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Anche se il Texas Hold’em rimane la forma di poker americano più giocata nel mondo, sia a livello di tornei che di cash game, l’Omaha è senza dubbio il primo degli inseguitori. E con un buon margine di distacco sugli altri (Stud e Mixed Games), almeno stando alla crescita realizzata da questo gioco negli ultimi anni.

I motivi principali sono due. L’Omaha è un community card game esattamente come il Texas Hold’em, cioè un tipo di poker dove i partecipanti devono combinare le proprie hole cards (le carte nascoste) con quelle del board per formare il punto migliore. Nell’Omaha le hole cards sono però 4, 2 delle quali vanno obbligatoriamente usate per fare il punto. E’ questa l’unica grande differenza tra i due giochi e questo facilita il passaggio da uno all’altro (il rimando alle regole dell’Omaha è qui).

Il secondo motivo è legato al field. Nel corso degli anni, il Texas Hold’em è diventato molto popolare ma anche più competitivo. I giocatori di TH sono oggi mediamente tutti ben preparati e avere un vantaggio è sempre più difficile. Non altrettanto si può dire per il field dell’Omaha che ha ancora margini di crescita. Non solo, ma l’Omaha attira anche molti giocatori occasionali che si siedono al tavolo per il puro divertimento offerto da un gioco decisamente spettacolare!

D’altra parte, con 4 carte in mano e altre 5 comuni sul tavolo, ci sono tante combinazioni per chiudere un punto alto. Per capirci, la doppia coppia è un punto che perde spesso: nell’Omaha si comincia a ragionare dal tris in su.

Ecco allora alcuni suggerimenti di base per chi vuole avvicinarsi a questo gioco. Parliamo solo di Omaha High (esiste anche la versione High-Low), quello che di norma viene giocato in modalità Pot Limit (PLO).

Omaha (credits PokerNews)

Il PLO non è TH NL

Sembra banale, ma il primo step è dimenticare il Texas Hold’em. Anche se ci sono poche differenze a livello di regole, ce ne sono tante a livello di tecnica di gioco. Innanzitutto il sistema di puntate: la meccanica del Pot Limit riduce la possibilità degli all-in preflop, ad eccezione delle fasi molto avanzate di un torneo quando i bui sono alti.

D’altra parte, il divario tra le mani di partenza è molto più basso rispetto al TH e quindi rischiare tutto prima del flop diventa poco sensato. Se nel Texas Hold’em AA vs KK equivale a circa 80%-20%, nel PLO il confronto tra A♠A♥7♦6♦ e K♥K♦10♥9♠ è un 62%-38%. Il PLO è un gioco che premia l’azione “post-flop”.

Non bisogna giocare tutte le mani

Con quattro carte in mano, può venire la tentazione di giocare molte mani perché è più facile chiudere un punto. Ma come abbiamo detto in precedenza, le mani vincenti nell’Omaha sono spesso molto alte (scala, colore, full…). La selezione delle starting hands è quindi cruciale nel PLO.

Una coppia di Assi in mano può essere buona, ma non tanto quanto lo è nel TH: tutto dipende da quali sono le altre due carte che accompagnano gli Assi. Insomma, non bisogna ragionare come se si trattasse di un TH con 4 carte in mano!

Tutte e quattro le carte dovrebbero infatti “lavorare insieme” per creare combinazioni diverse e forti. Vanno evitate perfino le situazioni in cui c’è una carta che non si connette in alcun modo ad almeno una delle altre tre (è chiamata dangler). Esempi di ottime mani sono AAKK double suited, che il computer giudica come la best starting hand del PLO. E ancora, mani del tipo A♠A♥7♠6♥, AAJT con almeno due carte dello stesso seme, o J♠10♦9♠8♦.

Vivian Truglio Saliba, ottima giocatrice di PLO (credits PokerNews)

La posizione conta anche nel PLO

In realtà, è forse ancora più importante. Agire fuori posizione nel PLO è una scelta pessima, perché obbliga a giocare in difesa contro un avversario difficile da leggere, visto che anche lui ha 4 carte in mano!

Non cercare troppi bluff

Il bluff può essere utilizzato di tanto in tanto, ma nel PLO è meno facile da mettere a segno rispetto al TH. Innanzitutto perché è più complicato avere una lettura chiara della mano altrui. In secondo luogo, perché è necessario aver costruito prima un pot adeguato per puntare forte e ottenere il fold: non si può andare all-in in qualsiasi momento come si fa nel TH!

Pot control e pot building

Questi sono due concetti chiave del Pot Limit Omaha, ancora più importanti che nel TH. Le puntate sono infatti regolate dalla dimensione del piatto. Se c’è bisogno di puntare forte al turn, bisogna creare un piatto adeguato al flop. Se invece vogliamo vedere carte investendo poco, bisogna tenere sotto controllo il piatto nelle street precedenti.

Il fold è spesso giustificato

E’ in parte il riflesso di ciò che abbiamo detto in merito al bluff. Se è difficile fare un buon bluff, è altrettanto probabile che dietro a una grossa puntata forte ci sia un punto alto: senza una mano adeguata per rispondere (come detto, si ragiona su mani forti) conviene foldare e passare al nuovo round. Su un board molto connesso, un set che non è diventato fullhouse si può tranquillamente mandare nel muck!

Immagine di testa credits WSOP/PokerNews