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21 Febbraio 2004.

Una data entrata di forza nella storia dei derby della Madonnina, complice la vittoria in rimonta del Milan per 3-2 sull’Inter, dopo aver chiuso la prima frazione sotto per 2-0.

Un derby che certificò la forza dei rossoneri nella volata per il titolo con la Roma e che di fatto fece dire addio anche all’ultime speranze di tricolore la squadra nerazzurra.

Ma quale fu il punto di rottura di quella sera? Inter in controllo della sfida e poi annichilita dalla rimonta del Diavolo. Nel segno di Tomasson, colui che rilanciò le speranze degli uomini di Ancelotti.

Il derby è sempre imprevedibile

Il derby è sempre una partita da tripla in schedina. Qualunque sia la distanza in classifica. San Siro ha vissuto delle situazioni spesso imponderabili rispetto all’andamento della stagione di una o anche di entrambe le formazioni meneghine. E lo sa bene il Milan di Ancelotti che in quella stagione al derby di ritorno, della stagione 2003-04 ci arriva da primo della classe.

I rossoneri, dopo aver vinto Champions League e Coppa Italia, vogliono tornare sul tetto d’Italia, a distanza di 5 anni dall’ultima volta, con Zaccheroni al timone. E proprio il tecnico romagnolo è sulla panchina dell’Inter quella sera, dopo aver sostituito in autunno Cuper. Il Milan dunque vuole lo Scudetto e il derby è la gara che può dire tanto in questo senso.

Alla luce anche dei 5 punti di vantaggio in classifica del Diavolo sulla Roma, unica antagonista a Maldini e compagni. La Beneamata invece è staccata di parecchi punti nella corsa al titolo, ma spera di centrare un posto nella Champions della stagione seguente: i nerazzurri sgomitano con Lazio e Parma per le altre due caselle che immettono alla massima competizione continentale.

Il pronostico della vigilia vede il Milan favorito; sia per la distanza in classifica, sia per la forza della rosa e sia per il 3-1 calato nella gara di andata, con l’Inter padrona di casa. Ancelotti, contravvenendo al diktat berlusconiano abbandona le due punte, in forza del ben noto albero di Natale: Rui Costa e Kaka alle spalle di Sheva, con Tomasson e Inzaghi pronti ad entrare dalla panchina, anche sé “Super Pippo” è a disposizione solo per far numero considerando i postumi di un infortunio muscolare.

Insomma, Carletto fa di necessità virtù e dall’altra parte Zaccheroni abbandona l’amato 3-4-3 che portò l’ultimo Scudetto sulla sponda rossonera del Naviglio e opta per un 4-3-1-2, con Stankovic fantasista alla spalle di un tandem esplosivo come Vieri e Adriano. L’avvio da ragione al tecnico romagnolo che vede la sua squadra prendere le misure al Milan.

Inter in palla e Diavolo che fatica a costruire gioco. Aggiungiamoci la pioggia che favorisce una squadra più fisica come i nerazzurri e si capisce che il primo tempo è un cruccio non da poco per il Milan che va sotto per due volte: Stankovic al 15′ e Cristiano Zanetti quasi al tramonto della prima frazione.

Due gol se vogliamo anche fortunati, ma meritati per un Inter che anche al netto di alcune assenze non si da per vinta e gioca meglio del Milan. Al riposo il derby si tinge di nerazzurro, con brutti pensieri che attanagliano il popolo milanista. Ma la riscossa è dietro l’angolo e parla danese.

La Mossa di Carletto: Tomasson l’uomo della provvidenza

C’è un ragazzo in quel Milan che è un misto tra Inzaghi e Massaro: del primo prende lo spunto di farsi trovare al posto giusto e al momento giusto. Del secondo, prende in dote la famosa “Provvidenza“, con gol pesanti entrando dalla panchina. Si tratta di Jon Dahl Tomasson che viene chiamato in causa ad inizio secondo tempo.

Ancelotti nell’intervallo è costretto a modificare piani e assetto tattico: sotto di due reti, servono le due punte e per far spazio al danese esce uno spento Rui Costa. Dal 4-3-2-1 al 4-3-1-2, con Kaka alle spalle di Sheva e Tomasson, mentre Gattuso, Pirlo e Seedorf comandano la mediana.

Un cambio che stravolge la gara e rilancia le ambizioni di un Milan completamente diverso nella ripresa; da incerto a solido, da poco aggressivo all’assalto della porta nerazzurra. L’Inter in realtà avrebbe anche la palla del 3-0 ad inizio secondo tempo, ma Vieri e Adriano mancano l’appuntamento.

Appuntamento con il gol dove si fa trovare pronto Tomasson: l’ex Feyenoord in mischia trova il gol dell’1-2, complice anche una respinta in certa di Toldo. E’ il minuto di follia che cambia le sorti e il vento nel derby. Minuto 56 il Milan accorcia e sessanta secondi dopo arriva il pari. Gli uomini di Zaccheroni si sono sciolti come neve al sole, dopo la rete del danese e si aprono come le acque del Mar Rosso al passaggio di Kaka.

Il Brasiliano si fa 40 metri palla al piede senza che nessun avversario arrivi a contrastarlo, mentre Tomasson e Sheva si allargano e ampliano gli spazi tra le maglie nerazzurre. In particolar modo il movimento del danese manda in tilt un reparto già in crisi e ai 20 metri, Kaka prende la mira e scaglia la palla nell’angolino. 2-2 e il San Siro rossonero è un catino entusiasmante.

Il gol del sorpasso

Il 2-2 placa in qualche modo la sete di rimonta del Milan che sembra quasi fermarsi, ma si tratta di una sosta apparente, mentre l’Inter fatica a riprendersi. Zaccheroni lancia in campo Karagounis per Stankovic e Cruz in attacco al posto di Vieri, mentre Carletto da Reggiolo risponde con Pancaro per Cafu, mentre Laursen va a rilevare un acciaccato Nesta.

Il pari alla fine potrebbe andare bene ad entrambe: forse di più al Milan, per come erano le cose a fine primo tempo. Ma in questo derby non c’è spazio per i calcoli. Il Diavolo attacca e Tomasson è l’uomo che crea spazi anche agli inserimenti di Kaka e Seedorf. E proprio uno scambio fra l’olandese e il danese, porta al gol del sorpasso rossonero.

Minuto 85, l’ex inter scambia con Tomasson sul binario di sinistra, con la palla che torna nel possesso di Clarence Seedorf. Il centrocampo interista commette l’errore di lasciare spazio all’olandese che si accentra e poi da 30 metri scaglia una sassata pazzesca che va a togliere la ragnatela dall’angolino.

Un gol alla Seedorf e un gol che vale il 3-2 del Milan: delirio totale nel popolo milanista, mentre Zaccheroni e i suoi ragazzi vanno al tappeto confermando di essere fragili a livello caratteriale. Una vittoria pesante per il morale, ma soprattutto per la classifica. Un colpo che in qualche modo destabilizza anche la Roma.

E tre mesi dopo, saranno proprio i ragazzi di Ancelotti a mettere le mani sul tricolore. Il 17esimo della storia del Milan.