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Tutti i bambini appassionati di calcio hanno vissuto, nella loro infanzia, almeno una grande rimonta, che ha segnato inevitabilmente la loro crescita e i loro ricordi di quel momento indelebile, tanto per i piccoli tifosi quanto per la storia del calcio. Tant’è che basta solo pronunciare quei match per suscitare quello spettacolo di emozioni che tanto era rimasto impresso nei loro occhi in giovane età. Basti pensare a tutti quei ragazzi cresciuti con la rimonta del Liverpool contro il Milan in finale di Champions League del 2005. Oppure a quella recente della Juventus in casa della Roma per 3 a 4, quella ancora in Champions League del Barcellona ai danni del PSG per 6 a 1. Ancora, quella del Deportivo La Coruña sempre ai danni del Milan o la Premiere League vinta dal Manchester City nei minuti di recupero. Insomma, il l’immaginario può essere sicuramente vastissimo.

Dunque, quello che possiamo dire è che ogni rimonta è a sé ma quale che sia il palcoscenico, finale di Champions League o campetto di periferia, tutte hanno lo stesso fascino, dolce o amaro a seconda dei punti di vista. Perché, come diceva Vujadin Boskov in uno dei suoi celebri aforismi: ”partita finisce quando arbitro fischia”.

Il Contesto

È la notte del 16 ottobre del 2012 e, in Italia, la Juve ha appena vinto il suo primo scudetto (dei 9 di fila), si gioca ancora con le Play-Station 3 e Del Piero si è appena ritirato. Quella notte nel girone C, delle qualificazioni al “Mondiale dei Mondiali” in Brasile, accadde davvero l’impossibile tra Germania e Svezia.

La Germania arriva alla sfida con gli svedesi con il primato del suo girone, quota 9 punti dopo 3 partite, grazie alle vittorie contro le isole Fær Øer per 3 a 0, la vittoria in casa dell’Austria per 2 a 1 e, infine, la vittoria per 6 a 1 in trasferta sul campo dell’Irlanda del Trap; mentre la Svezia si presenta in terra tedesca forte delle sue due vittorie su tre partite.

La partita

Il match inizia subito forte e già dopo un quarto d’ora Miroslav Klose ha già segnato due gol. Il primo nasce da un incursione di Marco Reus sulla fascia sinistra del campo che mette in mezzo un filtrante rasoterra per il bomber, allora biancoceleste (lazio), che infila sotto la traversa. Al 15esimo, la squadra di Joachim Löw, allenatore dei tedeschi, realizza una splendida azione di prima, orchestrata da Muller e Reus. È ancora quest’ultimo a servire l’assist vincente a Klose. Il bomber della Lazio è bravo e fortunato a riprendere la prima respinta di Isaksson e deposita in rete quello che sarà il suo 67esimo gol con la maglia della Nazionale. Sugli sviluppi di un corner, stavolta dal lato destro del campo, arriva il 3 a 0 per la Germania, Mertesacker realizza il “tap-in” vincente su assist al bacio di Muller, attaccante del Bayer Monaco. Tutto fin troppo semplice, all’intervallo la partita sembra già finita.

A conferma di ciò, Ozil all’undicesimo della ripresa segna il quarto gol demolendo definitivamente gli svedesi, o almeno così ogni tifoso di calcio, compreso gli undici giocatori tedeschi in campo, avrebbe immaginato. E invece, da lì in poi è letteralmente leggenda. Quando Ibrahimovic supera Neuer nessuno pensa alla rimonta, piuttosto si pensa al classico gol della bandiera. Due minuti dopo Lustig dimezza lo svantaggio, complice anche una paperissima del portiere tedesco, e al 76esimo Elmander riapre l’incontro. Löw getta nella mischia Podolski cercando di tenere palla e di far addormentare la partita maa, al 93esimo, con un gran destro Elm pareggia. Gli svedesi gioiscono come se avessero vinto la finale dei Mondiali.

“Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”

Il ct tedesco a fine gara, dirà: “Quanto accaduto è inspiegabile, non so cosa dire. Negli spogliatoi c’era un silenzio assoluto, siamo delusi ma sapremo riprendere la strada giusta”. La retta via seppe ritrovarla, sia lui che, soprattutto, la sua Germania che, ben due anni dopo quella sciagurata rimonta subita, vinse il quarto Mondiale della sua storia con una delle rose più forti di sempre.

L’impresa calcistica portata a termine dalla Svezia contro la Germania, nelle qualificazioni ai Mondiali 2014 in Brasile, rimarrà comunque un esempio eclatante di questi ribaltoni. Ibra e compagni erano sotto di quattro reti dopo 56 minuti e la Germania sembrava in netto controllo della gara, invece è successo l’incredibile. Dunque, mai parlare troppo presto. È una regola da tenere sempre a mente nel calcio, così come nella vita. Perché la vittoria può sfuggire in un attimo. Momenti in cui tutto sembrava finito, e invece. E invece si è scritta la storia.