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Dove nascono i problemi di Allegri? Dove arrivano i limiti della Juventus? E quanti sono causati da questo modo remissivo di giocare? Direbbe Max: le chiacchiere le porta via il vento, le biciclette i livornesi. E i numeri? Tanto vale analizzarli, soprattutto per capire questo stato fisico e psicologico dei bianconeri. Ah, giusto per iniziare, uno spoilerino: le cose non vanno mica bene.

Dopo sole 7 giornate, in Serie A la Juve domina in una sola classifica: quella dei cartellini rossi.

Tutto il resto è nella folla, nel traffico, non si distingue in nessuna particolarissima caratteristica. Pure qui nascono i drammi di Madama: non ha rinunciato a un attacco dinamico per un’impermeabilità difensiva (come avrebbe magari preferito Allegri), ha semplicemente rinunciato a giocare.

Subisce tanto. Costruisce poco. Pareggia quando dovrebbe vincere e ha perso quando ha smesso di provarci. Come risolverli? Come nella psicoterapia: prima si comprende il problema, poi si prova a perseguire una strada.

I numeri difensivi

E allora partiamo da quello che – nell’idea di Allegri – sarebbe stato il fiore all’occhiello: il marchio difensivo della Juventus. Tra le big, la squadra bianconera è quella che fa meno contrasti: 97 nelle prime 7 giornate.

Per capirci, non è un dato irrilevante: lo stesso hanno fatto Inter e Sampdoria, che non vivono momenti di particolare forma. Il Napoli è a 111, il Milan a 110.

La Juve le supera entrambe quantomeno nella percentuale di contrasti vinti (57%), ma cade sotto il 50% dei duelli vinti e addirittura al 46% sui duelli aerei. Non bene, ecco.

A questo va aggiunta la fragilità in area di rigore: ben 2 rigori concessi in 7 partite e la questione cartellini. Sono già 12 i gialli accumulati dai giocatori di Allegri, addirittura 3 i rossi, e in questo la Juve è prima ma anche “aiutata” da quanto accaduto nel match interno con la Salernitana: Milik è stato ingenuo a farsi ammonire per un’esultanza (poi vanificata), Cuadrado fuori invece per proteste. E ricordiamo tutti la gomitata di Di Maria a Izzo. Tutti evitabili, non condizionati insomma da errori di reparto.

Piesse: a prescindere dalla negatività del momento, Allegri in campionato non ha mai preso gol da fuori e solo Atalant e Sassuolo hanno più clean sheets (4, rispetto ai 3 di Bonucci e compagni).

I problemi a centrocampo

Ma dove si vedono i problemi di questo gioco fantasma e affatto fantasmagorico? Non nei passaggi: in questa classifica domina il Napoli, ma la Juve ha 10 tocchi in meno rispetto al Milan e si posiziona ottava in graduatoria con 3056 passaggi fatti.

Anche la precisione di questi tocchi non ha una percentuale da screditare: ancora gli azzurri di Spalletti a dominare (87%) ma la Juve è a un passo, 85% come Monza e meno solo di Inter e Fiorentina a quota 86.

Ecco, il disagio non va visto lì, ma nel tipo di passaggi effettuati: la Juve ha un possesso di palla medio del 49%. Per una big è oggettivamente il minimo indispensabile.

Oltre il 55% dei tocchi è poi in orizzontale: 28% sulla sinistra, dove corre spesso Kostic; 28% a destra, dove prova a risalire la china Cuadrado. 13,4% è il numero dei passaggi indietro, il 30,1% è il numero dei tocchi in verticale.

Colpisce la perentuale di passaggi riusciti per zona: il 91% dei tocchi all’indietro “funzionano”, ina vanti arriva solo il 75% dei palloni giocati. E forse è già qui, il primo nodo da sciogliere: è una squadra che vola unicamente sui tratti sicuri di campo, va a cercare gli esterni ma non la profondità. E spesso si rifugia tra i due centrali o Paredes, all’indietro per ricominciare. Anche a sperare.

Tiri, gol e…

La Juve ha collezionato finora 9 reti in campionato. Il Napoli guida con l’Udinese la classifica dei gol fatti, a quota 15. Da chi mancano, queste realizzazioni? Considerando i 4 gol di Vlahovic, l’apporto di Milik e pure la bravura di Bremer, è chiaro che dai centrocampisti ci s’aspetta molto di più. E’ un vecchio tema, che il mercato si pensava potesse risolvere subito, soprattutto con l’innesto di Pogba e la valorizzazione di Locatelli da mezzala. Finora, il francese prima e l’ex Sassuolo poi sono un po’ spariti dai radar. Causa: infortuni.

Certo, anche i movimenti vanno migliorati. E va migliorato il numero dei tiri totali (71), quelli nello specchio (25) e dunque la percentuale di realizzazione, ferma al 12,7%. La Juve ha però ritrovato i gol su palla inattiva, grazie al meraviglioso talento di Dusan Vlahovic.

Per il serbo, due dei quattro gol siglati finora sono arrivati proprio da piazzati diretti, il terzo dei quattro da punizione. Due rigori, finora: uno segnato, un altro sbagliato (per fortuna di Bonucci, c’era una buona occasione in ribattuta).

Oh, a occhio, una buona base c’è, ma la Juve continua a sprecare tanto, nonostante segni 1 rete ogni 70 minuti. Un aiuto può arrivare anche dalle percentuali sui cross (riusciti solo il 28%, comunque nella media) e magari dai super gol di testa: ne abbiamo visti 2 in Champions tra McKennie e Milik, solo 1 in campionato (più quello alla Salernitana, però annullato). Se c’è così preoccupazione nel giocare, si alzi allora il pallone…