Vai al contenuto

Al di là della forza dei singoli e della compattezza della squadra, l’Inter di Simone Inzaghi sta mettendo in campo un gioco che è stato forse un po’ troppo snobbato finora. C’è voluto un gol “paradigmatico” come quello che ha deciso il match contro il Bologna, cross di un centrale di difesa per il colpo di testa vincente dell’altro difensore centrale, per accendere i riflettori sull’ottimo lavoro dell’allenatore piacentino.

Inzaghi vince la partita a scacchi contro Thiago Motta

Sabato pomeriggio l’Inter è scesa in campo contro una delle squadre tatticamente più insidiose del campionato, alla vigilia di un fondamentale snodo di Champions League e lasciando in panchina tre titolari indiscussi (Pavard, Dimarco e il capocannoniere Lautaro).

Nella partita a scacchi contro Thiago Motta Inzaghi ha lasciato l’iniziativa al collega italo-brasiliano: dopo un inizio abbastanza arrembante dell’Inter i nerazzurri si sono progressivamente ritirati sempre più indietro, e dopo il vantaggio di Bisseck si sono praticamente arroccati in difesa.

Se ad inizio partita infatti mediamente l’Inter riusciva a difendersi a 75 metri dalla propria porta, la media è scesa a 45 metri sul finale del primo tempo. Nella ripresa addirittura non hanno quasi mai toccato un pallone nella trequarti avversaria, difendendosi mediamente sulla linea dei 30 metri dalla porta.

Ciononostante, il Bologna ha faticato tantissimo a costruire azioni offensive: arriva a fatica al 10% la percentuale di tocchi di palla dei felsinei sulla trequarti nerazzurra nella ripresa.

Segno che la decisione di difendersi in maniera posizionale sulla propria trequarti non è stata tanto una necessità dettata dall’atteggiamento dell’avversario quanto una scelta consapevole, vuoi per risparmiare energie (nel finale Inzaghi ha chiuso con solo 3 titolari di movimento in campo), vuoi per non dare la possibilità di trovare spazi al fine palleggio del Bologna. Ad ogni mossa di Thiago Motta Inzaghi è sempre riuscito a posizionare i suoi giocatori in maniera tale da spegnere ogni velleità offensiva dei felsinei.

La qualità del gioco dell’Inter: scambi di posizione e soluzioni offensive inedite

Quando si parla di allenatori italiani che esprimono un gioco spettacolare, si citano i “soliti”: De Zerbi, Italiano, lo stesso Thiago Motta, talvolta anche Pioli… Solo negli ultimi tempi si è arrivati a citare Simone Inzaghi in questo circolo ristretto, vuoi perché il gioco di Inzaghi nasce da un modulo difensivo come il 3-5-2 che difficilmente viene visto come un modulo offensivo, vuoi perché la solidità dell’Inter e il valore della sua rosa ha a lungo messo in secondo piano le innovazioni tattiche dell’allenatore.

Eppure il lavoro di Inzaghi ad oggi è sensazionale: il 3-5-2 di Inzaghi è diventato un modulo che passa dall’essere compattissimo in modalità difensiva, con una squadra che arriva a chiudersi con un 6-2-1-1, fino ad attaccare con una sorta di 2-3-5.

Il tutto con un gioco di scambi di posizioni e di sovrapposizioni che rendono la vita difficilissima agli schieramenti avversari: il gol contro il Bologna è un manifesto dell’incredibile lavoro tattico effettuato da Inzaghi nella costruzione della manovra offensiva interista.

Una mezzala, Mkhitaryan, si abbassa a costruire la manovra sulla linea dei difensori, con una delle due punte, Sanchez, che prende il suo spazio. Questo libera il movimento a catena di altri giocatori: Thuram che si accentra, Darmian che si alza sulla sua stessa linea, Bisseck che da difensore centrale si posiziona sull’esterno destro.

Nel momento quindi che Calhanoglu si abbassa per contribuire all’azione, l’Inter si ritrova con una linea arretrata in cui si sono inseriti i due centrocampisti più tecnici. Il giro palla basso è quindi scorrevole e riesce a trovare Sanchez che trova il corridoio per l’esterno sinistro Carlos Augusto, che a sua volta appoggia indietro dove era salito a fare il terzino sinistro. Bastoni può quindi crossare liberamente sul lato opposto dove stazionava ancora Bisseck, che sbuca alle spalle del difendente del Bologna che stava ancora guardando la posizione di Darmian per insaccare il gol decisivo.

A inizio stagione si erano sprecati gli elogi per il tentativo di Pioli di utilizzare Calabria in “stile Guardiola”, portandolo ad accentrarsi in mezzo al campo in fase di costruzione. Al confronto con la complessità e l’efficacia della manovra dell’Inter, anche la lezione di Guardiola in questo periodo sembra sbiadita: l’Inter si chiude, riparte con triangolazioni veloci e precise, trova verticalizzazioni improvvise ma riesce anche ad impostare un giro palla da parte a parte del campo per fiaccare la resistenza avversaria. 

La rosa di soluzioni con cui i nerazzurri riescono ad attaccare l’area avversaria è amplissima, ma allo stesso tempo la squadra è sempre compatta e capace di stoppare le iniziative avversaria (unica eccezione la partita di San Sebastian contro la Real Sociedad a settembre, l’ultima volta in cui si è vista un’Inter effettivamente incapace di reagire all’avversario).