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Con la fine di Qatar 2022, e le relativa ulteriore mini-vacanza che il calcio professionistico si prende, l’anno solare del grande calcio può dirsi concluso. Tempo di bilanci, dunque, e quest’oggi prendiamo in esame non tanto un ruolo, quanto una zona del campo.

I migliori centrocampisti del 2022

Che siano mediani o trequartisti, frangiflutti o incursori, il centrocampo è popolato da tipologie molto diverse di calciatori. Vediamo allora, a insindacabile giudizio di chi scrive, una top 10 dei migliori midfielder del pianeta nell’anno che stiamo per lasciarci alle spalle. Una top 10 in ordine rigorosamente sparso.

Sergej Milinković-Savić

Al mondiale ha deluso su tutta la linea, e questo è un fatto incontrovertibile. Tuttavia sarebbe ingeneroso vanificare l’eccellente anno messo in mostra dal sergente per via di un paio di settimane spettinate, vissute con la sua nazionale. Contrariamente a quanto alcuni avevano pronosticato, l’avvento di Sarri alla Lazio ne ha favorito un ulteriore salto di qualità e le cifre dello scorso campionato lo confermano cum laude: 11 gol e 11 assist. In questo campionato, fino alla sosta per i mondiali, ha continuato a essere punto di riferimento per i biancocelesti, arrivando già a 7 assist quando ancora non siamo neanche al giro di boa.

Se finora non è partito, è probabilmente solo perché Claudio Lotito chiede in cambio l’equivalente del PIL del Madagascar. Forse la sua crescita si completerà solo una volta che avrà lasciato la Serie A, ma non è detto.

Joshua Kimmich

Il suo scoramento dopo l’uscita della Germania dai mondiali ha fatto quasi tenerezza, per il modo in cui è riuscito a esprimere un momento di fragilità che sembra quasi un ossimoro, rispetto alla solidità del suo profilo da calciatore. Il fatto che lo vediamo ad altissimi livelli da molte stagioni può indurre in errore: Joshua Kimmich ha solo 27 anni, ma ha già mostrato di riuscire a essere un world class player in almeno due zone di campo. Che sia terzino, quarto di centrocampo, mediano o mezzala, il suo lo fa sempre.

Kevin De Bruyne

Eccone un altro tra i delusissimi post-mondiale. Certo non è colpa sua, o quantomeno non solo sua, se la golden generation del Belgio rimarrà tale solo sulla carta. Di più, il Belgio è la dimostrazione che i ranking Fifa servono come il filo interdentale a uno squalo bianco. Però KDB è senza alcun dubbio il centrocampista più moderno tra i moderni, Guardiola lo ha trasformato nel ricercato numero 1 di qualsiasi squadra avversaria, che vede il gioco 2-3 passaggi avanti agli altri. Forse non è il massimo a livello di leadership, o almeno questo traspare dai malumori post-eliminazione dei diavoli rossi.

Federico Valverde

L’assist per il gol partita nell’ultima finale di Champions League, ma non solo. Federico Valverde è diventato un centrocampista completo grazie all’esperienza di Carlo Ancelotti, ma ciò che fa impazzire dell’uruguagio è quel suo tiro, così elegante e compatto nella preparazione, così letale nell’esecuzione. In un’epoca in cui il gol tramite tiro da fuori area sta seriamente rischiando l’estinzione, Federico Valverde è un esemplare da clonare.

Pedri

Forse non si è mai visto un teenager (ok, ha appena compiuto 20 anni) muoversi con la sua confidenza in un campo da calcio. Se Xavi si è innamorato istantaneamente di lui qualcosa vorrà dire, anche se Pedri è un profilo che ricorda molto più Iniesta che l’attuale allenatore del suo Barcellona. Etereo e ubiquo, per una innata capacità di sottrarsi alla guardia degli avversari e contemporaneamente riuscire a trovarsi dovunque serva la sua presenza. L’uscita della Spagna dai mondiali non pesa sulla sua, di coscienza. Anzi, forse in una Roja più verticale potrà far vedere ancora meglio di che pasta è fatto.

Jude Bellingham

Se Pedri ha già compiuto 20 anni, Bellingham ne ha ancora 19 e anche qui, guardando come si muove in campo, si potrebbe pensare a un qualche imbroglio realizzato all’anagrafe. Eppure è così, Jude Bellingham è un crack dalle potenzialità infinite, che non difetta in nessuna delle caratteristiche essenziali per un campione nel ruolo di centrocampista centrale: tecnica, fisico, visione di gioco, leadership, tiro. Può ancora migliorare in interdizione, ma età e caratteristiche fisiche giocano paurosamente in suo favore. L’impressione è che non resterà ancora a lungo a Dortmund.

Luka Modric

Dal pischello talentuoso al grande vecchio. Luka Modric viene dall’ennesimo torneo da incorniciare di una lunga e inimitabile carriera. Nessuno se lo aspettava ancora così competitivo alla sua età, ma la smisurata esperienza accumulata gli ha anche insegnato a come gestirsi e rimanere sempre padrone della partita. Nell’anno in cui ha spento 37 candeline, Luka Modric ha vinto la sua terza Liga, la sua quinta Champions League e ha portato la sua Croazia per la seconda volta consecutiva al podio mondiale. Giù il cappello, davanti al professore.

Enzo Fernández

Che fosse un potenziale crack si era intuito dalle performance rese nei suoi primi passi in Champions League. A 21 anni arrivava dal River Plate al calcio europeo, non era facile imporsi da subito con questa personalità davanti ad avversari come il PSG e la decaduta ma pur sempre qualitativa Juventus. Il padre lo chiamò Enzo in onore di Francescoli, ma rispetto al fuoriclasse uruguagio è più tuttocampista. La sua è una delle firme più pesanti sul mondiale, dopo quelle di Messi e del portiere Martinez.

Marco Verratti

Spiace davvero, non aver potuto vedere l’Italia al mondiale con un reparto di centrocampo come quello che si ritrova. Non avrà giocato un singolo minuto in Serie A, ma se Marcolino Verratti è da anni titolare fisso del PSG ed è oggetto continuo di elogi di compagni ed ex compagni dai nomi pesanti (Mbappe, Messi, Ibrahimovic per dirne soltanto tre) è perché l’abruzzese è un vero prodigio soprattutto con la palla al piede, capace di trovare soluzioni ad alta percentuale di riuscita anche in situazioni molto precarie. Merita almeno una Champions.

Sandro Tonali

Chiudiamo ancora con un italiano, a conferma che non è in mezzo al campo che vanno cercate le cause della seconda umiliante mancata qualificazione in fila ai mondiali. Nello scudetto del Milan 2021/22 la firma di Sandro Tonali è evidente, quasi glitterata. Fino a un anno e mezzo fa qualcuno iniziava a pensare che il suo potesse essere un acquisto sbagliato, ma nell’arco di pochi mesi l’ex Brescia ha svoltato convincendo anche i più scettici che sì, può essere la certezza su cui impostare il futuro del club rossonero. Regia, grinta, inserimenti e anche qualche gol pesante: Sandro è una lucina sempre accesa.