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Al recente Stage 4 delle Italian Series Of Poker abbiamo incontrato uno dei giocatori più interessanti del panorama italiano: Danilo Donnini.

Oltre ad essere un player dotato di grande talento, Donnini è una persona con la quale si può parlare di tutto. Ex docente (è laureato in Storia), imprenditore (ha una ditta che fa manutenzione, cambio delle batterie e spostamenti di monopattini e biciclette elettriche in sharing in tutta Italia), il riminese è uno che nella vita “va al massimo”, come cantava un po’ di anni fa il suo corregionale Vasco Rossi.

Soprattutto quando si tratta di competere. Lo ha raccontato in un libro che consigliamo di leggere perché è scritto con grande onestà, una qualità preziosa e sempre più rara oggigiorno. Si intitola “All In Una vita in gioco: Gestire il mindset per essere vincenti nel Texas Hold’em” e Donnini lo ha presentato nel 2021 proprio alle ISOP di Nova Gorica.

In quella occasione, il vincitore dell’IPT di Campione 2011 (il suo risultato più prezioso ad oggi) ci aveva parlato del suo poker così come viene raccontato nel libro, cioè il Texas Hold’em.

In realtà, Donnini è un grande appassionato di varianti, dai Mixed Games all’Omaha. Dando uno sguardo al suo palmares, su 77 piazzamenti in the money 12 sono extra-Texas Hold’em (PLO, 8 Game, Omaha Hi/Lo, Crazy Pineapple). A Rozvadov, nel gennaio del 2022, si è infilato al dito l’anello WSOP Circuit nella specialità PLO-Omaha Hi/Lo.

Quando lo abbiamo incontrato a Nova Gorica per il quarto round delle ISOP 2024, Donnini aveva appena vinto l’evento di PLO Light. A quel punto è stato impossibile evitare un’incursione nelle varianti, un territorio che solo pochi grandi giocatori italiani hanno percorso con dedizione professionale (su tutti Pescatori, Alioto, Treccarichi e Sammartino).

Ecco l’intervista che ci ha concesso e per il quale lo ringraziamo.

Danilo Donnini (credits ISOP)

Ciao Danilo e grazie per essere ancora qui con noi. Questa volta parliamo di Omaha, una variante con la quale ti sei tolto parecchie soddisfazioni: che ruolo ha nel tuo percorso di giocatore?

Un saluto a tutti, mi fa piacere essere di nuovo su PokerStarsnews.it. Vorrei poter dire che l’Omaha è il mio main game, ma di fatto non è così. Purtroppo non c’è abbastanza action per potersi dedicare esclusivamente a questo tipo di poker, almeno per ora. Per chi vuole competere in maniera continuativa, il main game rimane uno e si chiama Texas Hold’em.

Ti riferisci ai tornei?

Sì. In Italia non ce ne sono proprio. Le uniche chance torneistiche a livello europeo sono concentrate nei pochi festival dedicati alle varianti, come ad esempio il Big Wrap di Rozvadov (il più importante), l’ETOP, le ISOP e il The Festival di Bratislava. Poi ci sono i tornei di Omaha all’interno dell’European Poker Tour, ma sono pochi e hanno un buy-in più impegnativo rispetto agli altri eventi. L’unica “piazza” che offre tornei di Omaha e di altre varianti su larga scala è Las Vegas, ma in quel caso il problema è dato dalla distanza per chi non risiede negli States. Non si può fare il pro di Omaha stando in Europa, a meno che non si parli di cash game, ma quella è un’altra cosa.

Nonostante questi limiti, tu non perdi occasione per partecipare a qualche torneo. Che cosa ti spinge verso questo tipo di poker?

Innanzitutto è divertente, forse più del Texas Hold’em. Inoltre, alternare le tipologie di poker evita di annoiarsi e di perdere focus. Giocare i tornei di Omaha ha però anche dei vantaggi. In particolare, il fatto che ci sono tanti giocatori poco preparati: il field è più “morbido” rispetto a quello del TH ed è composto anche da molti players occasionali.

Come ci si avvicina all’Omaha?

Questa domanda ripropone il problema della scarsità dei tornei. Io consiglio di iniziare studiando il gioco, apprendere bene le meccaniche e la teoria. Su Internet c’è molta didattica e anche l’opportunità di testare le proprie skills. Lo step successivo è quello dei pochi eventi live a low buy-in che ho indicato prima.

Cosa bisogna cambiare a livello di ragionamento quando si passa dal TH al PLO?

Prima di tutto va capito che il PLO è un gioco di draw e spesso chi viene dall’Hold’em fatica a capire questo concetto chiave. In quasi ogni mano capita di aver un progetto (scala bilaterale e/o gutshot, colore, possibilità di chiudere full), e a mio avviso questo va sfruttando con un gioco aggressivo. Nell’Omaha è necessario alzare i giri dell’aggressività rispetto al TH, non bisogna aver paura di mettere tutte le chips nel piatto quando si hanno tanti out. Al tempo stesso, però, è importante capire quando foldare. Una doppia coppia si può buttare via senza vergogna, a volte anche una set! Nel TH questi fold sono molto più difficili da fare.

Che ruolo ha il bluff nel PLO?

Essendo un gioco Pot Limit, il bluff è condizionato. Se il piatto è basso, è difficile avere una size giusta per provare a bluffare. Se invece è alto, allora il bluff diventa possibile. Non essendoci “la forza” dell’all’in indipendente dalla dimensione piatto, la strategia richiede la scelta tra pot control (piatto basso e quindi bluff improbabile) e pot building (piatto ricco, bluff fattibile). Anche in questo secondo caso, però, non bisogna esagerare. Il bluff è una giocata più difficile rispetto al TH NL, ma anche più artistica e quindi gratificante! L’importante è costruire una storia credibile nelle varie street.

Molti giocatori, soprattutto quelli alle prime armi, tendono a limpare preflop: è corretto?

Se parliamo di tornei, in early stage è una tendenza comune anche se non necessariamente corretta. Quando invece i bui diventano importanti, limpare è un errore. In linea generale io sconsiglio di limpare nel PLO perché così facendo si va ad aumentare la size di raise di chi gioca con il vantaggio della posizione. E poi, se tutti e 6 i giocatori limpano, quando scende il flop la mano diventa un “bingo”: con 3 carte in tavola e 24 in mano ai giocatori, le combo sono tantissime e difficili da leggere!

Preflop vs postflop, quale conta di più?

Il postflop, senza dubbio: è sulle carte del board che si concentra questa variante.

Perché le varianti non decollano, soprattutto in Italia?

Purtroppo il giocatore medio italiano non è molto propenso allo studio, ha scoperto il TH in tv ma non è così che si impara un gioco. Tanto meno le varianti, delle quali si parla pochissimo e si vede praticamente nulla in video.

Su questo, purtroppo, incide anche un elemento molto radicato nel nostro Paese: la tendenza a vedere nella passione ludica una perdita di tempo, se non un difetto. Questo riduce la possibilità di far emergere quei giochi dove le skills contano, poker compreso.

In attesa che arrivi la svolta soprattutto per le varianti, dove ti vedremo impegnato nei prossimi mesi?

Penso di andare a Madrid per l’Estrellas, posto bellissimo e ottimo programma di tornei. Poi parteciperò al Battle of Malta e all’EPT di Montecarlo. A seguire IPO, ISOP, starò tanto a Las Vegas e infine EPT di Barcellona a fine estate. La mia fortuna è quella di avere un ottimo team alle spalle che mi aiuta a gestire il lavoro in azienda.

Immagine di testa: Danilo Donnino (credits PKLive360.net)

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