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Non è stata un’annata per numeri uno. E’ stata, questo sì, un’annata per chi ha aggiunto uno zero poco più in là, a formare il dieci, il fondamentale del gioco e del giocatore. Eppure, nel 2022 abbiamo visto un ruolo più decisivo degli altri: non il centravanti, nemmeno la seconda punta. A prescindere, ogni torneo è stato vinto o comunque combattuto da squadre con grandissimi portieri.

Pensateci: qual è stata la squadra più forte del 2022? Probabilmente il Real Madrid di Carlo Ancelotti. Karim Benzema il miglior giocatore della scorsa stagione, ma alle sue spalle ha avuto un Courtois in forma strabiliante, in grado di metterci una pezza lì dove la coppia Militao-Alaba doveva ancora sorgere. E ancora: il City di Guardiola? Difesa robusta, ma Ederson ha fatto la differenza tra vittoria e sconfitta.

L’Arsenal spera di mantenere Ramsdale in queste condizioni (ed è già tornata a sognare, nel mentre), mentre in Italia abbiamo visto di tutto: Magic Mike Maignan vincere uno scudetto insperato, Tek Szczesny agguantare la Juventus in caduta libera e rimetterla in carreggiata. Più le sorprese, in giro per l’Europa: pronti? Ve le elenchiamo qui: gli 8 portieri più forti, bravi, importanti di questo 2022 di pallone e – naturalmente – parate.

Courtois (Real Madrid)

Non è una classifica, l’ordine dei portieri sarà casuale. Però… però se pure fosse stata una classifica, non avremmo sbagliato: al primo posto, in questo 2022, c’è oggettivamente Thibaut Courtois, portiere del Real Madrid che ha vinto tutto e del Belgio che non ha vinto nulla. Nonostante lui, una generazione di fuoriclasse, forse mai stati davvero squadra. E in una Squadra – la ‘esse’ volutamente maiuscola – ha giocato Thibaut nella scorsa stagione: forte, rapida, verticale, affamata nei momenti in cui c’era da azzannare la preda. Se Benzema ha dato sapore, le mani nell’impastatrice sono state le sue.

Ederson (Manchester City)

All’alba dei trent’anni, è ormai un portiere estremamente maturo, in grado di fare una differenza unica. Ma il talento di Ederson non è solo tra i pali: è l’elemento perfetto del City di Guardiola, palla al piede e rilanci lunghissimi. Poi ci sono le mani. E le gambe. E la testa. E ogni arto, protuberanza, parte del corpo con la quale può arrivare a prendere un pallone. Solo Alisson – grande assente, ve lo anticipiamo – poteva togliergli il ruolo di numero uno della Seleçao. Con Pep no, non succederà mai. E da 5 anni continua a far brillare il City, portato al titolo in Premier anche nell’ultima stagione.

Ramsdale (Arsenal)

Il titolo in Premier, ecco, è qualcosa che sogna (fortissimo) anche Aaron Ramsdale, autore di un inizio di stagione esemplare. Classe 1998, dopo una trafila da Sheffield, Bournemouth, Chesterfield e Wimbledon, vive dal 2019 momenti di lucidissima follia. E tra i pali aiuta. Aiuta intanto ad arrivare all’Arsenal, poi a prendersela, anche e soprattutto quando hai davanti Bernd Leno, che a sua volta aveva visto Emiliano Martinez partire. Dopo parecchia incertezza tra i pali, Arteta ha preso una decisione netta: tutto su Ramsdale. E Ramsdale ha risposto. Eccome.

Maignan (Milan)

Se Courtois ha vinto tutto, Maignan ha vinto tanto. Uno scudetto, con il Milan della passata stagione, è stato oro colato ed è finito tutto sulla sua medaglia: che spettacolo, Magic Mike. Arrivato al posto di Gigio Donnarumma, da incertezza è passato a sorpresa e da sorpresa si è fatto subito mito. Un gatto: reattività, coraggio, uscite alte e basse. Tra i pali? Serve indirizzarla alla perfezione per batterlo sul serio. E così, Maldini e Massara hanno piazzato l’ennesimo super colpo, portando nel dimenticatoio il 99, miglior portiere degli ultimi Europei, tra gli estremi difensori più pagati nel pianeta.

Martinez (Aston Villa)

Il Dibu! Golden Glove all’ultimo Mondiale, vinto da assoluto, meraviglioso, impressionante protagonista. Non solo il rigore parato nella lotteria finale a Coman, ma anche tanta sanissima arroganza, che per un portiere non deve mai mancare. L’intervento della vita ha già un momento preciso ed è ormai incastrato nei ricordi – probabilmente sarà anche presto oggetto di quadri in casa Martinez e non solo -: è quella gamba sinistra che s’allarga e devia la botta sicura di Kolo Muani. Lì l’Argentina ha vinto il Mondiale: il Pallone d’Oro sarà pure di Leo, tutto il resto è torni tra le mani del Dibu.

Vlachodimos (Benfica)

28 anni e una consacrazione che arriva sul personale e sfocia in un Benfica semplicemente straordinario. Odysseas Vlachodimos, a dispetto del nome, non si è mai perso, nemmeno nella tempesta. Casa sua non è Itaca, ma Lisbona: arrivato nel 2018 in biancorosso dopo essere cresciuto allo Stoccarda ed esser passato al Panathinaikos (per un greco, il massimo), pian piano si è preso tutte le attenzioni e tutte le ambizioni. Ha il contratto in scadenza e lo vogliono letteralmente tutti: dopo un inizio di stagione senza sconfitte, più un girone di Champions a livelli enormi, ora la curiosità è capire come vada (la stagione) e dove vada (sul mercato).

Sanchez (Brighton)

Per carità: Potter prima, De Zerbi dopo. Non esattamente due allenatori banali per il Brighton, che infatti in Premier League, a fine 2022, si trova precisamente settimo, a un punto dal Liverpool, gli stessi del Chelsea (oggi proprio di Potter). Bene: sapete chi è il portiere dei – tanti – miracoli? L’ex ragazzino di 197 centimetri: cresciuto nella seconda squadra del Brighton, passato dal Forest Green e Rochdale. Ecco: Sanchez dal 2020 di nuovo a casa, sono cresciuti praticamente insieme. Fino alla convocazione con Luis Enrique per gli Europei dello scorso anno, fino al debutto con la Georgia.

Szczesny (Juventus)

Il Mondiale l’ha certificato, eppure in generale è stato un anno totalmente positivo per Wojciech Szczesny, tra i pochissimi a salvarsi della Juventus della scorsa stagione. Dopo un inizio stentato nella scorsa stagione (errori con Udinese e Napoli nelle prime e orride giornate), il portiere polacco si è distinto in maniera pazzesca, aiutando i bianconeri a recuperare fino alla zona Champions. Quest’inizio di stagione è stato più liscio, con lo stesso peso specifico: la Juve arrancava e lui provava a metterci una pezza. Con la Polonia? Stessa storia. Tra i migliori al mondo: poche storie.