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La partita contro il Cagliari ha sancito il ritorno in auge della Roma, che dopo la debacle contro il Genoa ha saputo rimboccarsi le maniche piazzando tre nette vittorie consecutive contro Frosinone, Servette e appunto in casa dei sardi.

C’è Lukaku in grande evidenza (doppietta per lui e terza partita in gol consecutiva), Belotti ancora decisivo (anche per lui due partite con gol) oltre a l’ottima prova di un Paredes finalmente al centro del gioco (e con due assist al bacio per i compagni).

Ma i sorrisi sono comunque tirati all’uscita dall’Unipol Domus, visto che per l’ennesima volta più che il tabellino dei marcatori, a preoccupare i tifosi giallo rossi sono i bollettini medici dall’infermeria. Tocca a Dybala questa volta, ma è solo l’ultimo di una serie che non sembra più così casuale.

Gli infortuni in casa giallo rossa: straordinaria normalità

Sfatiamo subito un mito che sta prendendo sempre più piede in questo periodo, dopo l’ennesimo infortunio in casa Roma: non è certo colpa della “gestione” di Mourinho se l’infermeria giallo rossa è perennemente (e lungamente) piena.

Anche prima dell’arrivo dello Special One, la situazione non era certo delle migliori da questo punto di vista e, anzi, rispetto alle stagioni con Fonseca e Di Francesco (poi Ranieri), gli infortuni si sono ridotti di circa la metà (come numero assoluto).

Il problema, semmai, è che soprattutto in queste ultime stagioni, la rosa giallo rossa si è sempre più riempita di giocatori senza dubbio di grande qualità, ma anche con una casistica di infortunio ormai quasi cronica.

Avere a che fare con qualche giocatore acciaccato o, nei casi peggiori, con lunghe assenze, è diventata ormai una triste normalità a Trigoria. Carichi di lavoro eccessivi? Troppe partite ravvicinate? Certamente. Capita del resto un po’ in tutte le squadre, specialmente quelle impegnate nelle coppe.

Ma come detto, forse andrebbe valutata meglio anche una casistica ricorrente propria, in particolare, proprio della rosa giallo rossa con collegamenti da cercare, probabilmente, anche al mercato svolto in questi anni.

La rosa della Roma: i recidivi

Basta scorre la rosa della Roma di questa (e delle ultime) stagioni, per capire come al di là della sfortuna e del naturale affaticamento dovuto a impegni sempre più ravvicinati, ci siano elementi ricorrenti da tenere in considerazione. E vale praticamente per ogni reparto.

Giocatore23/2422/2321/2220/2119/2018/19
Chris Smalling7715301025
Diego Llorente411023825
Marash Kumbulla103732217
Leonardo Spinazzola145621854
Rick Karsdorp28142071
Paredes624517
Renato Sanchez8191822833
Lorenzo Pellegrini4141771523
Aouar21247
Dybala3212321214
Tammy Abraham1032116
Andrea Belotti5245210
Lukaku22145415
El Shaarawy10121113
Le partite perse (club e nazionale) da alcuni giocatori della Roma negli ultimi anni

La situazione in difesa

In difesa la situazione è critica, ma forse non proprio sorprendente. Chris Smalling è elemento fondamentale, ma nella sua carriera ha un tasso di infortunio estremamente elevato: era accaduto al Manchester United prima (12 partite perse nella sua ultima stagione 2018/19, addirittura 30 in quella precedente) e si è ripetuto in tutti suoi anni a Roma (dove dal 2019/20 ha saltato per ogni stagione un buon numero di partite).

Ma anche Diego Llorente non è nuovo a ripetuti stop: 11 partite perse per infortunio nella scorsa stagione, 23 al Leeds in quella precedente e mai meno di otto prima al Real Sociedad. Persino Kumbulla, nonostante la sua giovane età, è soggetto a una casistica ormai consolidata: il legamento al ginocchio lo scorso anno che l’ha tenuto fuori a lungo e che persiste tutt’ora, ma diversi problemi anche in precedenza sia con la Roma che con il Verona.

Per gli esterni sappiamo le difficoltà di Leonardo Spinazzola, perennemente alle prese con qualche problema fisico: dalla stagione praticamente persa nel 2021/22, alle 14 partite perse l’anno scorso, mentre in precedenza non è mai sceso sotto le 8/9 per annata, con infortuni magari meno seri ma continui, che significano comunque non entrare praticamente mai in condizione.

La situazione a centrocampo

Scelte sempre più difficili in questo reparto, che ha nel solo Cristante l’unica certezza, oltre al giovane Bove sempre più impiegato (per forza). Paredes per la prima volta sta confermando le aspettative, mentre Lorenzo Pellegrini segue il suo solito iter in cui mostra tutte le qualità in proprio possesso, salvo poi fermarsi ai box (stagione dopo stagione).

Di Renato Sanches già si sapevano le sue condizioni precarie, da diversi anni a questa parte peraltro.

La situazione in attacco

Le dolenti note sono anche, se non soprattutto, in questo reparto. Paulo Dybala perennemente acciaccato e quasi sempre fuori condizione anche quando riesce a mettere piede in campo (comunque determinante grazie alla sua classe innata).

Poi Tammy Abraham che sappiamo fermo a lungo e un Lukaku precario come in molte delle sue ultime stagioni (con in più la difficoltà di rimettersi in forma ogni volta, visto il suo fisico). Lo stesso El Shaarawy non è mai riuscito a dare piena continuità alla sua presenza, e Belotti solo ora mostra di poter essere davvero utile nel reparto.

Mercato: più risparmi, più rischi

In questo tipo di scenario, dove già tutta l’ossatura portante della squadra ha mostrato grandissime difficoltà fisiche e un ricorrente bisogno di fermarsi ai box (per infortuni più o meno lunghi), era probabilmente fondamentale puntellare nel corso del tempo con qualche acquisto di appurata solidità e presenza certa.

Purtroppo, come ben sappiamo, i problemi della Roma a livello economico hanno spesso costretto Thiago Pinto a fare i conti con quello che aveva, mostrando sotto un certo aspetto una certa bravura nell’assicurarsi giocatori di prestigio a poco prezzo o a parametro zero.

C’è un però, ovviamente. E basta guardare i dati appena proposti per ogni reparto. In difesa c’era assolutamente bisogno di qualche certezza in più. Per quanto la sfortuna di avere contemporaneamente fuori tutta la linea non era preventivabile, l’arrivo del solo Ndicka (peraltro non esente da cali di condizioni e stop imprevisti) non poteva e non può fornire sufficiente sicurezza.

Lo stesso dicasi per gli esterni, dove nè Spinazzola nè Karsdorp possono offrire una totale tranquillità e costanza di prestazioni (nè come sostituti nè come titolari).

Situazione ancora più chiara a centrocampo, dove nonostante la consapevolezza di avere spesso Pellegrini out, si è comunque deciso di prendersi un grosso rischio come Paredes (non certo brillante in queste ultime annate) oltre a un Renato Sanches anche più pericoloso e perennemente fermo.

L’attacco è poi la ciliegina perfetta per coronare una serie di considerazioni tutte ad alto tasso di rischio: sapevi di avere Abraham fuori ancora a lungo, di un Dybala ormai da centellinare come un vino prezioso, di un Belotti quasi mai determinante e di un El Shaarawy non al centro del progetto. Ma si è puntato tutto su Lukaku, senza altre alternative.

Potrebbe andar peggio, potrebbe piovere

Si potrebbe persino dire che, nella sfortuna del momento che vede sette pedine fondamentali in infermeria (Abraham, Kumbulla, Smalling, Sanches, Llorente, Pellegrini e Dybala), le cose potevano (e potrebbero) paradossalmente andare anche peggio.

Perchè Lukaku se non altro continua a segnare e fare reparto da solo, perchè Paredes sembra incredibilmente aver ritrovato parte di sè stesso prendendo le redini del centrocampo e perchè anche Ndicka sta pian piano entrando in condizione.

Insomma, non è proprio solo sfortuna quella che sta colpendo la Roma da qualche tempo a questa parte, ma c’è da fare i conti anche con scelte forse utili al bilancio, ma anche estremamente rischiose in termini di sicurezza e lungimiranza.