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La romanzesca vittoria sul Verona nel giorno dell’Epifania ha permesso all’Inter di chiudere in vetta alla classifica il girone di andata, con due punti di vantaggio sulla Juventus, e laurearsi così Campione d’Inverno.

L’Inter può reggere questo passo anche nel girone di ritorno?

Con 9 punti di vantaggio sul Milan terzo, la squadra di Inzaghi è destinata a contendersi lo scudetto con la Juve nei prossimi mesi. In molti indicano l’assenza di impegni europei come un possibile vantaggio per la Juventus, ma a ben vedere, l’Inter ha avuto qualche intoppo solo nell’ultimo periodo, quando non ha avuto impegni di Champions League.

Il pareggio di Genova e la vittoria al cardiopalma contro il Verona hanno mostrato un’Inter capace subire poco e di imporre il proprio gioco per lunghi tratti della partita, ma se in precedenza i momenti in cui la squadra “tirava il fiato” e lasciava maggiore iniziativa agli avversari erano calcolati e raramente portavano a situazioni di pericolo, ora l’attenzione in certi momenti del match e la lucidità nell’alzare nuovamente i ritmi sembrano mancare.

Contro il Genoa si è preso gol allo scadere del primo tempo, contro il Verona l’ingresso di un nuovo attaccante, Henry, ha completamente colto di sorpresa la difesa, in particolare un difensore come Acerbi fin lì attentissimo nel duello contro l’attaccante scaligero Djuric.

Paradossalmente, il Verona ha trovato il gol nel secondo tempo, quando l’Inter gli aveva praticamente precluso ogni forma di costruzione del gioco e l’aveva reso inoffensivo fino a quel momento, a differenza di un primo tempo in cui l’aveva lasciato giocare ed arrivare alla conclusione in porta, seppur senza mai grossa pericolosità. Segno che si è trattato del classico calo di tensione dovuto forse anche alla troppa sicurezza, e che denota il difetto, già evidenziato in precedenza, di non chiudere le partite quando se ne ha la possibilità.

Il lavoro di integrazione dei nuovi acquisti compiuto da Inzaghi però è proceduto molto bene, e ad oggi l’Inter appare come la squadra meglio attrezzata per correre ai ripari a partita in corsa in termini di energia sia fisiche che mentali: non a caso il gol vittoria contro il Verona è arrivato da Davide Frattesi, uno degli acquisti più importanti della sessione estiva che in campionato ha giocato finora solo una partita da titolare (a fronte però di 4 in Champions League e ai 120 minuti nel match di Coppa Italia contro il Bologna).

L’arrivo poi in un nuovo esterno come Tajon Buchanan al posto dell’infortunato Cuadrado offre ora ad Inzaghi una nuova variabile dalla panchina (in caso di necessità potrebbe anche andare a formare un tridente con Thuram largo a sinistra).

La prima parte di stagione ha dimostrato che la chiave per mantenere un alto rendimento per l’Inter non risiede tanto nel turnover, che può essere effettuato o meno, ma nella gestione delle forze all’interno della partita: i nerazzurri sono stati in grado di decidere molte partite con delle fiammate improvvise dopo aver lasciato sfogare gli avversari.

Per questo in realtà l’Inter sembrava maggiormente performante quando la tensione nervosa si mantiene alta per tutta la settimana, con gli impegni di Champions League: l’attenzione è sempre alta ma dal punto di vista fisico i giocatori non sembrano risentirne troppo. 

Dopo il fondamentale snodo del 4 febbraio, ovvero la sfida contro la Juventus a San Siro, i nerazzurri riprenderanno la Champions League e dovranno giocare il recupero di campionato contro l’Atalanta dovuti alla partecipazione alla Supercoppa Italiana: è quello il momento in cui si vedrà se sarà possibile mantenere il vantaggio sui bianconeri.

Lautaro-dipendenza? Servono altre soluzioni offensive

Non è certamente un caso se una vittoria così difficile come quella contro il Verona è stata ottenuta nel giorno in cui è rientrato Lautaro Martinez, che ha siglato il suo 16° gol in 19 giornate di campionato (di cui ne ha giocate 17). Un ritmo impressionante: solo i due giocatori al secondo posto della classifica cannonieri, Berardi e Giroud, hanno segnato più della metà dei suoi gol, ovvero 9. Al terzo posto troviamo l’ex Lukaku e le rivelazioni Soulé e Gudmundsson a quota 8.

Ma il valore aggiunto di Lautaro non si limita solo ai gol (per quanto fondamentali): con lui in campo anche Marcus Thuram appare un giocatore diverso, più coraggioso, più deciso, più estroso. Forse anche per il fatto che l’argentino attrae a sé più difensori e di conseguenza lascia al francese più spazio, il rendimento di Tikus in coppia con Lautaro aumenta esponenzialmente rispetto a quando gioca con un altro compagno.

E proprio sulle alternative nel reparto offensivo c’è la nota dolente: Marko Arnautovic. Il suo ingresso in campo contro il Verona è stato surreale per quanto gli sia andato tutto storto: palla persa nel contrasto che ha portato al pareggio scaligero, “parata” involontaria sulla linea di porta di un pallone che si stava insaccando per il nuovo vantaggio interista, clamoroso errore di testa a pochi centimetri dalla porta pochi istanti dopo.

Mentre tutta la squadra festeggiava a fine partita, la faccia dell’austriaco era di sofferenza e incredulità: dal punto di vista psicologico il giocatore è completamente annichilito dagli errori commessi. 

Nonostante l’assist spettacolare offerto a Barella contro il Lecce e il gol di rapina per il momentaneo vantaggio contro il Genoa, il rendimento di Arnautovic in zona gol è a dir poco deficitario, e nonostante la forma fisica dell’austriaco sia buona, la sua condizione mentale è assolutamente ai minimi termini.

L’Inter però non può permettersi di avere una terza scelta in attacco in queste condizioni: sia lui che Sanchez possono ricoprire il ruolo di quarto attaccante in rosa, ma serve un giocatore di livello che possa entrare regolarmente nelle rotazioni con la coppia Lautaro-Thuram, soprattutto in vista degli impegni europei.