tappa di Deauville (gennaio 2011), battuto solo dall’imprevedibile Lucien “Ratman” Cohen (lo ricordate?). Tre mesi più tardi, Jacobson sfiora per la terza volta il titolo ME EPT, quando chiude quarto a Berlino (aprile 2011), torneo vinto poi dalla “meteora” canadese Benjamin Wilinofsky. Jacobson si rifarà abbondantemente di lì a tre anni: non nell’EPT, ma conquistando il Main Event delle World Series Of Poker 2014.
Tra Vilamoura e Deauville si giocano altre cinque tappe. Nell’EPT ME di Londra (09-10/2010) da 848 iscritti, record stagionale, David Vamplew si impone sul leggendario John Juanda. Una vittoria magica per lo scozzese, che altrettanto magicamente è sparito dal circuito da quasi otto anni.
Seguono Vienna (ottobre 2010), dove Luca Cainelli chiude 5° nel ME e Daniel Negreanu centra il 4° posto, Barcellona (novembre 2010, 758 partecipanti) e Praga (dicembre 2010), caratterizzata dal final table con tre italiani e un italo-gallese vincitore, Roberto Romanello. Infine, la PCA, ormai consolidata all’interno dell’EPT. Nel 2011 Alle Bahamas si contano ben 1.560 iscritti al ME che costa $10.000. Si impone Galen Hall trionfa per 2,3 milioni di dollari. L’Italia sorride nel torneo a squadre: capitanati da Luca Pagano, Davide Scafati, Litterio Pirrotta, Marco Mancini e Ravel Furfaro superano in finale il team britannico guidato da Liv Boeree.
La parte finale della stagione si ferma a Copenhagen (febbraio 2011), fa una mini-tappa a Hinterglemm (Austria, marzo 2011), tocca la già citata Berlino e infine approda a Sanremo, tra la fine di aprile e l’inizio di maggio. Qui si impone un’altra meteora del poker: l’inglese Rupert Elder, che consegna al Regno Unito il quarto titolo stagionale nel Main Event EPT.
A questo punto manca solo il Grand Final. Ma Montecarlo… non c’è!
IL GRAND FINAL A MADRID
Per la prima volta dopo sei stagioni consecutive, il Grand Final dell’EPT non si gioca nel Principato di Monaco. L’organizzazione ha deciso di sostituirlo con Madrid.
Non c’è chiarezza sui motivi, anche se i principali riguardano le lamentele dei giocatori per l’elevato costo di vitto e alloggio a Montecarlo. Comunque sia, il 5 maggio 2011 il Grand Final della Season 7 si gioca nel Casino Gran Madrid. Due giorni dopo, inizia il Main Event e già dai numeri dei torneo più importante si capisce che la scelta dello spostamento non è nata sotto una buona stella.
Il numero di iscritti (buy-in sempre da €10.000 euro) scende a quota 686. L’anno prima a Montecarlo erano stati 848, nella Season 5 addirittura 935. Il secondo segnale negativo si verifica al final table, quando un giocatore rovina il momento più bello e importante del Grand Final.
L’antieroe, se vogliamo definirlo così, si chiama Iván Alexander Freitez-Rosales. Viene da Caracas (Venezuela) e, fino a quel momento, ha un curriculum abbastanza modesto: poco meno di 200mila dollari con 16 itm. Non è pero nuovo all’EPT, perché ha già centrato 4 itm prima di Madrid: due a Sanremo, uno a Copenhagen e uno a Hinterglemm.
L’azione incriminata si verifica a 10 left. Su uno dei due tavoli da 5 giocatori, il player venezualano apre il gioco a 120.000 da utg+1, quando i bui sono 25K/50K. In quel momento è chipleader al tavolo e in mano ha 6♥5♥. Tutti foldano fino all’americano Eugene Yanayt che, da BB, decide di fare call con K♦Q♠. Il flop è a favore di quest’ultimo: 5♣3♦K♠. Freitez, dopo il check di Yanaty, punta 200.000 chips che il suo avversario chiama senza esitazioni. Lo statunitense è avanti, ma il turn ribalta subito gli equilibri. Scende infatti il 5♦ che regala il trips e il sorpasso a Freitez. Il sudamericano sceglie però di intrappolare Yanayt: l’azione è check-check. L’ultima carta del board è un 6♠ che trasforma il trips di Freitez in un fullhouse. E qui accade il fattaccio.
Yanaty questa volta esce puntando 275.000 chips. Freitez, a quel punto, dichiara a voce alta “RAISE” ma mette sul tavolo solo 275.000 chips. Qualche istante dopo dice “Scusate, volevo dire call, non parlo bene inglese”. Ma la lingua non c’entra. Naturalmente è impensabile che Freitez voglia solo chiamare con un fullhouse in mano: il suo è un chiaro tentativo di angle shooting per confondere il suo avversario e indurlo all’errore, una volta che il tournament director sancirà il legittimo raise. E’ probabile che a quel punto Freitez speri in un ulteriore rilancio di Yanayt per poi metterlo ai resti. Non succede così, per fortuna.
Il TD Thomas Kremser, infatti, interviene ammonendo Freitez: “è la seconda volta in questo torneo che fai un’azione di questo tipo”. Si rivolge poi all’americano spiegandogli che questa mossa è un “tentativo scorretto per ottenere informazioni”. Kremser obbliga Freitez al minirase ma a questo punto Yanayt è a conoscenza della possibile trappola: si limita quindi al call e perde il minimo. Il “buuu” è generale quando Freitez mette sul tavolo il fullhouse, accompagnato dal commento “davvero brutto” del Tournament Director.
Alla fine sarà comunque Freitez a vincere il torneo, incassando 1,5 milioni di euro. Ma quella macchia, unita alla modesta partecipazione di giocatori, deve aver pesato sul destino della tappa madrilena. Forse anche troppo, dal momento che da allora Madrid non ha più ospitato un EPT vero e proprio, limitandosi a far parte dell’Estrellas Poker Tour.
Montecarlo, invece, è stato subito riabilitato come appuntamento conclusivo stagionale del tour: fino alla Season 12 (2016), anno in cui la denominazione “Grand Final” è stata eliminata dal circuito. Almeno fino ad oggi.
Immagine di testa credits RIHL