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Il calcio è strano. Ma maledettamente romantico. Basterebbe leggere il nome Nottingham Forest per capirlo. La storia di un club che da neo promosso vinse l’allora First Division, per poi mettere le mani su due Coppe dei Campioni consecutive. Dal tetto di Inghilterra a quello D’Europa. Roba che adesso non vedremo nemmeno con il binocolo. Eppure è successo.

L’artefice è senza dubbio Brian Clough. Vero che alla fine sono i giocatori ad andare in campo, ma senza l’apporto del vulcanico tecnico niente sarebbe stato possibile. Creò la mentalità giusta, scelse i giocatori adatti alla sua idea di gioco e soprattutto fu un abile psicologo. Tramutare una squadra di outsider, nella più forte macchina da gioco del Continente. E qui nasce la leggenda, di una squadra che vanta più titoli europei di quelli nazionali.

L’anno del trionfo nazionale

In questa meravigliosa storia bisogna fare un salto indietro nel tempo. Nel gennaio del 1975 il Nottingham Forest chiama alla guida della squadra Brian Clough. La stagione per lui era naufragata dopo 44 giorni sulla panchina del Leeds. Un fallimento totale che però non spaventa la dirigenza dei rossi garibaldini. Lui accetta di scendere in second division e dopo un anno e 6 mesi di ambientamento prepara la rincorsa alla classe regina, con il fido Peter Taylor al suo fianco.

Scacco matto, con la vittoria del campionato al termine della stagione 1976-77 e il Forest ritrova la First Division. Ti aspetti una stagione votata al gioco pratico per raggiungere la salvezza quanto prima. Ma il Nottingham è un qualcosa di speciale che va oltre ogni logica. Clough impone ai suoi palla a terra, ali che attaccano senza sosta e un collettivo senza prime donne. Una miscela esplosiva che lancia il Forest alla conquista del primo e unico campionato della sua storia.

Sette punti di vantaggio sul Liverpool che domina in Europa e tutte le altre big d’oltre manica si inchinano ai nuovi campioni. Basterebbe questo trionfo per lanciare il Forest nella leggenda. Ma se il tuo colore sociale è il rosso, per omaggiare Garibaldi e i suoi mille uomini che unificarono l’Italia, allora puoi e devi pensare in grande. A maggior ragione con un visionario come Clough sulla panchina.

La prima campagna d’Europa

Il Nottingham Forest numericamente non avrà avuto mille uomini in campo, eppure sembrava che lo fossero. Chiusa la stagione 1977-78 da trionfatori, conquistarono l’accesso alla Coppa Dei Campioni. Insieme a loro, a rappresentare l’Inghilterra ecco il Liverpool che da campione in carica si prende l’ultimo pass disponibile. C’è grande attesa per la prima storica del Forest in una Coppa che allora non lasciava troppo spazio all’immaginazione. Scontri diretti dal primo turno con gare di andata e ritorno, fino all’atto finale.

Il destino vuole che la truppa Clough peschi il Liverpool. Il duello da ambito nazionale, varca i confini di sua Maestà ed entra di diritto nell’Europa che conta. Il clima si fa incandescente e il giorno della gara di andata il tecnico nota che i suoi ragazzi sono tesi e spaesati nella foresteria del centro sportivo. Brian ordina ai suoi uomini di sedersi tutti attorno al tavolo del pranzo e allo stesso tempo fa portare due casse di birra, oltre ad un paio di bottiglie di Whisky.

Il fido Taylor lo guarda perplesso e sussurra: “Ehi Brian, fra 4 ore scendiamo in campo”. Immediata la risposta del tecnico: “Preferisco vederli ubriachi sul terreno da gioco che impauriti”. L’alcool ha l’effetto sperato da Clough. I giocatori di colpo si rilassano, sono meno tesi e appaiono quasi spensierati. 4 ore dopo asfalteranno in casa il Liverpool per 2-0. Un risultato difeso con i denti 14 giorni dopo ad Anfield, con lo 0-0 finale che promuove il piccolo, ma grande Nottingham Forest.

La cavalcata non si ferma. Nel turno successivo, eliminano l’AEK Atene con aggregate di 7-2, mentre nei quarti di finale, spetta agli svizzeri del Grasshoppers soccombere con un complessivo 5-2. La semifinale è l’ultimo ostacolo, prima della finalissima. Qui i rossi garibaldini trovano il Colonia. In terra inglese finisce 3-3 e le tre reti in trasferta dei tedeschi lasciano poche soluzioni al Forest: la finale è possibile solo con un successo. Missione compiuta, gol di Trevor Francis (comprato 5 mesi prima nel mercato invernale e pagato 1 milione di sterline, record per l’epoca) e il Nottingham accede alla sua prima finale.

La cornice è quella dello Stadio Olimpico di Monaco di Baviera, la Casa del Bayern Monaco. Se gli inglesi sono una sorpresa, lo stesso vale per gli sfidante. Ecco il Malmo, capace a sua volta di abbattere i giganti e presentarsi ad un passo dalla Coppa più pregiata. Davanti a 70 mila paganti c’è una sorta di gara a scacchi tra le due truppe, risolta manco a dirlo da “Mister 1 milione di sterline”, alias Francis. Suo il gol allo scadere del primo tempo. Una rete pesante che vale l’accesso al trionfo. Finirà 1-0 con il Nottigham Forest campione d’Europa. Gli eredi di Robin Hood hanno rubato la scena a tutti.

La formazione scesa in campo per la finale: Shilton, Anderson, Clark, McGovern, Lloyd, Burns, Francis, Bowyer, Birtles, Woodcock, Robertson. Allenatore: Brian Clough.

Back To Back

Passa l’estate e tutti si chiedono cosa potrà ancora vincere il Nottingham Forest. L’ossatura è praticamente la stessa con un muro umano tra i pali, Shilton, il trio scozzese composto dall’ala John Robertson, dal centrocampista Archie Gemmill e dal difensore Kenny Burns. A loro si aggiungono ovviamente il terzino destro Viv Anderson (primo giocatore di colore ad indossare la maglia della nazionale inglese), il mediano Martin O’Neill e il chirurgico Trevor Francis.

Niente pancia piena per gli uomini di Brian Clough che dimostrano subito di ambire all’incredibile bis. Pronti via e si sbarazzano degli svedesi dell’Oster. Subito dopo è la volta dei romeni del Pitesti, mentre nei quarti di finale paga dazio la Dinamo Berlino. La semifinale vede il Forest eliminare niente meno che l’Ajax. 2-0 in casa e poi sconfitta indolore per 1-0 ad Amsterdam. A dodici mesi di distanza i rossi Garibaldini sono di nuovo in finale

Questa volta tocca all’Amburgo di Kevin Keegan. Si gioca al Santiago Bernabeù di Madrid, davanti a 100 mila paganti. Una folla oceanica che però non spaventa il Nottingham. Al minuto 21′ Robertson insacca e come l’anno precedente, il risultato di 1-0 basta e avanza per salire sul tetto d’Europa. L’ultima grande impresa del Nottingham Forest che nella stagione successiva sarà eliminato dal CSKA Sofia e non riuscirà più a ripetersi. Ma il suo nome nella leggenda sarà scolpito per sempre.

La formazione della seconda finale: Shilton, Anderson, Gray (78′ Gunn), Lloyd, Burns, O’Neill, McGovern, Bowyer, Mills (67′ O’Hare), Robertson, Birtles. Allenatore: Brian Clough.