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Si scrive Bayer Leverkusen vs Borussia Dortmund della tredicesima giornata di Bundesliga, si legge Xabi Alonso e il suo incredibile filotto di vittorie, si pensa: “riusciranno le aspirine a conquistare il loro primo titolo della storia finalmente”?

Già, perchè nonostante il Leverkusen sia stabilmente in massima serie fin dagli anni settanta, in realtà nella sua storia non è mai riuscito a mettere in bacheca uno scudetto.

La leggenda degli “eterni secondi”

Quando si raccontano le storie, è spesso necessario utilizzare delle iperbole per rendere il tutto ancora più magnificente. Vale anche in negativo, perchè la noema di “Eterna Seconda” affibbiata al Bayer Leverkusen, non è proprio assoluta.

Nel suo palmares ci sono almeno un paio di vittorie importanti, tra cui una Coppa UEFA nel 1988 e una Coppa di Germania nel 1993. Ma certo fa impressione dare uno sguardo alle occasioni mancate, quelle in cui è arrivata lì a un passo, per poi finire nel cestino dimenticato dei secondi. Quelli che non hanno vinto. Dai cinque secondi posti in campionato (gli ultimi due dei quali proprio dietro al Dortmund), fino alle finali di coppa perse.

L’ annus horribilis dei renani, è certamente il 2002, ovvero proprio quello in cui i giornali tedeschi coniarono il termine, folgorati dal tracollo emotivo che ha colpito la squadra nel volgere di qualche settimana.

Quel maledetto 2002: il regalo al Dortmund

Siamo a metà Aprile del 2002, Klaus Toppmoller sta per compiere un’impresa che i tifosi del Leverkusen attendono da quasi un secolo. Il tecnico tedesco era approdato in Renania l’anno precedente, centrando subito un quarto posto che è valso il posto in Champions League, e ora sta guidando la classifica con cinque punti di vantaggio sul Borussia Dortmund ad appena tre giornate dal termine.

La squadra sta andando a gonfie vele, trascinata a centrocampo dai gol e dal talento di Michael Ballack (17 reti in quel campionato) e da Olivier Neuville in attacco (13 gol per lui), ma è una rosa di grande qualità in ogni reparto, pronta a scrivere una pagina di storia.

La trentaduesima di campionato si gioca alla BayArena contro il Werder Brema, avversario da non sottovalutare che naviga intorno alla sesta posizione, ma con lo stadio stracolmo di entusiasmo per quello che potrebbe già essere il primo “match ball”. Le cose però non vanno come sperato e il match è incredibilmente vinto dagli ospiti per 2-1. Non bastasse, il Dortmund è riuscito a strappare i tre punti al Colonia grazie a un rigore trasformato da Amoroso proprio all’ultimo minuto, e ora si è avvicinato a soli due punti.

Pochi, ma tanti, considerato che l’appuntamento successivo per le Aspirine è a Norimberga, terzultima in campionato a giocarsi il miracolo salvezza. Ed è forse quella sana foga del non avere nulla da perdere dei padroni di casa, ad avere la meglio contro le gambe molli e la testa pesante dalle pressioni e dalle aspettative del Bayer, a ribaltare le gerarchie di campionato.

La squadra di Toppmoller va sotto di un gol al ventesimo, e nonostante gli assalti prolungati, non riesce a rimettere nemmeno in parità l’incontro. Tutto questo mentre il Dortmund si sbarazza dell’Amburgo e si porta al comando con un punto di distacco, dopo averne limati sei in appena due giornate.

Nell’ultima giornata il destino non è più nelle loro mani e quando capita, si sa, a volte è ancora più beffardo. Ed è così che mentre il Werder Brema (sempre lui), passa in vantaggio a Dortmund, Ballack si prende la squadra sulle spalle e segna una doppietta contro l’Hertha Berlino. Di nuovo, il sogno sembra possibile.

Ma quando si parla di un “Tabù”, tutto tende a remare contro. E infatti il Dormund prima pareggia, poi al 74° della ripresa, è Ewerthon a trovare il gol vittoria che vale lo scudetto per i giallo neri e l’ennesima delusione per il Leverkusen.

La giornata peggiore della loro storia. Per Ora.

Il “bis” di Champions

Dopo quel maledetto “4 Maggio” che ha infranto il sogno delle Aspirine, per i tifosi del Leverkusen ce n’è subito uno ancora più grande. A Glasgow si gioca infatti la finalissima di Champions League, e Toppmoller è pronto a giocarsela dopo aver eliminato lo United e il Liverpool nella fase a eliminazione, e dopo aver chiuso da prima in classifica un girone di ferro con Arsenal, Juventus e Deportivo.

Di fronte però, c’è il Real Madrid di Del Bosque, quello dei Galacticos: Zidane, Raul, Figo, Roberto Carlos. Proprio Raul porta subito in vantaggio i Blanco, con Lucio a rimettere in parità il risultato dopo appena cinque minuti.

Prima del riposo però, è proprio Zidane a segnare la rete del 2-1 che resterà il risultato finale. La festa del Real fa così da contraltare all’ennesima delusione del Leverkusen, che in questa annata è passata dal possibile “Double”, al soprannome che diventerà un’etichetta: “Gli Eterni Secondi”.

Una nuova speranza

Una nomea confermata poi anche nel 2010/11, quando in Bundesliga la squadra si piazza ancora al secondo posto dietro, neanche a dirlo, al Borussia Dortmund e ora, a vent’anni da quella delusione cocente, lo troviamo lì nuovamente in cima.

Una squadra completamente diversa, probabilmente senza quel grande faro che era stato Ballack, ma con una serie di elementi giovani e di grande qualità, guidati fin qua magistralmente dall’idea di gioco collettivo e verticale, che Xabi Alonso ha portato dal suo arrivo.

Per questo i tifosi ci credono. Perchè sembra esserci un progetto solido alle spalle, costruito non vincere oggi e, si spera, anche domani. La stagione è partita come meglio non si poteva, con ancora zero sconfitte e uno score di qualcosa come diciassette vittorie su diciotto partite in stagione (unico pareggio quello contro il Bayern Monaco).

C’è quel brivido, però. Quello di una statistica negativa che ormai è diventata leggenda. Quello di un soprannome che pesa come un macigno e lo farà ancora di più nei momenti salienti. Soprattutto se l’avversario è una corazzata costruita per vincere come il Bayern.

Ma intanto c’è il Borussia Dortmund, sempre lui. Con la differenza che questa volta sono proprio i ragazzi di Alonso a partire favoriti. E chissà che una vittoria non sia solo un altro passo in vetta, ma un’esorcismo ai fantasmi del passato.