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La nostalgia non è una canaglia, così come si cantava. La nostalgia è un vecchio amico che t’abbraccia: un attimo di contatto e le sensazioni tornano in un attimo.

Quanto fu emozionante la Serie A 1994-1995? Quella di Batigol, sì. Ma anche del ventitreesimo scudetto della Juventus di Baggio, Marocchi, Ravanelli e Vialli. Quella che si preparava a lasciar andare Roby, mentre un giovanissimo Alessandro Del Piero aveva di fatto conquistato i gradi del campione, in attesa di sconfinare nell’era dei fuoriclasse italiani, dieci che non esistono più.

18 squadre, 306 partite disputate e un totale di 773 gol segnati, che per quell’epoca così difensivista della Serie A qualcosa voleva pur dire. Ecco, cosa? Che eravamo il campionato più bello del mondo, con i giocatori più forti e certamente il centravanti più letale su questo pianeta. Non a caso, a guidare tutti c’era Gabriel Omar Batistuta.

La classifica dei marcatori

In realtà, un’altra lezione arriva dalla classifica cannonieri di quel periodo. Intanto: tutti sotto i 30 anni, o massimo a 30 anni. Non più un museo di elefanti, ma la storia che si fa esattamente in quel momento, al massimo. Poi: dei primi undici in classifica, ben nove erano italiani. I primi due, argentini. Andiamo a dare un’occhiata alla top 10 dei marcatori di quella Serie A.

GIOCATORESQUADRAGOL
Gabriel BatistutaFiorentina26
Abel BalboRoma22
Ruggiero RizzitelliTorino19
Gianfranco ZolaParma19
Gianluca VialliJuventus17
Marco SimoneMilan17
Giuseppe SignoriLazio17
Sandro TovalieriBari17
Fabrizio RavanelliJuventus15
Enrico ChiesaCremonese14
La classifica marcatori 94/95 con due argentini in testa e poi tanta Italia dietro

Il re dei Bomber: Batistuta

Era, quello, soprattutto l’anno della grande consacrazione di Gabriel Batistuta. 26 gol in 32 partite, una media di 0,81 reti a partita e soprattutto un gol ogni 111 minuti di gioco.

Che meraviglia, il Re Leone.

Certamente aiutato dagli 8 rigori realizzati, ma per il resto tutta farina del suo sacco. Di testa, di destro, di sinistro, d’istinto e di ragionamento: non c’era attaccante più decisivo e forte, più letale e chiaro nelle scelte.

Una stagione che lo portava esattamente dove meritava: al primo posto nel parco giochi dei bomber, in un’età in cui tutto è ancora possibile. E cioè a 26 anni.

Bomber a sorpresa: Tovalieri

Balbo era una certezza, Rizzitelli e Zola avevano fame e talento, mentre Vialli, Simone, Signori e Ravanelli certamente diversa esperienza e gol alle spalle.

Ecco perché, a sorprendere più di tutti, anche di un giovanissimo Enrico Chiesa alla Cremonese, arrivò Sandro Tovalieri. Aveva 30 anni e poche chance in Serie A. Eppure, negli anni precedenti si era imposto come figura di categoria: in Serie B non c’era difensore che sapesse come fermarlo. E lui non aveva assolutamente intenzione di trovarne.

Quando il Bari gli offrì l’opportunità di un ruolo da titolare in Serie A, dopo aver firmato una promozione che mandò in visibilio la città, Tovalieri non ascoltò altre proposte: era lì, nel momento giusto, al posto giusto, cone il carico di esperienza fondamentale per non sbagliare.

E allora? Allora fu un successo praticamente scritto: 17 gol in 31 partite, soltanto un calcio di rigore siglato. Numeri alla Batistuta, o quasi. In una formazione che riuscì a salvarsi, vedendo i rivali del Foggia cadere in cadetteria.

Bomber assente ingiustificato: Bergkamp

La storia, probabilmente, già la conoscete. L’Inter si innamora di Bergkamp, nel 1993 (estate) lo acquista per 18 miliardi di lire (insieme a Jonk), ma del talento ammirato ai tempi dell’Ajax sembra non ci sia più nulla, esaurito dai tanti problemi – non solo fisici – che l’olandese affrontò ai tempi dell’Inter.

Resta in Italia per due stagioni, non riuscendo mai ad esprimere continuità e qualità. In una stagione in cui in Serie A arrivano appena 4 gol, riesce però a fare la differenza in Europa, dove segna 8 gol in 11 presenze (anche una tripletta al Rapid Bucarest). Poi arriverà l’opportunità Arsenal. E un’altra carriera.