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Santiago Bernabeu vuoto, uno spettacolo inimmaginabile: eppure quel Real Madrid – Napoli, primo turno della Coppa Campioni 1987-88, fece a suo modo storia. Porte chiuse per il debutto di Diego Armando Maradona nella massima competizione europea, peraltro molto amaro visto il risultato, 2-0 per i blancos. Una partita unica, da ricordare.

Real Madrid – Napoli, colpa del.. Bayern Monaco

Oggi è diventata quasi un classico, questa sfida tra i blancos e gli azzurri: anche nella Champions League attuale le due squadre si scontreranno e il prossimo match sarà appunto al Santiago Bernabeu, quasi sicuramente tutto esaurito. Il 16 settembre 1987 però la situazione è leggermente diversa, con l’impianto intitolato all’ex presidente del Real Madrid senza spettatori, tranne i parenti dei calciatori e qualche giornalista.

Il fattaccio che aveva provocato la squalifica del campo di Madrid risaliva alla precedente edizione di Coppa dei Campioni quando in semifinale il Real era stato eliminato in semifinale dal Bayern Monaco. Quella sembrerebbe la finale anticipata, passano i tedeschi convinti di far un sol boccone del Porto che invece vincerà il torneo 2-1 grazie anche al “tacco di Allah” dell’algerino Madjer.

Cos’era successo? Un combinato disposto, diciamo, tra le partite di andata e ritorno. A Monaco di Baviera l’attaccante spagnolo Juanito decide di “camminare” sopra la testa di Lothar Matthaeus, futuro interista, provocando una rissa in campo sedata a fatica dall’arbitro Vautrot. Juanito espulso e squalificato per cinque anni (!), mentre al ritorno il Bayern viene in campo con un lancio di bengala degno di una festa di capodanno: partita posticipata di un quarto d’ora e l’Uefa a prendere nota.

Real Madrid eliminato nel doppio confronto, 4-2 complessivamente, ma soprattutto condannato a giocare al Bernabeu a porte chiuse per le successive due partite europee: la prima, appunto, contro il Napoli di Diego Armando Maradona.

Una vittoria netta del Real

All’epoca la Coppa Campioni sorteggiava il tabellone in maniera integrale fin dal primo turno: nel calderone ci finivano tutti i vincitori dei campionati nazionali più la squadra detentrice del titolo. Niente teste di serie e rischi fortissimi già dall’inizio: puntuale, questa supersfida tra i campioni di Spagna e i campioni d’Italia. Bella sfortuna anche per un Napoli all’esordio assoluto, non solo Maradona, in questa competizione.

Il Real Madrid è quello della cosiddetta “Quinta del Buitre”, un gruppetto di calciatori spagnoli tutti coetanei e facenti capo al leader carismatico, l’attaccante Emilio Butragueño: Pardeza, Sanchis, Martin Vazquez (futuro giocatore del Torino) e Michel, colonna vertebrale di una squadra con il vecchio Santillana davanti. Di fronte un Napoli con lo scudetto sul petto, ma un po’ incerottato: Maradona e Giordano sono i punti di riferimento, ma in mezzo deve arrangiarsi il giovane Sola e dietro tocca ancora allo stagionato Bruscolotti.

Su Maradona la marcatura a uomo e asfissiante è operata da Chendo, che di fatto cancella dal campo l’argentino. Il resto lo fa un Real in controllo, in vantaggio con un rigore di Michel e abile a raddoppiare a un quarto d’ora dal termine con un tiro di Tendillo deviato da De Napoli. “Bienvenidos cabrònes”, è l’unico segno di vita da parte dei tifosi del Real, uno striscione che non ha bisogno di traduzione: nonostante si giochi nel silenzio quasi assoluto la squadra di Ottavio Bianchi rimane preda dei propri fantasmi, con Maradona del tutto disinnescato. “Lui sì che ha fatto da spettatore”, si ironizza sui giornali del giorno dopo.

Finisce comunque 2-0, un risultato buono per il ritorno al San Paolo che terminerà 1-1 sancendo l’eliminazione del Napoli al primo turno di quella Coppa dei Campioni.