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Nella lunga storia dei videogame ci sono alcuni titoli che possono essere considerati “evergreen”. Uno di questi è senza dubbio Age of Empires.

A dimostrarlo ci sono le 4 edizioni (5 se si considera AoE II HD Edition come uno stand-alone), 7 espansioni, 5 spin-off e 3 remake che caratterizzano i 26 anni di questa serie. Un’endurance all’usura del tempo e ai cambiamenti del settore videoludico che pochi titoli possono vantare.

Certo, Age of Empires rimane confinato in un’area che oggi è sempre più di nicchia: quella dei giochi strategici in tempo reale, superati dall’arrivo dei più dinamici MOBA e sparatutto. Tuttavia è innegabile che AoE abbia divertito almeno due generazioni di giocatori e che continui a farlo oggi grazie alle migliorie grafiche dell’ultima edizione.

Senza dimenticare l’opzione eSport che, per quanto modesta, rimane tuttora viva e vegeta.

AoE I (screenshot YouTube)

IL GAMEPLAY

Come anticipato, Age of Empries è un videogame strategico in tempo reale (real-time strategy, RTS): cioè un gioco dove i partecipanti agiscono in contemporanea.

Nel caso di AoE ogni giocatore deve gestire una civiltà storicamente esistita (con l’eccezione di alcuni spin-off della serie), facendola sviluppare attraverso il succedersi di epoche (o “età”). Ogni nuova epoca offre migliorie tecnologiche, sia di tipo civile che militare, ma il passaggio non avviene in maniera automatica: è necessario accumulare un determinato quantitativo di risorse e far aumentare la popolazione (le due cose sono collegate) per fare il salto. Al tempo stesso, la civiltà va difesa dagli attacchi dell’avversario.

Si vis pacempara bellum (se vuoi la pace, prepara la guerra) dicevano gli antichi romani; ma in AoE l’aspetto guerresco non serve solo per difesa perché di fatto è decisivo per battere l’avversario. Le condizioni di vittoria dipendono dal tipo di partita prescelto, ma in linea di massima le modalità sono due: completare il percorso temporale delle età prima dell’avversario (di solito il percorso è finalizzato da un obiettivo specifico, la “meraviglia”) oppure annientare il nemico.

Age o Empires è quindi un videogame dove bisogna gestire popolazione, risorse e guerra. Una mappa consente al giocatore di monitorare costantemente tutte le azioni, comprese quelle del nemico, e di individuare nuove aree produttive.

Detta così può sembrare un gioco facile, ma non va dimenticato che tutto questo avviene contemporaneamente e non per turni, come ad esempio in Civilization. Senza tralasciare il fatto che ogni civiltà ha caratteristiche proprie, sia in termini di abilità belliche che di sviluppo tecnologico. Il giocatore deve quindi imparare a conoscerle per farne un buon uso.

Credits AoE II/Microsoft

IL PERCORSO

La prima edizione di Age of Empires nasce nel 1997 per opera dell’ormai ex-sviluppatore Ensamble Studios ed è distribuita da Microsoft.

L’ambientazione è quella del mondo antico e comprende 12 civiltà sviluppatesi in 3 macro-aree geografiche: Mediterraneo, Medio Oriente, Estremo Oriente. Si può quindi scegliere di utilizzare i “classici” greci, egiziani, cartaginesi, persiani oppure popoli suggestivi dell’antico Far East come i choson, giusto per fare qualche esempio. Manca Roma, ma è solo questione di pochissimo tempo.

Il successo di questa prima uscita è infatti tale che nel 1998 arriva la prima espansione. Si chiama The Rise of Rome e completa il percorso della storia antica arrivando fino all’Alto Medioevo. Un anno più tardi è già tempo di una nuova edizione.

Age of Empires II: The Age of Kings è considerato il capolavoro della serie, nonché uno dei giochi RTS di maggior successo in assoluto. Si calcola che solo 5 anni più tardi, i primi due capitoli della serie avessero già venduto 15 milioni di copie, con AoE II a fare la parte del leone.

Dal punto di vista dell’ambientazione storica, la nuova uscita copre l’intero periodo medievale fino al XV secolo. E’ l’età dei castelli, delle prime armi da fuoco e della nascita degli imperi. Le macro-aree geografiche coperte dall’edizione rimangono le stesse della precedente, con un ampliamento europeo che include i popoli del nord (franchi, britanni, goti, vichinghi e altri ancora).

Ma a fare la differenza sono soprattutto il netto miglioramento grafico e di gameplay. Quest’ultimo rende più articolato e meno rigido il meccanismo forbice-carta-sasso (cioè X vince sempre contro Y e perde sempre contro Z) che regolava lo scontro tra le unità nel primo AoE.

Saranno proprio questi elementi a fare di AoE II il vero evergreen della serie. Dopo l’espansione The Conquerors (2000) dedicata soprattutto alle civiltà precolombiane e ai loro colonizzatori (spagnoli, francesi, inglesi etc), nel 2005 Ensable Studios rilascia Age of Empires III: Age of Discovery.

Il periodo preso in considerazione è quello che va dalla colonizzazione delle Americhe alla Rivoluzione Industriale. Anche in questo caso il publisher punta a miglioramenti grafici e di gameplay, ma il risultato è giudicato in maniera molto negativa dagli appassionati. Il flop è palese al punto che nel 2013 Microsoft rispolvera il “vecchio” AoE II, proponendone la versione rimasterizzata.

Grazie a qualche lieve ritocco nel gameplay e corredata da tre espansioni e 13 civiltà nuove, la HD Edition riporta la serie al posto che le spetta sul mercato degli RTS. Non solo, ma anche la scena competitiva si ricompatta, come vedremo a breve. Nel 2019 esce la Definitive Edition di AoE II che comprende l’intero materiale della versione HD più un’ulteriore espansione, il tutto arricchito da ulteriori migliorie grafiche.

Nel frattempo il publisher non ha rinunciato a AoE III. Nel 2017 viene annunciata l’edizione definitiva anche del terzo capitolo che esce solo nel 2020 dopo alcune versioni test. Ma nel 2021 lo storico RTS passa al next step, quello di Age of Empires IV.

Il quarto capitolo della serie arriva il 28 ottobre 2021. La mano del creatore è quella di Relic Entertainment (Homeworld, WH40K: Dawn of war) che lo ha sviluppato per Xbox Games Studios/Microsoft.

AoE IV propone un mix di grandi regni del periodo medievale, attraverso 4 periodi: Dark Ageetà feudaleetà dei castellietà degli imperi. 8 in tutto le civiltà: inglese, indiana (sultanato di Delhi), mongola, cinese, abbasside, russa, francese e una generica “europea”, riunita sotto il vessillo del Sacro Romano Impero. La grafica è eccezionale, mentre il gameplay offre maggiore diversificazione tra le civiltà.

Ma sarà sufficiente tutto questo per far dimenticare il glorioso AoE II? E’ preso per dirlo anche se sono in molti a non voler abbandonare il capitolo più amato. Soprattutto coloro che si dedicano al competitivo.

Screenshot YouTube

L’ESPORT

Nonostante il settore di nicchia, Age of Empires vanta una lunga storia anche in ambito competitivo. Quando però si parla di eSport, lo si fa quasi esclusivamente in riferimento a AoE II.

Cominciamo da qualche numero. Secondo il sito esportsearnings.com, l’esport di AoE II è oggi al 56° posto della classifica che considera prizepool (più di 3 milioni), numero di eventi ufficiali (1481) e giocatori premiati (1869). Dal 2000 al 2003 ha fatto parte della top 10, poi ha lentamente ceduto il passo ad altri giochi, compresi tre RTS: Warcraft III e sia il primo che il secondo Starcraft. Fino al 2016 è rimasto tra i 50 titoli, poi negli anni successivi ha perso ancora qualche posizione.

In realtà, anche al suo apice AoE II è sempre stato un eSport di nicchia, gestito principalmente da gruppi di giocatori chiamati clan. Nonostante una fanbase considerevole, la mancanza di tornei e del supporto degli sviluppatori ne hanno penalizzato fortemente la scena competitiva.

L’uscita dell’edizione rimasterizzata nel 2013 ha però ridato nuova linfa all’eSport, grazie anche all’arrivo dello streaming. La passione dei veterani si è riaccesa e una nuova generazione di giocatori si è avvicinata a questo glorioso RTS. Per questo motivo, AoE II HD and Definitive Edition è rimasto finora lo standard per il competitivo. La questione che si pone adesso è se AoE IV sarà in grado di diventare il nuovo videogame di riferimento per questo esport.

Al momento è difficile dare una risposta definitiva.

Senza dubbio AoE IV ha qualità da vendere quando si tratta di grafica e anche il gameplay è buono, ma per i tornei presenta alcuni deficit. Innanzitutto il sistema di visualizzazione delle unità non favorisce le fasi di battaglia, dove il riconoscimento di quello che accade – e quindi anche la possibilità di intervenire – è meno immediato rispetto a AoE II.

Inoltre, con AoE II quasi ogni match competitivo si svolge in modo diverso. Per ogni azione di un giocatore, il numero di reazioni che l’avversario può compiere è molto alto. Le modifiche al gameplay di AoE IV, invece, sostanzialmente obbligano a due approcci diversi: quello economico o la supremazia militare perché le civiltà hanno profili troppo contrapposti.

Tuttavia, a favore dell’eSport AoE IV offre meccaniche più semplici da imparare e questo potrebbe favorire l’avvicinamento di nuovi giocatori.

E in effetti i numeri del 2022 confermano che qualcosa potrebbe cambiare. Nella stagione appena passata, infatti, l’eSport di AoE II ha premiato 560 giocatori con un totale di $614k distribuiti in 286 tornei. Quello del quarto capitolo conta invece 283 giocatori, 179 tornei e 730mila dollari di premi.

Insomma, AoE IV per ora insegue a livello di gradimento, ma riceve più investimenti da publisher e sponsor (la Red Bull su tutti). In futuro questo potrebbe cambiare lo scenario.

Immagine di testa: AoE IV (screenshot YouTube)