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Il mondo dei wargame tridimensionali è ampio, variegato e anche un po’ difficile da attraversare, non solo per i neofiti. Dalla sua ha però un elemento di fascinazione unico: l’unione di gioco (anche competitivo) e di collezionismo.

Ma che cos’è un wargame 3D? In sintesi, è un gioco che simula una battaglia usando miniature in plastica o metallo su un tavolo appositamente allestito con elementi scenici in scala (boschi, colline etc). Gli altri strumenti che servono sono il regolamento del gioco, i dadi e un metro per misurare distanze e movimenti.

In un certo senso, si potrebbe dire che i wargame sono una versione degli scacchi meno astratta, più articolata e con l’aggiunta di un elemento randomico (il tiro dei dadi). Il rovescio della medaglia è che i tanti elementi necessari per fare una partita li rendono un hobby ludico piuttosto impegnativo e, per questo, meno diffuso di altri.

A livello di mercato, il settore dei wargame 3D oggi attraversa una fase di contrazione. I giovani sono attratti soprattutto dai videogame e da alcuni giochi di carte collezionabili. Non è un caso se il famoso Magic: The Gathering è diventato digitale nella versione esportiva di Arena. La pandemia, invece, ha fatto sì che le famiglie riscoprissero il gusto dello stare insieme con i classici giochi da tavolo.

L’appassionato – nonché consumatore di giochi di miniature – rimane quindi il “veterano” che li ha scoperti nel loro periodo d’oro. Parliamo del ventennio che va dagli anni ’90 del secolo scorso al primo decennio del XXI: un periodo in cui sono usciti i capisaldi di questo settore, Warhammer su tutti. Il wargamer veterano ha in media 35-40 anni, è maschio e possiede una discreta capacità di spesa.

Sì, avete capito bene: i wargame costano. Non tutti allo stesso modo, sia chiaro, ma quello che va tenuto presente è che nessuno ama giocare con (o contro) miniature non dipinte. All’acquisto dei pezzi bisogna quindi aggiungere la spesa per pennelli e colori, se non addirittura quella di un pittore a pagamento nel caso la passione artistica manchi.

Tutti questi sono fattori importanti per chi si vuole avvicinare a questi giochi. Ma ci sono anche altri elementi che influenzano la scelta di un wargame tridimensionale.

Immagine credits Games Workshop

IL BACKGROUND

In linea di massima, i giochi di battaglie con miniature propongono 3 ambientazioni: storica, fantasy e sci-fi. Esistono anche background alternativi ma che in sostanza si limitano a mescolare elementi presi dai precedenti. Un ibrido di questo tipo è rappresentato da Flintloque.

La scelta del background è ovviamente legata al gusto e alle passioni del giocatore. Chi ama il mondo popolato da elfi, orchi, umani, nani etc. e formalizzato per la prima volta da J.R.R. Tolkien nei suoi capolavori (Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli), opterà probabilmente per i wargame fantasy. Anche gli appassionati di Guerre Stellari, Star Trek e in generale delle ambientazioni sci-fi, hanno a disposizione un’ampia scelta di titoli. Tra questi ci sono perfino giochi incentrati esclusivamente sull’utilizzo di mezzi, soprattutto navicelle spaziali. Due esempi di questo tipo sono X-Wing (Fantasy Flight Games ) e Battlefleet Gothic (Forge World/Games Workshop).

Infine c’è l’ambientazione storica. Con oltre tremila anni di storia militare alle spalle, è inevitabile che questo settore offra il maggior numero di titoli e di miniature utilizzabili. Bisogna però fare attenzione a due cose. I wargame storici evitano la commistione tra epoche troppo lontane: non avrebbe infatti senso mettere di fronte gli antichi Sumeri e un esercito napoleonico. Inoltre, anche se ci sono molte opzioni di scelta tra gli eserciti di un determinato periodo storico, alla fine si tratta sempre e soltanto di “umani” che possiedono caratteristiche e armi molto simili.

A fronte di tutto questo, bisogna ammettere che l’ambientazione storica offre meno varietà di partite di quanto possa sembrare a prima vista. Non vuol dire, però, che il wargame tridimensionale storico sia meno bello. Il suo punto di forza è quello di ricreare eventi bellici (battaglie, campagne) accaduti realmente ed è quindi consigliato a chi ama la storia, in particolare ai “vassalli” dell’inappuntabile Prof. Alessandro Barbero il quale, guarda caso, è un appassionato di wargame.

Immagine credits Durham Wargames Group

SCHERMAGLIA O RANGHI?

Con questi due termini si apre la prima grande separazione in termini di “gameplay”. Da un lato ci sono i giochi che usano la cosiddetta schermaglia, ossia unità in formazione aperta con le miniature che si muovono individualmente con o senza l’obbligo di rimanere entro una certa distanza dai propri commilitoni. E’ un tipo di wargame molto dinamico, tendenzialmente più veloce di quello degli eserciti formati da unità rigide e che si adatta molto bene a partite con obiettivi da raggiungere. E’ inoltre una formula che spesso necessita di un numero ridotto di miniature, come accade in Mordheim, e che esalta le giocate degli eroi, soprattutto quelli de Il Signore degli Anelli Gioco di battaglie strategiche. Entrambi questi wargame sono prodotti da Games Workshop.

Altri giochi in schermaglia sono quelli legati all’universo di Warhamer 40.000 (GW): dall’immortale Necromunda a Kill Team. Da tenere presenti anche i wargame basati su Star Wars: Assalto Imperiale (su plancia), il già citato X-Wing e Armada. In ambito storico, il più skirmish di tutti è Saga: un gioco davvero interessante, che copre periodi specifici dell’antichità e del medioevo, ma dispone anche di una versione fantasy. Saga è sviluppato da Studio Tomahawk e si avvale, soprattutto per la parte storica, delle ottime miniature Gripping Beast.

La formazione aperta è anche la caratteristica di uno dei wargame 3D più in voga in questi ultimi anni: l’ottimo Bolt Action, prodotto da Warlord Games, che rievoca gli scontri della Seconda Guerra Mondiale.

Degni di nota sono infine due giochi con background ibrido: il fantasy-steampunk Warmachine & Hordes (Privateer Press) e l’ucronico Carnevale (TT Combat), ambientato in una Venezia magica e senza tempo.

Carnevale (TT Combat)

Le unità formate in file e ranghi offrono invece dinamiche di gioco più scacchistiche. Ogni movimento deve essere ben valutato per evitare di esporre i lati deboli delle unità (fianchi e retro) e per preparare le azioni successive. E’ una meccanica che rappresenta bene le battaglie storiche, fino a quelle del XVIII-inizio XIX secolo, con tanti pezzi in campo disposti in maniera ordinata per uno scontro campale. C’è tuttavia un distinguo importante da fare: le unità con struttura file-ranghi posso essere usate per un “gioco di basette” o per un “gioco di miniature“.

Nel primo caso, la forma dell’unità non cambia mai. Le singole miniature rimangono sempre al loro posto sulla basetta di movimento e i danni subiti dall’unità vengono registrati a parte con dei segnapunti. E’ ciò che si verifica in quasi tutti i wargame storici e anche in un mass battle fantasy come Kings of War (Mantic Games). Quando invece le singole miniature possono riformarsi e/o essere eliminate dalla basetta, siamo di fronte a un gioco di miniature. Quest’ultimo è più “duttile” ma al tempo stesso crea della situazioni poco realistiche sul campo di battaglia. Warhammer Fantasy Battle appartiene ai giochi di miniature.

TURNI E COMANDI

Di norma, i wargame adottano un sistema di gioco strutturato in turni. Inizia uno dei due giocatori che svolge tutte le azioni a disposizione e poi cede la mano all’avversario. Il meccanismo va avanti in questo modo fino all’ultimo turno o fino al raggiungimento dell’obiettivo previsto dal tipo di partita.

Esistono però alcuni giochi in cui la meccanica può essere stravolta grazie a un tiro di dado (Il Signore degli Anelli targato GW) o con l’utilizzo di carte speciali, come avviene nell’innovativo Conquest (Para Bellum Games).

C’è poi un’ulteriore variante che riguarda la meccanica delle azioni di gioco. I giocatori possono scegliere liberamente che cosa far fare alle proprie unità all’inizio del turno e questo è il sistema adottato dalla maggior parte dei wargame. Ma ne esistono altri, dove le opzioni sono legate a un tiro di dadi effettuato all’inizio del turno. Il risultato è il numero/tipo di comandi che il giocatore può impartire alle proprie unità per quel determinato turno. Il tiro può andare bene, e allora l’esercito si comporterà in maniera disciplinata. Ma quando la sorte è contraria, la partita può concludersi rapidamente, lasciando il tempo per un’immediata rivincita! Il sistema dei comandi “randomici” è presente nell’ormai classico Warmaster di GW e in alcuni storici (Hail Caesar e Pike & Shotte) sviluppati da Warlord Games.

E’ la classica scelta tra il bisogno di onnipotenza – avere tutto sotto controllo – e il ruolo capriccioso ma realistico della dea bendata: a voi la scelta!