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Si guadagna di più giocando a poker o con gli eSports? La risposta è facile: con il poker. Ed è questa la ragione per la quale alcuni grandi campioni di videogame del passato hanno scelto la strada delle carte. Ad esempio Griffin Benger e Bertrand Grospellier. Il percorso inverso è molto meno probabile.

La ragione è legata alle profonde differenze tra i due mondi. Il poker, in particolare quello online, offre molte più opportunità di competere per vincite in denaro, sia che si tratti di tornei che di cash game. Il lato positivo è che per vincere non è necessario essere i migliori al mondo: ci sono buoni giocatori – ma non necessariamente top player – che guadagnano abbastanza per vivere grindando online o giocando live nei circuiti di medio livello e nei casinò. Il lato negativo è rappresentato dalla possibilità di perdere soldi, soprattutto se non viene dato il giusto peso alla gestione del bankroll.

Con i videogame questo rischio non esiste. Si gioca prima di tutto per divertimento e poi, se uno è davvero bravo, si può pensare di trasformare la passione in un lavoro. Il problema è che soltanto i top player arrivano a guadagnare cifre importanti, sufficienti per creare opportunità di investimento nel post-carriera (che è abbastanza breve nel caso degli eSports). In altre parole, si tratta di una cerchia molto ristretta quella che raccoglie i veri e propri esporter professionisti.

Coloro che riescono a farne parte ricevono ricchi ingaggi dai team per i quali giocano e possono contare su vincite a 6, addirittura 7 cifre, nei tornei. Non c’è da stupirsi: nel mondo degli eSports alcuni competizioni offrono montepremi che raggiungono quelli dei major del poker. In alcuni casi li superano (Main Event WSOP a parte).

Su tutti spicca The International di DOTA 2.

Credits Dota2.com

Il torneo, organizzato e gestito dallo stesso publisher del gioco (Valve), vanta già 10 edizioni dal 2011 ad oggi. Nell’arco di questo periodo, ogni annata ha superato la predente in termini di montepremi.

Le prime tre edizioni (2011-2013) sono quelle che gettano le basi per il futuro balzo in avanti della competizione stessa. Pur essendo ancora in una fase embrionale, i montepremi di The International 1,2 e 3 arrivano già a 7 cifre: 1,6 milioni di dollari le prime due, $2.874.380 la terza. I beneficiari del primo premio sono nell’ordine: Natus Vincere, i cinesi Invictus Gaming e il team svedese Alliance. I NV, dopo la vittoria nel 2011, vengono sconfitti per ben due volte consecutive in finale.

La storica prima edizione del torneo The International, vinta dai Na’Vi (Natus Vincere) per 1 milione di primo premio. Credits Valve

L’edizione del 2014 – vinta dal team cinese Newbee – è quella della grande svolta. Il prizepool improvvisamente vola sopra quota 10 milioni, precisamente $10.923.977. Una ragione per questo balzo improvviso c’è e si chiama Compendium.

In sostanza, si tratta di una forma di crowdfunding del torneo già utilizzata da Valve nel 2013: gli appassionati acquistano un battle-pass (ribattezzato appunto Compendium) che consente loro di acquistare in-game, cioè all’interno di DOTA 2, prodotti e bonus per giocare. Valve destina il 25% di questi introiti al montepremi di The International.

Il sistema genera un circolo virtuoso. Il torneo è sempre più ricco e diventa un vero e proprio spettacolo mediatico; questo a sua volta induce a la community a investire sempre di più nei battle-pass. Nel 2015 il montepremi va vicino al 100% di crescita: $18.429.613. La vittoria arride agli statunitensi Evil Geniuses.

Il crescendo continua. Il 2016 è l’anno dei venti milioni ($20.770.460) e della vittoria cinese targata Wings Gaming, ai danni dei campioni in carica EG. Nel 2017 il prizepool è di $24.787.916 (vince il Team Liquid sui Newbee), nel 2018 sale ancora un po’, fino a 25.532.177 dollari.

L’edizione 2018 è particolarmente interessante per il risultato finale. Vince il team europeo OG che in questo modo mette fine al duopolio che Cina-USA hanno messo in scena negli ultimi 4 anni (il Team Liquid è sì europeo per sede e fondazione, ma milita nella lega nordamericana).

La vittoria di OG è una sorpresa per tutti. Solo pochi mesi prima di partecipare a The International l’organizzazione aveva perso metà del roster. Nonostante questo, OG riesce a qualificarsi, a raggiungere la finale e a sconfiggere PSG.LGD in un elettrizzante match: 3-2 finale per gli europei, guidati dalla stella franco-libanese Sébastien “Ceb” Debs.

C’è un bel documentario che racconta quell’impresa:

Gli OG si ripetono un anno dopo superando il Team Liquid, quando il prizepool vale $34.330.068. Una cifra pazzesca, un nuovo record, insieme a quello messo a segno dall’organizzazione europea.

Il back-to-back di OG a The International 19 (credits Valve)

Nel 2020 The International è andato in stand-by a causa della pandemia. Questo non ha però bloccato il sistema Compendium che ha quindi riversato nelle casse dell’edizione 2021 ancora più fondi per il montepremi. Il risultato sono i $40.018.195 distribuiti da The International 21.

L’ultima edizione si è conclusa da pochi a giorni a Bucarest, in Romania. Senza pubblico, purtroppo, a causa del perdurare del COVID-19. La vittoria è andata all’organizzazione russa Team Spirit che ha battuto in finale i PSG.LGD, al loro secondo assalto al titolo. I primi hanno incassato $18.208.300, il team cinese secondo classificato ha portato a Pechino $5.202.400. Come dicevamo all’inizio, sono premi che superano persino quelli del poker.

Nella speciale classifica dei montepremi esportivi, The International occupa le prime 6 posizioni con gli eventi che vanno dal 2015 al 2021, e poi la nona con TI 2014. A interrompere questo dominio c’è la World Cup 2019 di Fortnite in singolo e doppio (rispettivamente 7a e 8a posizione con poco più di 15 milioni di dollari a torneo) e la World Champion Cup 2021 di Arena of Valor, 10a e sotto quota 10 milioni (7,7).

Immagine di testa: The International 2019 (credits Getty Images)