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Che si tratti di gossip, di tornei o “duelli” High Stakes, Phil Hellmuth è sempre in prima pagina. Un po’ meno Johnny Chan che da un po’ di tempo manca dalla scena del poker live. L’ultima volta è stato visto in sala per il Main Event WSOP 2019, dove ha piazzato la sua 48ma “bandierina” ai campionati del mondo di poker (560°, per 25.560 dollari).

La ragione principale è ovviamente la pandemia che dall’inizio del 2020 ha congelato la maggior parte delle competizioni dal vivo. Ma ora che i tornei hanno ricominciato a dare segni di vita, sarebbe lecito pensare ad un ritorno del due volte vincitore del titolo WSOP più importante.

In realtà, durante questo periodo, Johnny Chan non ha mai smesso di essere impegnato con le sale “brick and mortar”. Semplicemente lo ha fatto in forma diversa: da proprietario e gestore della pokeroom Johnny Chan’s 88 Social, a Houston (Texas).

Qui abbiamo la migliore offerta di gioco di tutto il Texas“, ha dichiarato il campionissimo a PokerNews. In particolare per l’Omaha, ma con 30 tavoli aperti 24/7 c’è tanta azione anche per chi ama il Texas Hold’em e i mixed games. Il tutto, senza dimenticare che i portafogli sono diversi: si gioca con stakes che vanno da $1/3 a $200/400.

Ma perché proprio a Houston, visto che Chan è “di casa” a Las Vegas? “Prima c’era una pokeroom gestita male. Non sapevano come farla funzionare, non c’era attenzione verso i clienti” spiega il professionista. “Mi sono detto: ne apro una io, più bella, più grande, con un corretto management della clientela e del personale, e gli porta via il business. Detto fatto!

Una pokeroom modellata secondo l’esperienza ormai quarantennale di Johnny Chan. Anche nel nome. “88” sta infatti per 1988, l’anno del suo secondo – e per ora ultimo – titolo ME WSOP. Il terzo gli è sfuggito di un soffio nel 1989, battuto nel testa-a-testa conclusivo proprio da Phil Hellmuth.

La sala del Johnny Chan’s 88 Social, a Houston (credits PokerNews)

A proposito di heads-up, Chan ha parlato anche di una possibile rivincita con Poker Brat, forse proprio agli High Stakes Duel che Hellmuth sta dominando. “Un ritorno al 1989? Certo! Forse l’anno prossimo. Sarà un bellissimo match. Puntate su di me!” ha detto il cino-americano.

I due erano già tornati uno di fronte all’altro nel 2011, per un evento speciale organizzato alle WSOP: il Poker Grudge Match, la “sfida del rancore”. In quella occasione, Johnny Chan si era preso una piccola rivincita morale su Hellmuth, battendolo dopo circa tre ore di gioco. Ma un High Stakes Duel, con in palio 50mila dollari per il vincitore, potrebbe dare essere un amarcord ancora più interessante per celebrare la famosa partita del 1989.

Hellmuth vs Chan, al Poker Grudge Match del 2011 (photo credits WSOP.com)

Una partita entrata nella storia del poker e che ha segnato l’inizio dell’ascesa di Phil Hellmuth nell’olimpo del poker. Proviamo a riavvolgere quel nastro.

Il 19 maggio 1989 prende il via l’ultimo atto del final table ME WSOP. In gara ci sono ancora 6 giocatori: l’irlandese Noel Furlong (deceduto un mese fa) e gli statunitensi Johnny Chan, Don Zewin, Steve Lott, Phil Hellmuth e Lyle Berman.

Phil Hellmuth è il più giovane a quel tavolo: ha 24 anni e 12 ITM nei tornei dal vivo dal 1987. Ha però già fatto 2 final table WSOP. Il primo nel 1988 ($1.500 Seven-Card Stud Split, 5°), l’altro pochi giorni prima del ME in questione, nel $2.500 Pot Limit Omaha (nuovamente 5° posto).

Johnny Chan invece è l’uomo da battere. Il suo palmares è già impressionante: 2 Main Event vinti (1987 e 1988), un altro braccialetto vinto nel 1985 ($1.000 NLH), e due tavoli finali. E’ proprio Chan ha fare il primo player out, Furlong: all-in con QQ vs 44 dell’irlandese, board liscio e tavolo che scende a 5 left.

Poco dopo è di nuovo Chan show. Apre Berman con A♣K♣, call di Chan con 7♥7♣. Sul flop scende il K♠ ma anche il 7♦. Check-raise all-in di Chan: Berman chiama e si trova dominato. Il turn porta il terzo K♥ che dà qualche brivido, ma l’ultima carta è un J♠ che elimina Berman. Si passa a 4 left con Chan nettamente davanti a tutti.

Passano un paio di livelli, poi arriva questa mano. Steve Lott mette in mezzo le poche, ultime chips con coppia di 2. Hellmuth, che lo copre ampiamente, chiama con A♣10♣. Ma da SB arriva la 3bet all-in di Don Zewin con coppia di 10. Hellmuth che ha più chips anche di Zewin chiama. Il 24enne è in svantaggio, ma un provvidenziale A♥ al flop cambia tutto. Il resto del board è ininfluente ed elimina due giocatori in un colpo. L’heads up tra Phil Hellmuth e Johnny Chan è servito.

Hellmuth parte avanti in chips, ma soprattutto non mostra alcun timore reverenziale nei confronti del più esperto avversario. Riesce a mantenere il vantaggio, anzi lo incrementa con un paio di bluff “no fear”. Chan è spiazzato di fronte al gioco irriverente del suo avversario e arriva un po’ sotto pressione alla mano decisiva.

Apre Phil Hellmuth a 40K con coppia di 9. Chan ci pensa un po’ e poi rilancia fino a 130mila. La coppia va sempre difesa: Hellmuth lo sa e con il classico gesto in avanti delle mani, dichiara l’all-in! Un incerto Chan alla fine chiama, mostrando sul tavolo A♠7♠. Il flop è K♣10♥K♦. Poker Brat mantiene il vantaggio, ma quando una Q♠ scende al turn, Chan torna a sperare. Per lui il sogno del terzo Main Event dura giusto il tempo che il dealer mostri l’ultima carta: un 6♠ che consegna a Phil Hellmuth il suo primo braccialetto WSOP.

Foto di testa: l’abbraccio tra Phil Hellmuth (sx) e Johnny Chan (dx) alla fine del Poker Grudge March (credits WSOP)