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Mentre Tim Sweeney applaude l’operazione “open market” realizzata da Valve con il lancio di Steam Deck, il bench trial con Apple si avvia al verdetto. Verdetto quasi sicuramente non definitivo vista l’importanza del caso, che va ben oltre il dualismo tra Epic Games e Apple Store.

Ma prima di arrivare a questo punto, però, proviamo a tirare le somme sul primo round del bench trial terminato a fine maggio. Ricordando che si tratta di un dibattimento legale in presenza di un giudice ma senza giuria. Una scelta non troppo frequente negli States, ma richiesta da entrambi i contendenti, a causa dei numerosi aspetti tecnici in ballo.

Ebbene, chi l’ha vinto? Si può dire Apple, anche se in maniera molto marginale. A favore del colosso di Cupertino, ci sono due elementi.

Il primo è che difficilmente l’accusa di atteggiamento monopolistico mossa da Epic Games nei confronti di Apple verrà ratificata dalla giudice Yvonne Gonzalez Rogers nel prossimo round. In sintesi estrema, la giudice dice: lo store è di Apple che – in linea di massima – lo gestisce un po’ come vuole.

Il secondo punto a favore della “Mela” è l’ammissione da parte di Sweeney che comprare i V-Bucks (la moneta virtuale di Fortnite) all’interno del gioco favorisce l’acquisto compulsivo. Ne abbiamo parlato ampiamente qui.

Perché alla base della diatriba c’è proprio questo: il prezzo molto più basso dei V-Bucks disponibili in-game mette fuori mercato quelli dell’Apple Store. Di qui la decisione dell’azienda di Cupertino di bloccare l’ultima versione del gioco per i sistemi iOS.

Ma la questione del prezzo, cioè della commissione dello store che passa dal 30% di Apple a circa il 10% dell’in-game, è forse l’elemento che permetterà ad Epic Games di rimanere in gioco. La Gonzalez Rogers ha infatti specificato che, pur non essendo compito della corte entrare nel merito del business aziendale, ci sono forze monopolistiche in azione nell’ecosistema iOS.

Ad un certo punto la giudice ha chiarito agli avvocati difensori di Apple il suo punto di vista sul mercato. “Se stabiliamo che il mercato di riferimento è quello del gaming, non c’è monopolio ma c’è una condotta anticompetitiva“. Condotta che penalizza tutti coloro che usano i sistemi iOS ma anche molti sviluppatori (“Apple is not just being sued by Epic. It is also being sued by a class of developers“).

La posizione “non schierata” della giudice, e più in generale la diatriba tra Epic Games e Apple Inc., sembra quindi riaprire un dualismo cronico della politica economica statunitense. Da un lato c’è la celebrazione del liberismo assoluto, dall’altro una mai sopita paura nei confronti delle cosiddette posizioni dominanti. Posizioni che condizionano il mercato e soprattutto i consumatori. E’ la sfida ancora oggi aperta tra il laissez faire, tendenzialmente repubblicano, e l’intervento dello Stato in economia, tendenzialmente democratico.

Per questa ragione, molti esperti sono inclini a pensare che, qualunque sia la decisione finale di Yvonne Gonzalez Rogers, difficilmente la sfida si concluderà con l’ultimo round del bench trial. “Come ha sottolineato la giudice, il suo verdetto non sarà l’ultimo atto, perché la parte sconfitta di certo ricorrerà in appello alla corte federale“. Così Larry Downes, direttore del Georgetown Center for Business and Public Policy’s Evolution of Regulation and Innovation. E non è da escludere che possa arrivare fino alla Corte Suprema degli Stati Uniti.

Per ora l’attenzione è canalizzata dalla posizione della giudice che alla fine potrebbe respingere le richieste di Epic o imporre modifiche allo store della Mela.

La data del prossimo e ultimo round del bench trial non è stata ancora fissata, ma è probabile che si vada verso la fine dell’estate, se non all’autunno.

Immagine di testa e fonte di riferimento Marketwatch.com