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Il campionato 1995-96 rappresenta una svolta per tanti aspetti in Italia, ma anche al di fuori dei confini.

Si tratta della prima stagione, post sentenza Bosman che da quel momento cambierà per sempre il calcio. Aggiungiamoci l’aumento delle sostituzioni da due a tre e l’introduzione dei numeri fissi sulle maglie dall’1 al 99: si capisce che il punto di rottura è di quelli pesanti.

Il Milan si laurea campione di Italia per la 15ª volta, il quarto titolo in cinque anni con Fabio Capello in panchina e il nostro campionato annovera tutte le più grandi stelle al mondo.

La classifica cannonieri però e nelle mani di Giuseppe Signori che fa sognare la Lazio a suon di reti, in coabitazione con Igor Protti del Bari. Batistuta si conferma a grandi livelli e Oliver Bierhoff completa il duo straniero, in una top 10 che vede ben 8 bomber italiani. Davvero altri tempi.

Curioso come lo stesso Milan campione di Italia non sia rappresentato da alcun giocatore in questa classifica, a testimonianza della forza della squadra capace di mandare in rete un numero altissimo di giocatori.

Vediamo nel dettaglio la classifica cannonieri della stagione 1995-96 e un breve riassunto della stagione.

L’ultimo scudetto di Capello con il Diavolo

La stagione 1995-96 abbiamo già detto che rappresenta una svolta totale per il calcio. In Serie A le stelle fanno a gara per giocare, soprattutto quelle straniere.

Il Milan dopo tre scudetti di fila, nella stagione precedente ha ceduto il passo alla Juventus che è tornata sul tetto di Italia dopo 9 anni con Lippi in panchina. Proprio dai bianconeri il Milan prende Baggio, con l’arrivo di Weah che completa un attacco composto da Massaro, Simone, Savicevic e Boban (oltre a Futre e Di Canio, ndr).

Saranno proprio i rossoneri a dettare il passo in un campionato dove la stessa Juventus abdica a favore del trionfale cammino in Champions League.

La Fiorentina, trascinata dalle reti di Batigol si ferma ad un punto dal Diavolo nel platonico titolo di inverno, mentre pagherà un calo nel ritorno: pur vincendo la Coppa Italia.

L’Inter bagna la prima stagione completa di Massimo Moratti alla presidenza, con un deludente settimo posto e ben tre allenatori che si alternano sulla panchina nerazzurra: il successo della Juve in Champions però, lascia un posto vacante in Coppa Uefa e saranno gli uomini di Roy Hodgson a prenderselo.

Con due giornate di anticipo il Milan festeggia il 15° tricolore, mentre la Juventus chiuderà seconda davanti a Lazio, Fiorentina, Roma e Parma. Anonimo campionato per un Napoli in netta fase calante, con il Torino clamorosamente retrocesso sette anni dopo l’ultima volta e a 4 anni dalla finale di Coppa Uefa persa contro l’Ajax.

Insieme ai granata scendono nel campionato cadetto il Padova che fa debuttare in Serie A il primo giocatore statunitense, Alexis Lalas, la Cremonese che ha ritrovato solo ai giorni nostri il massimo campionato dopo 26 anni di attesa e il Bari, a cui non bastano le reti dello scatenato Igor Protti.

La classifica cannonieri 1995-96

GIOCATORESQUADRAGOL
Igor ProttiBari24
Giuseppe SignoriLazio24
Enrico ChiesaSampdoria22
Marco BrancaInter19
Gabriel BatistutaFiorentina19
Oliver BierhoffUdinese17
Luis OliveiraCagliari15
Nicola AmorusoPadova14
Nicola CacciaPiacenza 14
Pierluigi CasiraghiLazio14
La classifica marcatori della Serie A 95/96

Una poltrona per due.

Giuseppe Signori e Igor Protti saranno i due bomber per eccellenza del campionato. 24 gol a testa, ma con esiti molto diversi per le rispettive squadre.

Il laziale trascina i suoi al terzo posto in campionato, il secondo miglior risultato da metà degli anni ’70 e di questi 24 centri, ben 12 arrivano su calcio di rigore. Curioso il modo di calciare dagli 11 metri del bomber biancoceleste che darà vita ad una moda particolare: ovvero il rigore senza rincorsa.

Igor Protti si impone con 24 reti nel Bari, una cosa quasi impensabile nel calcio moderno, ma che non era così raro all’epoca. Appena 5 i rigori realizzati dal giocatore labronico che farà la fortuna di tanti fanta-allenatori. Meno fortunata la stagione del Bari che si arrende al 15° posto in classifica e torna in Serie B.

Il podio della classifica cannonieri si completa con la presenza di Enrico Chiesa. È l’anno della consacrazione per il Re dei bomber di Provincia. Nell’attacco della Sampdoria, il padre di Federico, collezione 22 gol a fronte di 27 presenze. Resta in campo ben 2.279 minuti e segna in media una rete, ogni 104 minuti. La frequenza più “bassa” di tutta la Serie A.

Assieme a Branca a quota 19 gol, c’è anche Batistuta. Marco inizia con due gol nell’attacco della Roma, ma passerà nel mercato invernale all’Inter: qui arrivano la bellezza di 17 centri in 24 apparizioni con la maglia nerazzurra. Media gol di 0,61 a partita, mentre a livello di minuti c’è una rete ogni 126′ giocati.

Il Re Leone scalda il cuore di Firenze e sotto la sapiente guida di Ranieri la Fiorentina a lungo insidia il Milan nella lotta per lo Scudetto. Poi i gigliati dirotteranno la stagione verso la conquista della Coppa Italia, ma l’argentino si conferma un cannoniere di eccezione, con una rete ogni 145 minuti.

L’altro straniero, in una top 10 che parla quasi solo italiano, è Oliver Bierhoff. Alla prima stagione con la maglia dell’Udinese il tedesco esplode letteralmente dopo aver fatto le fortune dell’Ascoli in Serie B nelle tre stagioni precedenti e con un solo campionato in Serie A alle spalle. Tra l’altro molto deludente con 17 presenze e appena due reti nel 1991-92.

Dunque Oliver si impone come bomber in maglia friulana e sarà una stagione da incorniciare in tutti sensi per lui: 17 marcature in 31 partite e poi l’Europeo vinto da protagonista assoluto con la Germania in Inghilterra: il suo gol del 2-1 al Golden Gol, vale il titolo tedesco sulla Repubblica Ceca.

Da una provincia all’altra e soprattutto dal Nord Italia, alla Sardegna. Signore e signori, ecco Lulù Oliveira il brasiliano naturalizzato belga che infiamma Cagliari. Luis trascina i rossoblù verso la salvezza con 15 reti in 33 gare, di cui 5 dagli 11 metri e soprattutto si fa conoscere al grande pubblico.

Sé al Bari non sono bastate le 24 reti di Protti, pensate allora alle 14 reti di Nick Amoruso con la maglia del Padova. I veneti saranno la prima squadra a centrare la retrocessione matematica, a causa anche di 11 sconfitte di fila. In tutto questo buio di risultati e obiettivi mancati, brilla però l’attaccante Amoruso che nella stagione seguente passerà guarda caso alla Juventus.

Restiamo ancora in Provincia ed ecco Nicola Caccia. È il simbolo di un Piacenza tutto italiano che conquista la salvezza grazie alle reti del suo bomber. Saranno 14, gli stessi di Amoruso, ma in 33 gare. Sicuramente più pesanti, in quanto con i suoi gol gli emiliani raggiungo anzi tempo la matematica permanenza in Serie A.

La classifica cannonieri è aperta da un laziale, in coabitazione con Protti e la top 10 della stessa classifica, si chiude con un altro giocatore della Lazio. Pierluigi Casiraghi segna 14 gol che aiutano la truppa capitolina a blindare il terzo posto in classifica: la copertina è tutta per Signori, ma l’ex attaccante della Juventus si ritaglia il suo spazio con una rete ogni due gare, grazie a 28 presenze collezionate.

Classifica Cannonieri: due Re nella stagione 1995-96

24 gol per non arrivare per non arrivare da soli al comando.

Questo avranno pensato forse Giuseppe Signori e Igor Protti.

L’attaccante laziale vince per la terza volta in quattro anni la classifica cannonieri: e pensare che nel mercato estivo Cragnotti lo aveva già venduto al Parma. Poi la rivolta del tifo laziale, con tanto di tafferugli e danni alla sede della Lazio, obbligano il numero 1 biancoceleste a fare un immediato dietro-front.

Signori resta alla Lazio e con 24 reti accende la stagione dei biancocelesti, a fronte di 31 presenze. 12 gol arrivano dagli 11 metri a conferma della freddezza dello stesso Signori che nella stagione 1995-96 segna una rete ogni 109 minuti: secondo solo ad Enrico Chiesa.

Parte forte con 4 gol nelle prime 4 giornate: poi resta a secco contro Roma, Padova e Inter, mentre torna alla rete nel 4-0 in cui la Lazio travolge la Juventus campione in carica. Incredibilmente non segna per tutto novembre, ma chiude il 1995 con il botto; nei due turni che precedono il Natale segna una doppietta alla Sampdoria nel 6-3 casalingo e due gol li rifila anche all’Atalanta battuta 5-1.

Nel girone di ritorno è storico il suo gol a sei minuti dalla fine, con cui decide il derby contro la Roma su calcio di rigore (1-0). Non va dimenticato poi il 4-3 all’Olimpico contro il Bari in cui cala la doppietta e lo stesso fa Protti dall’altra parte, nel duello che vale la classifica cannonieri.

Segna in due settimane due gol alla Fiorentina nel 4-0 capitolino e una tripletta al Vicenza nel 3-0 interno. Chiude in bellezza con 4 reti nelle ultime 4 giornate. Due gol alla Sampdoria, uno all’Atalanta e negli ultimi 90 minuti segna il 2-0 finale sul Torino.

Igor Protti gioca invece in una squadra molto diversa a quella di Signori: di fatto gli altri 10 giocatori baresi creano solo per le finalizzazioni dell’attaccante nato a Livorno: 24 reti in 33 presenze, con un gol ogni 121 minuti.

Inizia alla grande Protti che segna 6 reti nelle prime quattro giornate, con una fantastica tripletta casalinga contro la Lazio nello spettacolare 3-3. La sua squadra però racimola appena due punti in questi primi 360 minuti di campionato.

Storico e non poco il gol che segna nell’ultima giornata del girone di andata a Torino contro la Juventus. Finisce 1-1, ma il Bari per almeno un tempo conduce 1-0, prima del pari di Ravanelli.

Nel girone di ritorno il bomber dei pugliesi non rallenta: anzi aumenta e rifila un gol al Torino, due alla Lazio, uno al Cagliari e una doppietta all’Atalanta. Firma ancora una doppietta alla Cremonese, ma non basterà per evitare la retrocessione del Bari.

Nell’ultima giornata, con la truppa già matematicamente nel campionato cadetto, Protti blocca sul 2-2 la Juventus con due gol d’autore che lo portano a chiudere al comando della classifica cannonieri assieme a Signori.

Classifica Cannonieri: la sorpresa

Enrico Chiesa è senza dubbio la sorpresa della stagione 1995-96, con la maglia della Sampdoria. Cresciuto nel vivaio blucerchiato, fa il suo esordio con l’unica presenza nel campionato 1988-89. Poi una serie di prestiti in Serie C a Teramo, Chieti, Modena e la prima stagione da titolare in quel di Cremona in Serie A, dopo essere rientrato alla base nella stagione 1993-94.

Nella Serie A 1994-95 conduce alla salvezza i grigiorossi con 14 reti e così la Sampdoria decide di dare una seconda chance a Chiesa. Questa volta Enrico non delude le attese e segna la bellezza di 22 gol nel campionato 1995-96: terzo posto alle spalle del duo Signori-Protti, con 27 gare giocate. Segna tre volte dal dischetto e sforna anche un assist.

Come detto in precedenza, è impressionante il suo rendimento dei gol legati ai minuti giocati. Resta in campo per un totale di 2.279 minuti e dunque, abbiamo una rete ogni 104 minuti. La migliore di tutta la Serie A.

La stagione da incorniciare lo fa diventare un oggetto conteso del successivo calciomercato, con il Parma che lo acquista nell’estate del 1996 per 25 miliardi di lire, ovvero 12.5 milioni di euro.

Classifica Cannonieri: il flop

Hristo Stoičkov fu il colpo sensazionale del Parma di Nevio Scala nell’estate del 1995.

Anni da protagonista assoluto nel Barcellona di Cruijff, dove il bulgaro è una delle colonne portanti del Dream Team catalano, in coppia con Romario. In cinque stagioni 124 gol in 267 presenze con la maglia blaugrana, con una sfilza di titoli vinti: tra cui la prima Champions League del Barcellona nel 1992.

Non solo, ma Hristo Stoičkov fu il trascinatore della Bulgaria a USA ’94, prima della sconfitta in semifinale per 2-1 contro l’Italia di Sacchi.

Insomma un colpo clamoroso quello del Parma per 12 miliardi di lire. Ma in realtà il giocatore lascerà pochissime tracce in Italia; 23 presenze e 5 reti, a cui si aggiungono due gol in Coppa delle Coppe. Pochi alti e parecchi bassi, con il bulgaro che non riesce ad adattarsi ai ritmi del calcio italiano e stretto nelle ferree marcature delle difese.

A questo vanno pure aggiunti una forma fisica rivedibile e un carattere poco propenso al sacrificio. Limiti caratteriali e psicologici già emersi a Barcellona, dove però la cura Cruijff aveva avuto la meglio.

Almeno fino alla rottura totale tra i due, già all’indomani della finale di Coppa Campioni persa per 4-0 contro il Milan ad Atene. Un anno dopo la separazione definitiva e il flop clamoroso al Parma.