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Il profilo ufficiale della Lega Serie A ha pubblicato su Twitter a Natale una statistica che mette in luce quanto il campionato italiano non possa essere definito noioso, alla luce dei 574 gol segnati nella prima metà di stagione che lo rendono quello con il maggior numero di marcature tra i cinque maggiori campionati europei.

Sono infatti una quarantina abbondante in più di quelli messi a segno in Ligue 1 (531 gol) e più di un centinaio rispetto agli altri campionati: 473 in Bundesliga, 470 in Premier League e solo 455 nella Liga spagnola.

Dopo decenni in cui l’Italia veniva definito patria del catenaccio e del tatticismo esasperato, questa inversione di tendenza sembra riportarci ai tempi degli anni ‘50, prima dei successi di Nereo Rocco ed Helenio Herrera che resero famosa la scuola “difensivista” italiana.

Quanto si è segnato in Serie A nel corso dei decenni

Come possiamo vedere osservando la serie storica, tra il 1950 e il 1960 si sono segnati 8978 gol in Serie A, una media di 2,80 a partita. Nel decennio successivo la media è calata a 2,23 per match, per poi crollare definitivamente a 2,01 nel corso degli anni ‘70, con soli 4894 gol segnati nella decade.

L’imporsi del gioco a zona ha favorito un atteggiamento maggiormente offensivo delle squadre italiane, nonostante un’attenzione alla fase difensiva sempre più marcata che nel resto d’Europa. Una prima inversione di tendenza si è infatti avuta a partire dagli anni ‘80 (2,10 gol a partita), per aumentare definitivamente nel corso degli anni ‘90, quando anche grazie all’introduzione dei 3 punti per vittoria le squadre iniziarono a cercare con maggiore convinzione la via della rete. 

Arriviamo quindi a 2,56 gol per match nel corso degli anni ‘90, media che aumenta leggermente a 2,60 nel primo decennio degli anni 2000.

Dal 2010 assistiamo ad un’ulteriore grande incremento dei gol segnati: tra il 2010 e il 2020 infatti, su 10 campionati disputati in ben 7 si è superata la fatidica soglia dei 1000 gol. L’incremento delle partite stagionali (380 a partire dal 2004) è sicuramente un fattore: la Serie A non contava tante partite dal 1952, proprio l’ultima ad aver visto più di 1000 reti messe a segno.

In realtà il decennio era iniziato con la minor media mai fatta registrare da un campionato a 20 squadre: 2,51 gol per partita nella stagione 2010/2011, ovvero 955 gol in 380 partite.

La media fatta segnare dal primo campionato del decennio in corso, ovvero l’edizione 2020/2021, fa registrare numeri mai visti in Italia in 70 anni: 1163 gol in 380 partite, una media di 3,06 reti a partita.

Solo i più anziani possono ricordare cifre del genere, ovvero le 1192 reti messe a segno nella stagione 1950/1951 (3,14 a partita), quando il Milan del Gre-No-Li vinse grazie ai 34 gol di Gunnar Nordahl. Nell’ultima giornata di quel campionato si misero a segno ben 54 reti, record ancora imbattuto. 

Perché si è tornati a segnare così tanto in Serie A

Ci sono numerosi motivi che possono spiegare il grande aumento del numero di reti segnate in Italia rispetto agli altri campionati. Il primo non è cosa che di cui la Lega Serie A dovrebbe andare troppo fiera: il dislivello tra le squadre che occupano le prime posizioni della classifica e quelle in coda è aumentato tantissimo, ma perché è calato molto il livello delle squadre minori.

Non solo le squadre neopromosse, ma anche quelle che periodicamente si salvano anche con discreta tranquillità ma non riescono mai a superare la metà classifica presentano un livello, in particolare in fase difensiva, decisamente inferiore a quello degli altri campionati europei. Un tempo la difesa italiana era un vanto, mentre oggi è sempre tatticamente quasi impeccabile, ma si fatica sempre più a trovare difensori all’altezza dal punto di vista tecnico e fisico.

In molti hanno lamentato il fatto che a livello giovanili si preferisca favorire i ragazzini dal fisico naturalmente più sviluppato, vantaggio che però perdono crescendo, trascurando gli allenamenti che sui fondamentali della marcatura.

Anche le modifiche regolamentari che si sono susseguite negli anni però hanno contribuito a rendere sempre più difficile la vita dei difensori, sia per una maggiore severità nel sanzionare gli interventi fallosi, sia per vere e proprie rivoluzioni delle regole di gioco atte a favorire lo spettacolo, come i numerosi interventi sul fuorigioco passivo. Anche l’introduzione del VAR ha causato un incremento dei rigori fischiati.

Il maggior numero di squadre partecipanti, insieme alla riduzione delle retrocessioni, inoltre ha contribuito a regalare risultati più ampi, sia per il maggior gap qualitativo ma anche per il fatto che c’è una maggiore zona “di mezzo” in classifica per cui alcune squadre arrivano ad un certo punto della stagione senza più grandi obiettivi, al sicuro dalla retrocessione ma troppo staccate dalle posizioni che consentono un piazzamento europeo. L’assenza di motivazioni spesso porta a subire goleade dagli avversari in corsa per un obiettivo. Non a caso gli ultimi campionati ad aver fatto registrare medie gol così alte erano stati gli ultimi, nei primi anni ‘50, ad essere giocati da 20 squadre.

Infine, una delle modifiche più recenti al regolamento, ovvero l’aumento a cinque dei cambi concessi nell’arco della gara, ha permesso agli allenatori di poter contare su attaccanti più freschi e reattivi anche negli ultimi minuti delle partite, quando la tensione sale e aumentano le occasioni da gol.