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Caduta libera. Che non è un quiz show, ma è quanto sta accadendo alla Juventus, ormai ferma a quota una vittoria – arrivata all’ultimo istante, contro il Frosinone, per di più in casa – nelle ultime otto vittorie. C’è un ricorso storico? Una situazione simile? Sì e no. Cioè: Ciro Ferrara, nel 2008-2009, aveva fornito questi stessi risultati. Poi fu esonerato.

Era una Juve diversa: aveva certamente Nedved, Del Piero e Buffon, però comunque sembrava in netta ricostruzione dopo i fatti di Calciopoli. Ed era, soprattutto, una squadra che stava scivolando via dalla zona Europa che conta, quella che i bianconeri pare abbiano in realtà blindato. Anche con la vittoria della Roma, il margine sul quinto posto resta più otto. Rassicurante.

Certo, Allegri dovrà trovare una soluzione e alla svelta. La crisi non accenna a fermarsi, e neanche un secondo tempo all’arrembaggio cancella le preoccupazioni di un ambiente ormai saturo, sotto tutti i punti di vista. I giovani decantati non sono cresciuti come ci si aspettava. Il centrocampo è il solito deserto di idee. In avanti, se Vlahovic non gira – e si fa pure espellere nel finale – allora trovare i gol diventa un problema macroscopico. Non c’è luce, in fondo al tunnel. E non c’è neanche tempo per trovarla, per lavorare di miniera: il ritiro prolungato si è sciolto per gli impegni internazionali. Hanno lasciato tutti, o quasi, la Continassa. Respireranno quantomeno un’aria più leggera, altrove.

I problemi della Juventus

Ma perché la stessa squadra che aveva fatto 46 punti nel girone di ritorno si è improvvisamente ritrovata a farne 7 nelle ultime 8? Mistero della fede, per chi ne ha ancora verso l’allenatore livornese. Qualcun altro ha iniziato a darsi alcune risposte: la spinta dell’obiettivo scudetto aveva trasformato i giocatori, aiutandoli (con un po’ di buona sorte) a performare in maniera oggettivamente superiore alle aspettative. Allegri tende a difendere quel lavoro: mentale, tattico, fisico. Poi però il crollo è stato così vertiginoso da spaccare un vaso di Pandora. Quali erano le basi di quei risultati? Solo una forte motivazione?

Il pareggio interno con l’Empoli ha irrimediabilmente cambiato la storia della Juve, fino a quel momento in grado di portare a casa partite sporche e di fare prestazioni al di là dell’ordinario, in campionato come in Coppa Italia. Trovata una difesa solida con un super Bremer e il supporto di Danilo e Gatti, sugli esterni Cambiaso ha trovato continuità e Kostic aveva imparato a star dietro (senza spingersi poi così tanto). In mezzo? Rabiot a metà, Locatelli pure, ma McKennie era diventato il più bello di tutti. Chiesa a singhiozzo, però a volte meraviglioso; Vlahovic con tanti gol, nel momento più complicato; Yildiz gemma rara, improvvisamente spentasi.

Per quanto sia stato bravo il tecnico a valorizzare certi elementi, è stato altrettanto incapace a mantenerli su quel livello di performance. E la Juve paga anche queste gestioni deficitarie, oltre a un tasso tecnico certamente povero. Comunque non in grado di competere con l’Inter. Sicuramente in grado di vincere in casa con il Genoa.

Il nervosismo di Allegri e il suo futuro

Tutto questo per esprimere un concetto naturalmente più profondo: questa Juventus non si salva con un #AllegriOut, l’hashtag che impazza su tutti i social quando le cose non vanno. Ma forse, arrivati a questo punto, è difficile pensare a un’altra strada. A ribadirlo è anche il nervosismo dello stesso allenatore, che a Sky Sport ha rispolverato le vecchie vibes di quando veniva attaccato sulla Champions, però con uno scudetto in tasca. Dopo tre anni senza successi – vedremo la Coppa Italia -, forse mettersi in discussione sarebbe stato un gesto minimamente doveroso. Invece Max contrattacca: “Siamo terzi in classifica, lei sa come si fa l’allenatore?”.

Il giudice della disputa sarà John Elkann, insieme agli uomini di campo e di fiducia. In primis Cristiano Giuntoli, al quale l’AD Maurizio Scanavino ha affidato la gestione totale dell’area sportiva. Allegri ci ha tenuto particolarmente a ribadire che, a prescindere da quel che racconta il suo DS in diretta nazionale, un’offerta per la permanenza non è mai arrivata. Neanche in privato. Per l’ex Napoli, invece, tutto andrà nel migliore dei modi e tutti sono felici di continuare con l’allenatore livornese. Bugia bianca?

Certo, gli ultimi risultati non aiutano Max, che forse si salverebbe con un terzo posto e una Coppa Italia in bacheca. Chiaro: non farà neanche meglio dell’anno scorso, l’obiettivo (vero) annunciato alla vigilia della stagione. La Champions è importante, ma resta un contentino. E a dirlo non è la stampa, ma l’atteggiamento dei giocatori.