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L’Inghilterra è per la seconda volta consecutiva tra le prime 4 in una grande manifestazione per nazionali. Non gli capitava dall’accoppiata Mondiali 66/Europei 68. L’unica a riuscirci in questo bi(tri)ennio. Delle 4 semifinaliste dei mondiali in Russia non ce l’ha fatta il Belgio, e men che meno la Francia e la Croazia.

It’s coming home, sta tornando a casa. Una frase che presumibilmente sentiremo spesso in avvicinamento alla finale dell’11 Luglio. Richiama il ritorno del calcio nella sua culla primordiale, cioè la terra d’Albione, come nel 1996 ora che l’europeo smette di essere itinerante per spostarsi tutto nella cornice di Wembley.

Ma significa anche che il calcio potrebbe tornare a premiare i padri nobili di questo gioco, fermi con le lancette delle vittorie al mondiale del 1966. Guarda caso giocato proprio in casa. Con una finale a Wembley.

La banda Southgate adesso fa paura

L’europeo dell’Inghilterra è stato un crescendo, deflagrato nel quarto di finale senza storia contro l’Ucraina arrivata ad un punto insperato e con un compito che andava ben oltre le proprie (modeste) possibilità.

Ora nella truppa di Southgate sembra girare tutto alla perfezione, senza sbavature di nessun tipo, e per trovare qualcosa di migliorabile è necessario cercare il famoso pelo nell’uovo.

Un dato che dimostra la solidità di questa nazionale è quello delle reti subite: zero. La porta di Pickford mai stata violata, e la cosa non era mai accaduta nella storia degli europei. Un precedente viene in mente solo ai mondiali, quello dell’Italia nel 90 arrivata immacolata alla semifinale a cui l’unico gol subito che però costò carissimo. Un po’ di corsi e ricorsi che possono spaventare gli inglesi e dare qualche speranza a spagnoli e italiani in caso di una finale da giocare in trasferta.

La crescita della nazionale dei tre leoni è stata collettiva e ha coinvolto tutti i reparti: dalla difesa che con il ritorno a pieno regime di Maguire ha trovato tranquillità e solidità all’attacco che ha ritrovato un Harry Kane che tutti attendevano. Proprio il centravanti del Tottenham (chissà per quanto) sembra l’uomo della svolta e quello in grado di trasformare una spedizione positiva in una trionfale.

La rosa migliore

Proprio negli uomini a disposizione sembra esserci il grande vantaggio della nazionale inglese. Nessuna delle quattro rimaste ha una scelta così ampia e completa come quella nelle disponibilità di Southgate. Tutto questo, sommato al fatto che ora si gioca in casa, configura un’occasione come non succedeva da tempo per gli inglesi.

La cosa che sorprende è che finalmente la nazionale di sua maestà sembra avere molte frecce a disposizione del proprio arco, anche per variare il tema tattico della gara in corso d’opera.

La partita con la Germania è stata paradigmatica in questo senso: in una gara chiusa, l’ingresso di un giocatore come Grealish ha permesso a Southgate di spaccare la partita, proponendo un Inghilterra insolita a livello internazionale. Alla consueta solidità fisica, la nazionale dei tre leoni ha aggiunto nel tempo una tecnica in rapidità che difficilmente si può rintracciare nella storia del football britannico.

L’aggiunta di gente come Sterling, Grealish, Saka, Rashford e Foden sull’impianto classico di un gioco all’inglese incentrato su corazzieri come Maguire, Walker, Henderson e Kane sembra un mix destinato a dare finalmente i suoi frutti.

Rispetto alle altre 4 rimaste non c’è nemmeno da sottovalutare l’esperienza internazionale: i giovani inglesi sono dei titolari nei loro club e giocano abitualmente match importanti in Champions. Rispetto ad esempio ad una Danimarca, dove giocano prospetti interessanti come Damsgaard che però ha esperienza internazionale limitata, è un innegabile vantaggio.

Il peso di essere favoriti

Tutte queste considerazioni possono però trasformarsi in un boomerang. Il famoso pelo nell’uovo c’è e non va sottovalutato. Subito dopo il vantaggio con gli ucraini ci sono stati 10 minuti di bassa tensione, con qualche leggerezza tra centrocampo e difesa che con altre formazioni possono costare care.

E in generale l’Inghilterra sembra si una squadra fortissima, ma si percepisce che si tratta di una selezione e non di una vera e propria squadra. L’Italia e la Danimarca in questo senso sembrano più affiatate. La Spagna è talmente imprevedibile che in questa considerazione non può nemmeno entrare.

E la storia recente parla anche di una difficoltà per chi gioca in casa. Gli esempi ancora freschi nella memoria della Francia 2016 e soprattutto del Brasile 2014 sono li a dimostrarlo. Talvolta la pressione aggiuntiva di una gara in casa può giocare brutti scherzi in questa competizione.

Di sicuro c’è che adesso si torna a casa. E questa volta l’obiettivo dichiarato è di far tornare il pallone a casa. E di farcelo rimanere.