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In principio? Un trionfo d’oro. E uno stemma già parecchio – ma parecchio! – avanti per essere solo i primi anni del Novecento. 113 anni di storia di Inter e a raccontarla in maniera netta, malinconica eppure bellissima, ci pensano i vari loghi che si sono susseguiti nelle maglie dei giocatori e nei cuori dei tifosi.

Nero e azzurro, sempre presenti: tutto il resto è cambiato, come le proprietà e i protagonisti. Al centro è rimasta sempre lei, la Beneamata, un pezzo di storia di calcio italiano che, così come in campo, ha saputo rivoluzionare anche le apparenze.

Le origini dello stemma dell’Inter

Oltre un secolo di storia e ben 16 loghi diversi. Dal 9 marzo del 1908, quando al Ristorante Orologio di Piazza Duomo 44 soci fondatori istituiscono il Foot-Ball Club Internazionale Milano, il viaggio nerazzurro inisce e non si chiuderà mai più. Sempre nel massimo campionato, sempre distinguendosi dalla massa. Le lettere (F, C, I, M) sono un acronimo particolare, difficilmente ci stanno in una riga di passione. Eppure Giorgio Muggiani, membro di quei 44, ma soprattutto artista dell’immagine, trova un modo particolare per condire lo stemma: tutto al centro, in bianco, su sfondo d’oro e attorniamo dal nero e dall’azzurro che saranno i colori primari.

Muggiani vuole dare un senso di internazionalità alla squadra e quindi di unione. Il club è un tutt’uno e nasce da un’idea di condivisione profondissima, che unisce Milano, il cielo, la notte e l’oro delle stelle. Con questo stemma arrivano due scudetti: 1910 e 1920.

Va da sé che la mission dell’Inter fosse incompatibile con il regime fascista: anche per questo, nel 1928 il cambio è netto. C’è un fascio littorio su sfondo blu, lo scudo dei Visconti e la croce rossa della città di Milano. Durerà un solo anno, poi sostituito dall’Ambrosiana e dalla prima rivoluzione nerazzurra: restano le strisce nerazzurre, ma l’oro è il colore quasi dominante. Per la prima volta, l’Inter è una AS: associazione sportiva.

Il simbolo scelto

Il logo dell’Ambrosiana sarà dal 1929 al 1932, dal 1933 al 1945 cede la forma rotonda e diventa un rombo: pallone d’oro al centro, strisce nerazzurre e ancora l’oro a rappresentare i bordi dello stemma. Tutto molto semplice, con la scritta Associazione Sportiva Ambrosiana Inter. Ecco: proprio ‘Inter’, che vi sembrerà scontato e invece è perfetto. Semplicemente, il richiamo alle origini – e quindi al progetto inclusivo – restava forte e in qualche modo bisognava inserirlo.

Al termine della Guerra, l’Internazionale torna sui suoi passi: cerchio azzurro, cerchio nero, cerchio bianco e scritta in oro. Quale? Quella di Muggiani: FCIM, per la prima volta finita sulle divise. Nel 1960 torna invece “F.C. Inter” e per la prima volta il logo ha la forma di un uovo: c’è tanto ‘oro’ e c’è tanto nero e azzurro.

Ma è soprattutto il debutto del “Biscione”, così come ancora oggi viene denominata la formazione interista. Da dove arriva? E’ l’emblema della nobiliare casata dei Visconti. Si presenta spesso con la testa coronata, piegato in moto continuo e volto a disegnare una S. I milanesi lo chiamano “El bisson” e nel simbolo originale è ritratto nell’atto di ingoiare un fanciullo.

Dal 1963 al 1979, il logo cambia ancora: torna ancora lo stemma di Muggiani e il disco centrale si fa quasi tutto d’oro, con leggere tracce di nero e d’azzurro.

Questa è l’Inter che si fa Grande, che si consacra nella storia, vincendo con Herrera tutto ciò che si poteva vincere. Bando alla scaramanzia, dal 1980 lo stemma si fa fisicamente “scudetto“. E stavolta è tutto bianco, con due bande laterali azzurre e nere, e un biscione al centro con la sciarpa nerazzurra a proteggere la stella del decimo scudetto conquistato. Dal 1988 al 1989 il logo è quasi invariato: allo ‘scudettino’ sarà aggiunta la scritta ‘Inter’ in alto.

Negli ultimi 30 anni

Dagli anni Novanta, compare nuovamente la scritta di Muggiani. Anzi: torna proprio il logo del 1963, stavolta con una stella poco sopra. L’Inter torna alle origini fino al Duemila, quando per la prima volta il colore dominante del tondino diventa l’azzurro, con cerchi neri e il bordo dorato.

Al centro, ancora FCIM, ancora tutta insieme, la particolarità è la stella: non più esterna al logo, ma interna e posta di fianco alla scritta.

Nel 2007, l’oro si fa più scuro, è meno acceso e forse più elegante. Attornia l’azzurro e il nero, mentre la scritta al centro è bianca. La stella, come un pacco, stavolta è spostata nuovamente all’esterno.

Arriva il 2008 ed è l’anno del centenario: l’Inter decide di aggiungere la scritta della fondazione evidenziando il secolo trascorso, da 1908 a 2008.

Poco dopo, la società decide di inserire anche il verde, il bianco e il rosso all’esterno dello stemma, mantenendo la stella e i colori del logo dagli anni Duemila.

Arrivano infine al 2014: penultimo cambio di look e ritorno alle origini. Cambiano le linee del monogramma, ci sono meno cerchi e scompare la stella; scelta confermata anche nel 2021, con il blu che s’accende, il cerchio nero all’esterno e il bianco a incorniciare dall’interno.

La scritta di Muggiani? Drasticamente cambiata: via la F e la C, dentro solo la I di Internazionale e la M di Milano. Sempre incastrate e sempre ‘accerchiate’. Ma è l’inizio di una nuova era. Più snella.