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Una vittoria nelle ultime sette partite. Tre sconfitte nelle ultime sei. Nessun successo nelle ultime due. Sei punti nelle ultime sette. Come la giri, la prendi, la vuoi vedere… è una crisi vera. Netta. Incredibile, per certi versi. Soprattutto se pensiamo alla prima parte di stagione, dove la Juventus aveva dimostrato di tenere il passo dell’Inter. 50 giorni nel deserto ed eccoci qui: meno 17 dai nerazzurri, che nelle ultime dieci le hanno vinte tutte. E hanno maturato lo stacco decisivo per cucirsi sul petto la seconda stella. Obiettivo stagionale.

Ecco: ci sono obiettivi e obiettivi, Juve e Inter erano partite sicuramente con ambizioni diverse, ma il fatto di essere in piena corsa per la Champions non nasconde la polvere sotto il tappeto. Questa squadra, del resto, è davvero cresciuta? I risultati parlano persino di regressione, il confronto con il campo – partita dopo partita – quasi lo certifica. La Juventus che sembrava schiacciasassi, e che a inizio 2024 aveva imparato anche a vincere in maniera larga, si è sciolta dopo il pari con l’Empoli. Crollato il sogno scudetto, è crollato tutto il resto.

Fischi allo Stadium. Applausi per Allegri

E’ una squadra che ha avuto una divisione netta, un prima e un dopo con la linea di confine buttata giù dal fallo di Milik. Quel rosso e quelle difficoltà con l’Empoli hanno azzerato la propulsione dell’entusiasmo e relegato la Juventus a ciò che probabilmente è sempre stata: una squadra da qualificazione Champions, non un top team e di sicuro non un gruppo in grado di lottare contro i nerazzurri. Sui social come allo Stadium, l’insofferenza dei tifosi verso un gruppo apparso tecnicamente così povero si fa sentire. E si è fatto sentire pure al termine della partita con l’Atalanta: a Torino sono arrivati i fischi, puntuali. Pure un po’ di delusione: perché la rimonta era completata, perché la beffa ha fatto male.

E pensare che a inizio match, applausi per Vlahovic, cori e striscioni per Allegri. Il maggior imputato del disfacimento aveva raccolto un’iniezione di entusiasmo dalla quale però non è riuscito a ripartire. In questa serie di prestazioni e risultati negativi – dentro finisce anche la vittoria, soltanto al 90′, con il Frosinone -, la mano dell’allenatore si è vista esattamente come nelle vittorie e nei momenti felici. Lì la Juve era stata solida e cinica, come il tecnico ha sempre voluto. Ora i bianconeri hanno perso pure lo scudo difensivo: è la quarta partita in cui subiscono due gol, da Verona al match in casa con la Dea, affrontando pure gli attacchi di Frosinone e Napoli. Per carità: di livello. Ma così tanto di livello?

Chiesa e Vlahovic, il resto è scomparso

Della grande speranza chiamata Yildiz, della crescita di Gatti, di Rabiot e del suo motore diverso, ecco, non è rimasto più nulla. La Juve ha potuto sfruttare in maniera congeniale soltanto quattro elementi di livello della rosa: McKennie e Cambiaso sono sempre tra i migliori in campo, Vlahovic e Chiesa comunque incidono. Poi? Altalene, d’emozioni suscitate e provocate, e naturalmente di performances. I ragazzotti lanciati da Max – che in questa stagione ha sì schierato il suo 11 più giovane di sempre -, non stanno dando le risposte cercate e mai ottenute.

Pensate a Miretti. A Iling (che solo ora ha ritrovato un posto). A Nicolussi. Allo stesso Yildiz, all’entrata di Nonge, ai problemi di Kean. E’ il doppio volto di un progetto che non si può cambiare, ma che vive anche e in particolare di speranze. E le speranze non sono mai realmente concrete. Che il futuro della Juventus sia questo, allora? John Elkann era all’Allianz Stadium proprio ieri: ha visto le montagne russe, si è divertito e si è incupito. Sicuramente, oltre alla bella serata, avrà voluto fare un punto pure sulla situazione in casa Juve. Il nodo resta il futuro di Allegri, che la crisi di risultati continua mettere in discussione. Senza coppe e senza guai – certo, Fagioli e Pogba… -, la squadra bianconera verosimilmente non farà meglio della scorsa annata.