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Ottavo posto in classifica, peggior difesa nella sua storia in Serie A da 84 anni a questa parte, spogliatoio spaccato, senatori alla ribalta e tifoseria lontana dalla squadra (appena 5.000 e 6.000 i tifosi contro Udinese e Genoa nelle ultime due sfide all’Olimpico), eppure Lotito prima ha parlato – durante la discussa cena di Natale – di progetto, famiglia Lazio, rispetto reciproco, etica, tutte cose che ha ritrovato, con annessa passione calcistica, nella persona di Maurizio Sarri, poi ha addirittura annunciato in mondovisione il rinnovo contrattuale dell’allenatore toscano.

Continuità di progetto

Un fatto se vogliamo inusuale sia in virtù 1) dei tempi (precari) che corrono, sia 2) in virtù del fatto che Sarri con la Lazio ha firmato appena qualche mese fa (per circa 3 milioni annui; nel nuovo contratto vengono aggiunti alcuni bonus e clausole, con allungamento per altri due anni). Neanche è ancora davvero iniziata la sua avventura alla Lazio – per quanto cinque mesi non siano pochi – che Lotito, solitamente poco attento ai tempi del rinnovo – vedi il caso Inzaghi -, ha questa volta deciso di dare un segnale forte e in controtendenza rispetto al passato.

E in effetti, già dal mercato estivo, qualche rinforzo in linea con le idee del mister toscano è arrivato: Hysaj, un suo uomo, lì dietro, in un reparto che rimane però ancora debolissimo – al di là degli impietosi numeri; Basic a centrocampo, un buon ricambio che, partita dopo partita, ha insidiato e poi scavalcato Luis Alberto nelle gerarchie; Pedro, Felipe Anderson e Zaccagni, infine, nel reparto offensivo. È vero, la Lazio ha venduto Correa e Caicedo, ma sarebbe ingeneroso dire che la società non si sia mossa per rimpiazzarli.

Il segnale di Lotito è forte, quello del rinnovo s’intende, perché sta a significare una cosa molto semplice: il patron biancoceleste non vede Sarri come un semplice allenatore, uno dei migliori in circolazione, ma anche come l’uomo in grado di ricreare la Lazio, magari migliorandola rispetto agli ottimi risultati dell’ultimo allenatore, attraverso una programmazione congiunta col ds Tare, troppo spesso lasciato solo, anche per sua volontà.

Pensate soltanto al fatto che la Lazio Primavera, almeno fino a pochi mesi fa, era gestita – quanto a risorse, acquisti, talenti da scovare e piazzare sul mercato – dallo stesso ds della prima squadra. Per non parlare della comunicazione, gestita sempre da Tare, e così dalla “rete” di osservatori che in realtà in casa Lazio o non esiste o è controllata anch’essa dal ds biancoceleste.

Obbiettivo attacco

Sul mercato, come detto, la Lazio si è già mossa in estate, ma il fallito recupero di Muriqi, che ha dimostrato di non essere all’altezza della rosa e dei suoi obiettivi, ha costretto Sarri ad un aut-aut su quel ruolo; Immobile ha bisogno di un sostituto.

Aspettiamoci dunque un colpo in quella zona di campo: è sfumato Botheim che pareva la prima scelta ma che ha preferito le sirene russe del Krasnodar, rimangono sul piatto due piste con Lasagna favorito, in uscita da Verona (dove Simeone e Kalinic, due per una sola maglia, gli hanno chiuso le porte della titolarità anzitempo).

La seconda pista è suggestiva e vede la Lazio interessata a Borja Mayoral, tenuto ai margini da Mourinho sull’altra sponda di Roma. Si parla con il Real che detiene i diritti del cartellino e si ragiona su un possibile prestito per consentire al ragazzo di rimanere a nella Capitale facendo lo stesso percorso fatto da Pedro in estate (con ottimi risultati).

Perché entri un giocatore in quel ruolo comunque, la Lazio deve cedere o dare in prestito Muriqi, sempre per il discorso dell’indice di liquidità: per il Pirata si parla della Turchia, sarebbe per lui un ritorno a casa.

Difesa da puntellare

Nelle ultime ore inoltre Sarri avrebbe espresso la necessità di un terzino sinistro. La Lazio non ha un mancino di ruolo e Radu, ai margini del progetto, non avrebbe comunque l’età per fare un lavoro dispendioso come chiesto dall’allenatore toscano ai due esterni di difesa. Perché la Lazio però vada sul mercato in questo ruolo – ammesso e non concesso che il reintegro in rosa di Kamenovic, acquistato a gennaio, possa soddisfare Sarri (difficile) – dovrà prima vendere.

L’indiziato numero uno in questo senso è Lazzari, un quinto che poco si adatta ai dettami tecnico-tattici di Maurizio Sarri. Il Torino, nonostante i burrascosi rapporti tra le due presidenze, sembra essere interessato all’acquisto già a gennaio.

E dietro? Nonostante il reparto difensivo rimanga uno dei grandi punti interrogativi della rosa – ormai da anni – e con Luiz Felipe che ancora non ha rinnovato (scadenza del contratto a giugno, non rinnovabile da gennaio in avanti), Sarri non ha chiesto interventi decisi in questa zona di campo.

Eppure, esclusi Acerbi e Luiz Felipe la Lazio non ha giocatori di ruolo in rosa. Ecco perché Lotito, complice i buoni rapporti con Setti del Verona, starebbe tentando un approccio con l’Hellas per il giovane difensore Casale. Come terzino il nome caldo per la fascia sinistra rimane invece Angileri del River (prezzo sui 5-6 milioni di euro).

Infine il portiere, con Strakosha che non ha ancora rinnovato, anche se l’ottimismo è cresciuto nelle ultime settimane anche alla luce di una titolarità ritrovata.

Reina è in calo, e l’età non mente. I nomi per questa posizione di campo sono due, entrambi italiani: Cragno, che ha una valutazione alta (15 milioni), e Meret, che scalpita con Ospina ormai sempre più titolare degli azzurri. Ma anche per il portiere ex Udinese la cifra non è indifferente.

Per quanto riguarda Kepa del Chelsea, il nome è suggestione pura, fantacalcio: l’ingaggio è proibitivo per le casse biancocelesti. Le quali però dovranno necessariamente aprirsi per intervenire su almeno due/tre ruoli a gennaio. Vedremo come. Nel frattempo il progetto Sarri prosegue.