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E’ probabile che il nickname “shaGuar” sia pressoché sconosciuto ai giocatori di poker. Lo stesso vale per “Flush_Entity“, se la domanda “chi è costui?” è rivolta agli appassionati di eSports. I due mondi però si incontrano quando riveliamo che entrambi i nick appartengono alla stessa persona: Griffin Benger.

Canadese, classe 1985, Griffin Benger è oggi un professionista di poker affermato a livello mondiale, con 4,4 milioni di dollari (americani) all’attivo conquistati nei tornei live, ai quali vanno aggiunte le importanti vincite realizzate online. Complessivamente il giocatore di Toronto ha messo segno 64 in the money nelle pokeroom “brick and mortar”, cioè quelle reali. Due sono i suoi picchi: 1.250.000 dollari incassati con il 7° posto nel ME WSOP del 2016, e il milione vinto nel poker-show Shark Cage Season 1.

Di Benger giocatore di poker abbiamo già parlato in un precedente articolo, presentandolo tra le vittime di famosi trash talker. E torneremo a farlo, non prima però di aver raccontato la sua versione esportiva.

Le competizioni sono il fil rouge della sua vita professionale. Le prime sono quelle degli sport tradizionali (baseball) che tuttavia vengono ben presto sostituiti da quelli elettronici, cioè dagli eSports. Sin da bambino Griffin Benger è un appassionato di videogame, quali Donkey Kong, Mario Kart, Mario Party, Golden Knight, con i quali trascorre nottate in compagnia degli amici. Ma quando, verso la fine degli anni ’90, arrivano i giochi online, i primi MOBA (multiplayer online battle arena), per lui inizia la svolta competitiva.

Siamo nel 1999. Un giorno, quasi per caso, Griffin Benger entra in un internet-caffé dove ci sono “5 tizi che assomigliano a ex-marines e dall’altra 5 ragazzini” che si sfidano in una partita in LAN di Counter Strike. E’ lo stesso Griffin Benger a raccontare in un’intervista pubblicata su YouTube il primo impatto con le competizioni di videogiochi: “Ho capito che era quello di cui avevo bisogno. Mi ci sono sono subito immerso, insieme ad alcuni amici“.

Nonostante sia ancora un teenager, Benger sente di avere la competizione nel sangue. Entra a far parte di una squadra formata da ragazzi di Toronto, gli “Infamous“, con i quali partecipa alla Cyberathlete Professional League (CPL), fondata qualche anno prima (1997) da Angel Munoz, un noto organizzatore di eventi sportivi di quel periodo. Ma la sede del torneo è Dallas: il viaggio è lungo, i 5 sono poco più che adolescenti e il padre di Griffin Benger, Robin Benger, si oppone alla spedizione. Nascono qui le prime ostilità con il genitore che per lungo tempo rimarrà contrario alla vita da gamer del figlio: in parte ancora oggi, nonostante i milioni di dollari vinti con il poker.

Poco dopo Benger si unisce ad un altro team, “zEx“, con il quale partecipa alla CPL Winter 2002. Ed è qui che nasce “shaGuar“, il nickname che lo accompagnerà dal 2003 al 2007 nelle più importanti competizioni di Counter Strike.

Nel 2003 arriva il suo primo risultato importante: un 2° posto alla Electronic Sports World Cup, del valore di 25mila dollari. La squadra si arrende solo in finale ai fortissimi svedesi del Team9, ma quelli sono i primi soldi che il futuro pro di poker vince con gli eSports.

Poco dopo, però, zEx si sgretola, anche a causa dell’impossibilità di impiegare il giocatore più talentuoso, Salvatore “Volcano” Garozzo, a causa dei limiti di età imposti dalle competizioni. “shaGuar” passa così nel Team NoA, con il quale resterà fino al 2005.

Sono gli anni in cui Griffin “shaGuar” Benger diventa un nome noto nel mondo degli eSports. Arrivano altri successi: un 2° posto nella CPL del 2003 ($21.000), e tre primi, nell’ordine all’ATI EverLAN Summer 2004 ($10.000), alla CPL Winter 2004 ($30.000) e ai World e-Sports Masters 2005: Season 1 ($50.000). Ma sono anche gli anni in cui i contrasti con il padre si acuiscono.

Benger, appena 18enne, esce di casa e inizia la vita del pro gamer tra Canada e Stati Uniti. Dorme da amici, nelle gaming house, nelle location dei tornei. La sua vita è totalmente assorbita dal gioco. Dall’inizio della carriera negli eSports, cambia scuola 9 volte. E, come lui stesso ha confessato, “non ero uno che chiedeva il permesso per fare qualcosa“. Non è difficile comprendere la preoccupazione del genitore che, nonostante tutto, rimane in contatto con il figlio come può. Anche con una docu-intervista nella quale confessa la propria iniziale delusione per una scelta che non riesce a comprende. La posizione di Robin Benger è tanto semplice quanto rigida, soprattutto nei confronti di un mondo troppo lontano dalla sua mentalità: “I giochi non hanno un’utilità sociale… possono portare soldi, ma di fatto sono una sofisticata perdita di tempo“. A questo si aggiunge anche un giudizio specifico su Counter Strike, nel quale “si spara alle persone, anche se in maniera virtuale, e queste vengono uccise. Mi preoccupa questo e mi preoccupa il rischio di dipendenza dal gioco”. 

L’abbandono del percorso scolastico è forse la scelta che dispiace di più a Robin Benger. Al suo posto, però, “shaGuar” ha trovato quella degli eSports che continuerà fino al 2007 e che sarà coronata da altri traguardi importanti. A metà del 2005, l’ormai ventenne Griffin lascia i NoA per disputare una mezza stagione con gli Evil Geniuses. E arriva un altro argento, quello della CPL Summer, che porta ulteriori 10.500 dollari di premio.

Tra il 2006 e il 2007, “shaGuar” dà il meglio di sé: con la compagine nordamericana del Team 3D va a segno tre volte nel 2006: 1° posto nell’ATI NIT EverLAN Winter ($10.000), 4° nell’Electronic Sports World Cup ($16.000) e infine 2a piazza nel Championship Gaming Invitational (15.000 dollari).

Il 2007 è l’anno della consacrazione. Con i Chicago Chimera vince il World Championship, per un payout che rivela quanto i tornei stiano entrando in una dimensione nuova: $250.000. Ma il 2007 è anche l’anno dell’addio a CS. 

Quel momento è stato un picco, dal quale sentivo però che avrei presto iniziato la discesa… poco tempo dopo la vittoria, mi sono reso conto che avevo appena compiuto la mia last dance“. Con queste parole Griffin Benger analizza a posteriori il suo massimo traguardo nel mondo degli eSports. Dopo quel risultato le motivazioni iniziano a venire meno, soprattutto quelle necessarie per allenarsi tante ore ogni giorno. “shaGuar” ha ormai 22 anni e alle sue spalle si fanno avanti le nuove leve, più giovani di almeno 5 anni. Un giorno, il team manager Brian Flander, assistendo a una sessione di allenamento, si rende conto che Griffin Benger non è più lo stesso: fa errori e ci scherza sopra, non mette alcun impegno nel tentativo di migliorare la performance. Flander lo prende da parte e, quasi piangendo, gli dice: “Devi essere onesto con me. Se sei ancora determinato a far parte della squadra, io sono il primo a volerti nel team. Ma se invece senti che non ne hai più, che il gioco non ti interessa più, io lo devo sapere“.

E così succede. Per professionalità, e anche per il buon rapporto che lo lega al team, il canadese gioca “a carte scoperte” e ammette di non averne più. Dopo l’uscita dai Chicago Chimera, Griffin Benger chiuderà con il 1st person shooter di Valve e più in generale con il mondo dell’eSport. All’orizzonte c’è una nuova avventura in un settore ludico che – al pari di quello esportivo – è da poco diventato un fenomeno globale.

I giorni di “shaGuar” sono finiti. Iniziano quelli di “Flush_Entity“.

Foto di testa: Griffin “shaGuar” Benger (credits Liquipedia.com)

Fonte: https://www.youtube.com/watch?v=lh8aYOUsMEY

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