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Per più di vent’anni gli appassionati di wargame mass battle con ambientazione “tolkeniana” si sono riuniti attorno allo stesso tavolo: quello di Warhammer.

Realizzato da Games Workshop nel lontano 1983, Warhammer Fantasy Battle ha avuto una storia di grandissimo successo. Da allora, in tutto il mondo milioni di giocatori hanno collezionato tonnellate di miniature in metallo e plastica da schierare sui propri “campi” di battaglia. L’operazione Warhammer, che comprende sia la versione fantasy (WHFB) che quella sci-fi (WH40K), ha trasformato una piccola azienda di Nottingham nel colosso internazionale dei wargame 3D.

Eppure, nonostante un successo di tali dimensioni, oggi WHFB non esiste più. O meglio: esiste, perché continua a essere giocato in forme alternative, ma non è più supportato da Games Workshop.

Dopo 8 edizioni e decine di supplementi, nel 2015 il publisher inglese lo ha sostituito con Age Of Sigmar, un gioco sempre a tema fantasy ma con meccaniche – e soprattutto miniature – molto diverse.

Il glorioso WHFB è stato così archiviato, ma non dimenticato dagli appassionati.

Scatola della 6a edizione di Warhammer Fantasy Battle (credist Games Workshop)

L’INIZIO DELLA FINE: THE END TIMES

Nel 2014, nel pieno dell’ottava edizione di WHFB, Games Workshop pubblica il primo di una serie di 5 volumi chiamata The End Times. In quei racconti viene progressivamente raccontata la fine del “vecchio mondo” sui cui si basa il background di Warhammer Fantasy Battle. E’ la prima mossa verso l’introduzione di Age Of Sigmar.

L’operazione arriverà a compimento un anno dopo, con la pubblicazione dell’ultimo volume e la contemporanea uscita del nuovo gioco di miniature. Ma la diversità di AoS è tale che la spaccatura con i 32 anni di WHFB è uno shock per moltissimi giocatori. Una parte consistente di questi reagisce molto male. Si assiste a gesti clamorosi, quasi di isteria, che francamente risultano poco sensati se non risibili. Qualcuno arriva perfino a bruciare le vecchie miniature e i volumi di WHFB.

Da quel momento in avanti, la community degli appassionati si divide.

Miniature di WHFB date alle fiamme (credits http://www.polyhedroncollider.com)

L’AVVENTO DI AGE OF SIGMAR

L’interrogativo è inevitabile: perché GW prende questa decisione? A nostro avviso i motivi principali sono due. Il primo, e probabilmente più importante, riguarda il mercato. Se in pochi Paesi, tra questi l’Italia, WHFB era seguito e quindi venduto più di WH40K, nel resto del mondo (compresi i mercati più grandi) la versione sci-fi del gioco rendeva economicamente molto di più. E infatti le meccaniche di AoS assomiglino molto di più a Warhammer 40.000 che a Warhammer Fantasy.

Quest’ultimo ha sempre preso spunto dal wargame storico. In WHFB la maggior parte dei pezzi hanno basi quadrate e si muovono sul tavolo all’interno di unità formate più o meno grandi. In AoS, così come in WH40K, le unità sono invece in formazione di schermaglia (più simile quindi ai wargame che replicano le battaglie del XX secolo) e poggiano su basi tonde. Anche regole di movimento, fasi di gioco e partite con obiettivi richiamano WH40K.

Senza dimenticare l’estetica delle miniature che in AoS diventano più grandi rispetto a WHFB e si spostano dal classico look storico-fantasy a un “corazzato-mostruoso-onirico” più vicino alla fantascienza. Tutto sempre per avvicinare il gioco a WH40K.

Il secondo motivo per lasciare Warhammer Fantasy è legato alle intellectual properties. Il “vecchio” gioco fantasy fa ampio uso di elementi legati al mondo creato da J.R.R. Tolkien. Ma elfi, orchi, spettri e compagnia bella non sono proprietà intellettuali registrabili, ma fanno parte del patrimonio culturale condiviso, come le formule matematiche. Lumineth, Orruk, Nighthaunt etc. sono invece I.P. esclusive che dal 2015 appartengono a Games Workshop.

L’esclusiva logora chi non ce l’ha.

Miniature di Age of Sigmar (credits Games Workshop)

E tuttavia l’avvento di Age of Sigmar non diventa l’asso-pigliatutto della grande multinazionale delle miniature. Al contrario, si trasforma in un momento in cui molti appassionati del vecchio Warhammer decidono di dedicarsi ad altri fantasy mass battle.

L’EFFETTO NOSTALGIA: OLDHAMMER

A voler essere precisi, una forma di spaccatura all’interno della community si verifica già prima dell’arrivo di AoS. Ci sono i giocatori più competitivi che continuano a usare i manuali e le regole dell’ottava edizione di Warhammer Fantasy Battles, mentre altri – gli hobbisti – fanno un passo indietro.

Una fetta del pubblico di Games Workshop sceglie cioè di giocare con le edizioni precedenti di WHFB. La maggior parte sceglie la sesta edizione, altri usano il regolamento base della settima edizione (che era fondamentalmente una versione riveduta e corretta del precedente) utilizzando però i Libri degli Eserciti della sesta. Ci sono poi i nostalgici del gioco incentrato su personaggi e magia che optano per la quinta edizione, ribattezzata “hero-hammer”.

Per quanto di nicchia, ad anni dall’uscita di Age of Sigmar questa realtà è tanto concreta da avere non solo un proprio circuito torneistico (per quanto isolato a qualche area) ma anche un nome: Oldhammer.

Scena di gioco con WHFB 5a edizione (credits Games Workshop)

LA NONA ERA DEI TORNEISTI

La Nona Era, o meglio The 9th Age Fantasy Battles, è un wargame indipendente creato dai giocatori stessi e regolarmente implementato e corretto grazie ai feedback della community.

The 9th Age nasce dalle ceneri dell’ottava edizione di Warhammer Fantasy con lo scopo di tenere in vita il gioco e renderlo più adatto alla competizione torneistica. È evidente sin dalle modalità della sua genesi che la community di 9th Age è principalmente composta da ex giocatori di Warhammer Fantasy Battles, soprattutto da coloro che vivono il wargame a livello competitivo.

In Italia questa community è geograficamente frammentata e fatica ad espandersi in alcune aree. All’estero, invece, il gioco riscuote abbastanza successo da indurre molte aziende che producono miniature ad apporre sulle loro confezioni il bollino “compatible with 9th Age“.

Il gioco infatti non prevede una linea di miniature dedicata ma solo i regolamenti: un manuale base, un fascicolo Arcane Compendium per oggetti magici e incantesimi e un Army Book per ognuna delle 16 armate, tutto scaricabile online gratuitamente. L’assenza di un produttore esclusivo per i materiali consente ai giocatori di utilizzare i modelli che preferiscono, sia quelli da cui era composta la loro vecchia armata Games Workshop che quelli di uno tanti brand disponibili oggi sul mercato.

La Nona Era è una versione competitiva di WHFB fatta dai giocatori per i giocatori.

Kings of War (credits Mantic Games)

KINGS OF WAR

In precedenza abbia fatto riferimento all’operazione I.P. fatta da Games Workshop con AoS. In effetti, già ai tempi dell’uscita dell’ottava edizione di Warhammer, un potenziale competitor inizia ad inserirsi nel mercato dei wargame mass battle ad ambientazione fantasy.

Per quanto si tratti di un Davide vs Golia, Mantic Games nel dicembre del 2010 pubblica il suo prodotto: Kings of War. La prima edizione del gioco è sperimentale, le miniature sono piuttosto modeste e le regole hanno bisogno di oliatura. Ma le fondamenta sono solide e si chiamano Ronnie Renton e Alessio Cavatore.

Il primo è un ex-Managing Director di Games Workshop che porta nella nuova, piccolissima realtà (con sede vicino a Nottingham…) la sua visione del mercato e a una personale passione per i wargame. L’altro è un game designer di primo piano, autore/co-autore di pietre miliari targate GW: la sesta e la settima edizione di WHFB, il wargame strategico de Il Signore degli Anelli e vari supplementi per Warmaster, WH40K e Mordheim. Completa la lista degli ex-GW Jake Thornton, autore dello skirmish-narrativo Inquisitor e per un periodo responsabile del magazine White Dwarf.

La peculiarità di Kings Of War sta nell’inversione di marcia rispetto a AoS: anziché allontanare il wargame fantasy dal modello storico, lo avvicina. KoW è infatti un “gioco di basette”, dove le miniature rimangono sempre sulla loro base di movimento fino alla loro eventuale eliminazione, esattamente come avviene in quasi tutti i wargame storici. L’extra è dato dalla magia, dai mostri e dai personaggi, esattamente quello che serve per un’ambientazione fantasy.

Il risultato è un wargame “scacchistico” ma snello, con poche regole e tanta strategia, che premia l’abilità senza perdere di vista il divertimento.

Credits Mantic Games

Kings of War ha catturato una fetta importante di ex-warhammeristi, soprattutto nei Paesi anglosassoni (UK, USA e Australia), in Spagna, in Francia e in Germania. Da noi il processo è più lento, penalizzato da una rete di vendite che non favorisce il prodotto Mantic, ma il movimento è in crescita come si può vedere sulla pagina FB dedicata al gioco. Esiste anche una struttura torneistisca che comprende già eventi di livello internazionale.

Il prodotto della Mantic è oggi arrivato alla sua terza edizione (uscita nel 2019) e il range di miniature è aumentato moltissimo, così come la loro qualità. Tutto questo a conferma del valore di un prodotto che, almeno nell’opinione di chi scrive, è il miglior esperimento di mass battle fantasy nell’era post-Warhammer.

Per completezza d’informazione, citiamo altri tre mass battle fantasy: God of Battles (del già citato Jake Thornton), Legions of Battle e Runewars Miniatures Game, quest’ultimo basato sul sistema di gioco di X-Wing (Fantasy Flight Games). La diffusione di questi wargame è tuttavia molto limitata.