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Lato Juve, tutti dicono: che peccato. Che peccato aver buttato così, senza trovare punti, una prestazione che probabilmente in qualsiasi altra serata (e con qualsiasi altra fortuna a disposizione) avrebbe invece rinvigorito e rinforzato la squadra di Allegri. Che no, non ha trovato il jolly finale. Che sì, stavolta deve arrendersi alla sconfitta, al terzo ko nelle ultime cinque partite. Alle voci sul futuro che si fanno più insistenti e crescono insieme al suo nervosismo.

Tempi duri, più che bui. Ma sono tempi, e per loro stessa natura sembrano essere destinati a passare. L’occasione è ghiotta già domenica prossima, allo Stadium di Torino: c’è l’Atalanta ed è quasi un match point Champions. Se dovessero fermarsi di nuovo, i bianconeri potrebbero seriamente rischiare di riaprire i giochi con Bologna prima e Atalanta poi. Al momento non vale neanche la pena pensarci.

Gli alti e i bassi dei giocatori della Juventus

Posto che lo scudetto è scivolato via insieme a Milik e a quel rosso ingenuo beccato contro l’Empoli, la Juve ha davanti a sé due obiettivi ancora fondamentali. Pure e in particolare per la permanenza dell’allenatore. Il primo è naturalmente la Coppa Italia. Il secondo è più scaltro: la squadra vuole migliorare il piazzamento dello scorso anno (se non consideriamo la penalizzazione), dunque si riterrebbe soddisfatta con un secondo posto e 73 punti. Un traguardo certo alla portata (occorrerebbero 16 punti in 11 partite), ma non ancora raggiunto. E comunque con il Milan a due passi e a un solo punto, nonostante tutte le difficoltà.

Chiaro: il futuro di tanti e non solo quello dello staff tecnico sarà valutato anche secondo altre basi e differenti risultati. In particolar modo sarà vagliata la crescita dei singoli, in un anno in cui la Juve ha schierato tanti giovani – al Maradona numeri record in questo senso, la formazione titolare aveva l’età media più bassa di questo campionato, 26 anni e 14 giorni -, chi può dirsi realmente cresciuto?

Sarà materiale per Giuntoli e Manna. Che hanno iniziato a programmare la prossima stagione dai rinnovi più semplici, in attesa di arrivare alle spine di chi indossa la corona. Prima del Maradona, Dusan Vlahovic era l’elemento che dava dipendenza e si è poi trasformato nel grande assente di serata (quanti errori!); Federico Chiesa sembrava pronto all’esclusione e invece ha fornito una super prestazione. Gli alti e i bassi stanno oggettivamente condizionando la Juve, che trova la strada giusta con la stessa frequenza degli scivoloni.

Il chiacchiericcio non fa bene alla Juventus

Arrivato marzo, arriverà però anche la primavera. Il calendario dice: Atalanta e Genoa in casa, Lazio in trasferta prima di iniziare le semifinali di Coppa Italia e allora aprile. I punti pesano tanto, e un po’ di più per tutti. La Juve, oltre al solito lavoro di lavasciuga delle scorie, dovrà intanto sciogliere tre nodi fondamentali che si porta dietro da un febbraio pieno zeppo di nuvoloni, una pioggia torrenziale di dubbi.

Il primo, e arriva pure da Napoli: sarà finalmente il modo e il caso di tornare ad attaccare a tre e di difendere a quattro? Chiesa, spostato sull’esterno, ha inciso in maniera precisa e fondamentale. E non sembra un caso che il destro secco, quello spazio creato, quel dribbling riuscito siano arrivati proprio lì dove Federico ama giocare.

Secondo nodo: a chi dare fiducia sugli esterni, a quel punto? Con il 3-5-2 la Juventus maschera un vero trauma organizzativo: quello dei quarti di difesa. E’ una squadra priva di terzini di ruolo – c’è sì Cambiaso, ma Danilo e Alex Sandro hanno smesso da tempo di farlo, De Sciglio non è mai tornato – e soffre tanto la mancanza di un organizzatore di gioco sugli esterni. Che esiste praticamente in tutte le altre squadre. Perlomeno le big.

Il terzo dubbio, praticamente esistenziale: decida adesso se continuare con Allegri o meno. Probabilmente Cristiano Giuntoli ha già un’idea, probabilmente ce l’ha pure l’allenatore livornese. Più nervoso del solito e ancor più legato ai risultati. Tutto questo chiacchiericcio però penalizza la Juve: si scrive, si dice, si parla. Ma la prossima stagione è a due mesi di distanza e la sensazione è che alla Continassa possano di nuovo buttar giù il muro per rifarlo da zero.