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Si scrive Turone e si legge il caso del secolo scorso per il campionato italiano.

Dopo quel gol annullato al difensore della Roma in casa della Juventus, la moviola non sarà più la stessa, così come il calcio nella cultura popolare assumerà nuovi contorni e soprattutto cambiando anche i confini delle rivalità.

Insomma 40 anni dopo siamo ancora qui a parlare di quella partita: Juventus – Roma che a modo suo determinò il campionato 1980-81, consegnando poi lo scudetto numero 19 alla formazione bianconera. Un calcio molto diverso da quello di oggi. Non sembrano passati quattro decenni, ma un millennio.

Una partita passata alla storia per il gol annullato a Turone e sul quale a distanza di così tanti anni non si è mai giunti ad una conclusione certa: gol regolare, oppure offside giusto? Moviole a confronto, tifoserie una contro l’altra e nemmeno le parole dei protagonisti di quel giorno hanno messo fine alla questione.

Non resta che rivivere quel, Juventus – Roma del 10 maggio 1981

Juventus – Roma che testa a testa

Due grandi fatti sconvolsero il pre-campionato della stagione 1980-81.

Su tutti lo scandalo delle partite truccate che aveva travolto il calcio italiano alla fine della stagione precedente, con la polizia che arresta i giocatori sul campo, mentre Milan e Lazio vengono retrocesse a tavolino.

In secondo luogo vengono riaperte le frontiere del calcio italiano per il mercato estivo e dunque si può andare a pescare ovunque per rafforzare le rose.

La Juventus, già forte di un blocco granitico che forma anche l’ossatura della nazionale di Bearzot, si assicura Brady, mentre la Roma del presidente Dino Viola porta l’eleganza brasiliana di Falcao sulla mediana giallorossa. Sono i colpi ad effetto che accendono il calcio mercato italiano, in un’estate tragicamente segnata dalla bombe e dalla strategia della tensione.

Insomma il calcio per ricompattare una nazione divisa da altri aspetti. La Roma parte bene con Liedholm in panchina ed è campione d’Inverno: Falcao disegna calcio, Bruno Conti si conferma un’ala imprendibile e Pruzzo insacca tutti i palloni che arrivano in area. Il presidente Viola sogna e con lui il popolo giallorosso. Ma la Juventus non è una squadra che molla la presa.

I bianconeri restano incollati alla formazione della capitale e mentre la Roma rallenta alle prime temperature in rialzo della Primavera, la squadra di Giovanni Trapattoni non solo recupera lo svantaggio, ma piazza anche il sorpasso.

Si arriva quindi a quel 10 maggio 1981, con la “Vecchia Signora” al comando forte di 39 punti e la Roma incollata a quota 38. Giornata numero 28 della Serie A, quindi ultimi 270 minuti della stagione.

Un successo o un pareggio garantirebbero lo scudetto alla Juve, nonostante la trasferta di Napoli della domenica successiva, mentre un colpaccio giallorosso equivale ad appuntarsi sul petto il secondo scudetto della storia che manca proprio da 40 anni. Una sorta di spareggio, o di finale anticipata se preferite in quella domenica che passerà alla storia.

Turone l’uomo delle due epoche

Maurizio Turone ancora non sa che il 10 maggio 1981 il suo nome diventerà un’icona del calcio italiano.

Non tanto per le gesta da difensore roccioso che valsero il soprannome di “Ramon“, quanto per quel gol che per un attimo illude la capitale e diventa la mela avvelenata di un finale di campionato che onestamente avrebbe meritato un epilogo meno polemico.

Insomma lo 0-0 al “Comunale” di Torino va bene alla Juve che fra l’altro resta in 10 per il rosso a Furino. Un punto d’oro dunque, mentre la Roma attacca e attacca ancora. Il pareggio è una sorta di resa incondizionata per Falcao e compagni, con il successo che diventa obbligatorio per mettere le mani sullo scudetto.

Nei minuti finali la formazione della capitale stringe d’assedio i bianconeri, con Conti che pennella per la sponda di Pruzzo a favore di Turone. Il difensore giallorosso si inserisce all’apparenza con i tempi perfetti e di testa infila Zoff. Clamoroso al Cibali, anche se stanno giocando a Torino, verrebbe da dire. Ma l’urlo di gioia del popolo giallorosso resta strozzato in gola.

L’arbitro Bergamo sembra convalidare, per poi qualche istante dopo fischiare un calcio di punizione a favore della Juventus. Decisiva la bandierina alzata dal signor Sancini di Bologna, primo assistente del suddetto direttore di gara. Per il guardalinee Turone ha colpito di testa in fuorigioco e la rete va annullata.

È il momento in cui proliferano le polemiche e le discussioni senza fine.

C’è un prima e un dopo Turone nella storia del calcio italiano. Un prima e un dopo che ha in quel 10 maggio 1981 il suo giorno zero.

Quello spartiacque in cui la Moviola da studio entra per sempre nelle vite degli italiani, alimentando decenni di polemiche, discussioni e liti: a casa, a scuola, nei luoghi di lavoro, nei bar e ovunque almeno due appassionati di calcio si trovano a parlare del gioco del pallone.

Una moviola imperfetta

In realtà la sera stessa di Juventus – Roma Carlo Sassi, il noto moviolista della Domenica Sportiva prova a spegnere sul nascere le polemiche. La sua moviola dimostra che Turone, seppur per questione di centimetri si trova in offside. Caso chiuso quindi. Ma non sarà così. Pochi giorni dopo un’emittente privata, con un altro tipo di moviola dimostra che la rete del difensore giallorosso è regolare.

È il colpo di coda che riaccende la polemica, un po’ come soffiare su un fuoco che si stava spegnendo e poi ritrova ossigeno per divampare. Lo stesso Carlo Sassi è costretto a scusarsi e soprattutto ad ammettere che la Moviola in dotazione ha delle percentuali di errore e che quelle percentuali si sono avverate davvero. Insomma in qualche modo si auto-smentisce e definisce regolare la rete della Roma.

La polemica è ovunque a quel punto: il Presidente Viola riferisce di millimetri avversi alla Roma, con Boniperti che il giorno seguente invia al numero 1 giallorosso un righello come regalo. Un modo come un altro per misurare da una parte e dall’altra sfottere in maniera non pesante il rivale. Ma Viola risponde per le rime, affermando che i righelli sono strumenti da geometri e lui invece è un ingegnere con tanto di laurea.

Le discussioni divampano ovunque abbiamo detto, mentre il solo Sancini da Bologna difende il suo operato. Lo dice nell’immediato e lo ridirà anche molti anni dopo: Turone era in offside e il gol è stato annullato giustamente. Sta di fatto che regolare o meno il gol della Roma, la carriera del guardalinee finì quel 10 maggio 1981 ad alti livelli. Per lui anche una sfilza di minacce di morte recapitate direttamente dalla capitale.

E chi pensa che l’accaduto sia finito nei meandri del dimenticatoio si sbaglia di grosso. Anche a distanza di 40 anni si parla del gol di Turone e di quello che sarebbe potuto essere ed invece non è stato. Un qualcosa che ha avvelenato ancor più l’ambiente e cambiando per sempre la storia del calcio nel nostro paese.

Come detto, quattro decenni dopo non si è ancora giunti alla pura verità. Chissà, il Var dei giorni nostri avrebbe evitato tutto questo e forse Turone sarebbe passato alla storia per ben altro.

Per un gol scudetto che lo stesso Maurizio, alias Ramon, reclama ancora oggi come regolare. Il prima e il dopo Turone, di una storia tutta italiana.