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Storicamente, tutti i piloti di Formula Uno che hanno la fortuna, durante la propria carriera, di guidare una Ferrari, diventano tifosi della rossa e risultano particolarmente amati dal pubblico, a prescindere dal fatto che riescano effettivamente a portare a casa dei risultati significativi.

L’abbiamo visto, ad esempio, con Villeneuve e Alesi: piloti non vincenti ma legati a doppio filo con la storia di Maranello.

Chi invece non ha mai particolarmente empatizzato con il cavallino, senza dubbio, è Alain Prost: un gigante delle quattro ruote, in Ferrari nel 1990 e nel 1991, la cui storia d’amore con Ferrari non è mai veramente sbocciata.

Alain Prost, il pluricampione McLaren

Alain Prost è uno dei piloti della Formula Uno che più hanno caratterizzato gli anni ’80 di questo sport. Dopo le convincenti annate 1981, 1982 e 1983 in Renault è passato alla McLaren nella stagione 1984, dove fino al 1987 fa il bello e il cattivo tempo, vincendo due mondiali e arrivando due volte in seconda posizione.

Nel 1988, la storia sportiva di Prost prende una piega inaspettata, nel senso che in McLaren arriva Ayrton Senna e i due danno vita ad una delle rivalità più accese ed appassionanti della storia dello sport, con il pubblico che si schiera ora con il francese, ora con il brasiliano.

Nonostante la sofferta vittoria del mondiale 1989, Prost spiega in una conferenza stampa memorabile come gli sia impossibile lavorare al fianco di Senna, così decide di spostarsi a Maranello e correre per la Ferrari.

E se la prima stagione è di altissimo livello, nella seconda tutto si incrina, e la storia finisce male.

L’arrivo di Prost in Ferrari

Alain Prost arriva nel 1990 alla corte di Montezemolo, e da Campione del Mondo riporta il numero 1 sul musetto Ferrari. Con il suo carico di esperienza, aiuta fin da subito i tecnici italiani a perfezionare la vettura, riuscendo ad ottenere delle concrete migliorie sulla nuova Ferrari 641 F1.

Il miglioramento è evidente fin da subito, specie se si pensa che nella stagione precedente la Ferrari (col duo MansellBerger) aveva accumulato ben 19 ritiri in stagione. In termini di affidabilità, con i nuovi accorgimenti la Ferrari migliora tantissimo, e Prost si presenta al semaforo verde della prima gara come credibile alternativa ad Ayrton Senna per la lotta mondiale.

Nonostante un ritiro all’esordio negli Stati Uniti, la stagione è di quelle da ricordare, con la vittoria in Brasile nella seconda gara (in casa dell’arcirivale Senna) e soprattutto il trittico consecutivo di affermazioni Messico-Francia-Gran Bretagna, che lo portano in testa al mondiale.

Dopo una serie di ribaltoni, l’episodio chiave è quello di Suzuka: allo start, Senna sperona volontariamente Prost provocando il ritiro di entrambi e mette le mani sul titolo 1990.

Prost, deluso per l’esito della stagione, medita il ritiro dalle corse; tuttavia, decide di ritentarci nel 1991 affiancato dal giovane conterraneo Jean Alesi.

Ferrari e Prost, una fine spiacevole

E’ Nigel Mansell a lasciare il posto ad Alesi: il pilota inglese, infatti, non nasconde i malumori per il cattivo rapporto che si era creato proprio con Prost. A sentire Mansell, poi, la stagione 1990 sarebbe potuta essere trionfale se non fosse stato per le continue tensioni che si sono generate tra Prost e il direttore sportivo Cesare Fiorio.

Nel corso della stagione 1991, tutti i nodi vengono al pettine: Prost, fin da subito, ha un atteggiamento non positivo verso la Ferrari, e vive quasi da separato in casa. Di contro, le prestazioni di Jean Alesi risultano sempre più convincenti, e il pubblico man mano si disaffeziona da Alain per abbracciare il più simpatico Jean.

La fortuna, poi, non è neanche dalla sua parte: addirittura, durante il giro di ricognizione del Gran Premio di San Marino, lo stesso Prost esce di pista ed è costretto al ritiro prima ancora del semaforo verde.

Le tensioni con la dirigenza non sono più un mistero neanche per la stampa, che non perde occasione di punzecchiare Prost e peggiorare un rapporto già logoro. La dirigenza di Maranello, per salvare il salvabile, gioca addirittura la carta di licenziare Fiorio (inviso a Prost) subito dopo il GP di Monaco, ma il risultato non cambia: i risultati in pista non arrivano e il rapporto con scuderia e stampa non migliora.

La sensazione è che le strade di Prost e Ferrari siano destinate a dividersi; la conferma, qualora ce ne fosse mai stato bisogno, arriva a margine del Gran Premio del Giappone, quando (come nessuno prima aveva mai osato) il francese definisce apertamente la sua vettura “un camion” , siglando formalmente il divorzio da Maranello.

Prost lontano dalla rossa

Prima ancora della fine della stagione 1991, la Ferrari – resasi conto di non poter accettare un affronto del genere – licenzia su due piedi Prost, e per l’ultima corsa assolda Gianni Morbidelli.

La storia tra Prost e Ferrari si conclude qui, e la rossa dovrà aspettare l’epoca Schumacher prima di ospitare nuovamente un pilota altamente competitivo. Prost lascia con pochi rimpianti, e il pubblico italiano (complici anche le clamorose dichiarazioni post Giappone) non si dispiace della partenza del francese.

Prost passa in Williams per l’ultima annata della propria carriera e solo una volta ritirato inizia a ritrattare sul passato: prima fa la pace con Senna dopo anni turbolenti, poi ritratta quanto detto nei mesi ferraristi. Tuttavia, il rapporto con la rossa, differentemente da quello con Senna, non si è mai aggiustato.

Prost e Ferrari, una vera e propria storia di amore ed odio.