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L’ultima giornata di campionato di Serie A ha ribadito alcune certezze e ha originato qualche dubbio di tenuta fisica di qualche squadra, probabilmente eccessivamente spremuta dagli impegni di questa prima parte dell’inverno 2023/2024.

Tra le squadre che sembrano aver pagato lo scotto di un incessante tour de force che non permette pause, c’è l’Inter di Inzaghi, che ha dimostrato a Marassi di non poter contare su quello scatto finale che ha contraddistinto i nerazzurri nella primissima parte della stagione.

Andiamo ad esaminare le cause di tale leggera flessione.

Avversari tosti

Vi è da sottolineare innanzitutto un particolare atteggiamento della squadra dell’allenatore piacentino, all’indomani di un periodo di massimo sforzo, chiusosi con la qualificazione agli ottavi di Champions League.

L’Inter ha profuso infatti il suo massimo sforzo per raggiungere con anticipo il passaggio del turno al cospetto di un girone obbiettivamente non insuperabile, attraverso partite di difficile interpretazione e compagini come Benfica e Salisburgo, che fanno di fisicità e corsa le loro caratteristiche principali.

Il tutto senza contare gli spagnoli della Real Sociedad, che hanno soffiato il primo posto alla squadra nerazzurra proprio all’ultima curva, al Meazza, quando il pareggio a reti bianche ha fatto felici i tanti tifosi iberici giunti a San Siro. Anche in questo caso partita iper dispendiosa per i ragazzi del “Demone“, ai quali proprio Inzaghi stava cominciando a pensare, dispensando nel tempo riposi a larga mano a ciascuno di essi.

Inoltre, le squadre affrontate nelle competizioni nazionali, non hanno fatto altro che rafforzare questo tipo di sensazione: prima il Bologna in Coppa Italia, peraltro con annessi tempi supplementari, poi il Lecce di D’Aversa che è sempre problematica da affrontare, alla luce dei suoi interpreti tutto cuore e muscoli, e infine proprio il Genoa, che quanto a esplosività fisica, copertura del campo e meri polmoni, non teme confronti con nessun’altra squadra di Serie A.

Ritmi vertiginosi

Il paragrafo che avete appena letto può essere attaccato in più punti: siamo ancora all’inizio della stagione, le avversarie toste e difficili esistono per tutti e la rosa dell’Inter è molto ampia per poter correre rischi di fine benzina.

Il problema vero, però, è che nel DNA dell’Inter vi è insita la necessità di correre a mille all’ora, fin dalla costruzione della manovra avversaria.

Abbiamo messo in evidenza più di una volta come il pressing dell’Inter non parta sul primo passaggio delle squadre avversarie sulla rimessa dal fondo. Il lavoro di Lautaro e Thuram comincia poco più avanti della trequarti, dove iniziano a scarseggiare le linee di passaggio per i centrocampisti rivali.

Questo è dovuto ad uno schieramento piuttosto corto, dove la pressione degli esterni è coadiuvata da quella delle due mezze ali, quasi sempre Barella e Mkhitaryan, pronti a dare una mano ai vari Thuram, Carlos Augusto, Dimarco, Darmian e Cuadrado, pressione che ha talvolta regalato reti fulminee sulle ripartenze in caso di recupero palla.

Tutto questo ha un costo in termini di dispendio fisico a lungo, medio e brevissimo termine e la cosa sembra avere originato quel campanello d’allarme di cui abbiamo parlato a inizio pezzo.

Niente di così preoccupante, sembrerebbe addirittura naturale una sorta di flessione in questo momento della stagione, ma pare obbligatorio capire come se ne possa uscire.

Magari col mercato, per far rifiatare i due giocatori più spremuti, per ruolo e caratteristiche, proprio le due mezze ali, segnatamente l’ex Cagliari e l’ex Roma.

Gli assenti

E infine il capitolo assenti, che non può non avere la sua valenza, se le defezioni arrivano dal giocatore che è la vera anima della squadra interista, leader incontrastato e capitano, che, non solo con la fascia al braccio trascina i suoi alle, finora copiose, vittorie nerazzurre.

Lautaro Martinez detta i ritmi del pressing, essendo spesso il giocator più avanzato e, a seguire, tutti i compagni seguono, a partire dal possente Thuram, che ha avuto un inizio stagione da “rookie”, da incorniciare.

L’altro assente con il Genoa è stato Dimarco, altra pedina fondamentale del gioco di Inzaghi, sia tecnicamente, visto che pochi esterni hanno il piede dell’esterno di Inzaghi, sia tatticamente, visto che quando c’è il numero 32 in campo, la preoccupazione della difesa è decisamente più marcata e tutta la squadra ne giova in termini di spaziature.

Sia Lautaro che Dimarco sembrano arruolabili per il prossimo turno contro il Verona, nella serata della Befana, in una partita nella quale, invece, sarà certamente assente Cuadrado, operato e fuori fino a inizio marzo.