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Sapersi rapportare con il passato non è una cosa così semplice, e l’umanità ne ha dato infinite dimostrazioni in campi molto più importanti che il calcio. Il pallone, però, che della vita è una metafora mai banale, ha una particolare difficoltà nell’elaborare il distacco dai suoi idoli. Così Lionel Messi vive da 3 lustri l’impossibile quanto inevitabile confronto a distanza con Diego Armando Maradona, a maggior ragione da quando El Pibe ha lasciato questa terra. La Pulce avrà domenica la seconda e ultima chance di acciuffare l’agognato mondiale, ma per farlo dovrà superare Kylian Mbappe – suo compagno di club, non certo suo amico, probabile suo epigono.

Argentina-Francia è una delle finali che più ci si aspettava di vedere a Qatar 2022, forse seconda per aspettative nell’immaginario collettivo della gente a un Argentina-Portogallo che sarebbe stato il duello finale tra Messi e CR7 nella corsa – sempre un po’ troppo strombazzata – al titolo di GOAT. Il triste crepuscolo del lusitano, ma anche gli indubbi meriti del Marocco, hanno impedito tutto questo.

Tuttavia sarebbe altrettanto un errore ridurre – se non per i titoli dei giornali e di articoli come questo – la finale come uno scontro fra i due numeri 10. Che ci sarà sì, ne sarà l’inevitabile copertina con tutta la sconfinata narrativa a corredo, ma che sia decisivo nell’assegnazione della Coppa del Mondo 2022 è tutto da vedere.

Argentina-Francia: le info utili

Quando si gioca?

La finale del mondiale Qatar 2022 Argentina-Francia si gioca domenica 18 dicembre alle ore 16 italiane, presso il Losail Iconic Stadium di Losail.

Dove vederla?

La partita sarà visibile su Rai 1, ovviamente in chiaro come tutte le gare di Qatar 2022, e su Rai 4K (canale 101 del digitale terrestre). Per quanto riguarda l’online, la partita sarà disponibile anche in diretta streaming sulla app e sul sito di RaiPlay.

I precedenti tra Argentina e Francia

In generale si parla di 9 precedenti, con 6 vittorie argentine, 3 francesi e 3 pareggi. Lasciando fuori le amichevoli, rimangono 3 confronti e tutti accaduti nella fase finale di un mondiale, ben distanziati l’uno dall’altro. Il primo risale alla fase a gironi del 1930, con vittoria 1-0 della Selecciòn. Quindi un altro successo albiceleste nella fase a gironi, stavolta 2-1 nel mondiale di casa del 1978. Il terzo e ultimo confronto prima di oggi avvenne proprio a Russia 2018, in uno spettacolare quanto drammatico ottavo di finale terminato 4-3. I gol furono di Griezmann (rigore), Pavard e doppietta di Mbappe per la Francia, mentre per l’Argentina andarono a rete Di Maria, Mercado e il Kun Aguero.

Il punteggio in questo caso rischia di essere ingannevole, poiché la vittoria della Francia fu ben più schiacciante. L’Argentina di Sampaoli era poca cosa difensivamente, cosa che oggi non si può più dire e sarebbe ingrato non riconoscere a Scaloni una buona parte di merito.

Le scelte dei c.t. e lo stato di forma

Partiamo proprio dal CT albiceleste, che ha alternato alcune scelte felici ad altre un po’ meno brillanti, ma in generale in questa Argentina finalista la sua mano c’è eccome. La mossa di imbottire la mediana contro la Croazia è stata vincente e anche lo stesso Paredes, quasi irritante nelle precedenti apparizioni qui in Qatar, ha mostrato tutta la sua consistenza giocando accanto a un creatore di gioco come De Paul. Enzo Fernandez è stato il box to box che sa abbinare come pochi altri grinta e tecnica, coadiuvato da Mac Allister soprattutto in appoggio alla fase offensiva.

Inoltre l’Argentina ha in Molina e Acuna due esterni difensivi che, all’occorrenza, possono fare gli esterni a tutta fascia in un centrocampo a 5. E le chance di vittoria di una squadra si trasformano spesso grazie alla duttilità dei suoi interpreti. Davanti ci sarà sicuramente Julian Alvarez, che ormai ha preso il posto a Lautaro Martinez. E poi c’è lui, Lionel Messi, che improvvisamente sembra scrollatosi la scimmia dalle spalle, liberando uno spazio per la sua Argentina, che sta conducendo verso un finale che un intero popolo sogna da 36 anni, e in particolare dal 26 novembre 2020.

Didier Deschamps arriva a sua volta a questo appuntamento con il morale alle stelle di chi è a un passo da raggiungere miti come Vittorio Pozzo (unico a vincere due mondiali consecutivi da allenatore), Mario “Lobo” Zagallo (mondiale da calciatore nel 1958-1962 e da allenatore nel 1970) e Franz Beckenbauer (mondiale nel 1974 da calciatore, nel 1990 da CT). L’ex centrocampista della Juve non ha sbagliato quasi nulla, se si eccettua la scelta iniziale di preferire Lucas a Theo Hernandez, poi divenuto titolare per via dell’infortunio del fratello.

Ma se hai un organico come quello francese, che arriva senza eccessivi sforzi in finale senza poter contare su Pogba, Benzema, Kante, Maignan, Kimpembe, Nkunku e Lucas Hernandez, allora puoi permetterti anche di sbagliare qualcosina. Soprattutto se hai l’intuizione di arretrare Antoine Griezmann facendolo diventare la carta vincente in diverse partite e possibile chiave di volta anche in finale. Anche davanti non si toccherà probabilmente nulla: troppo felice il momento di forma di Giroud, “troppo” e basta quel 23enne con la numero 10. Se Messi è dal principio accostato a Maradona per caratteristiche tecniche e simile taglia fisica, Mbappe è più paragonabile a Pelè, e come lui pare avere una marcia in più su qualunque avversario, appena ne ha voglia. Lo scontro fra questi due sarà tuttavia solo quello tra due campioni unici, nella certezza di fatto che – un giorno – i termini di paragone per gli aspiranti fuoriclasse del futuro saranno loro due.

Le probabili formazioni di Argentina-Francia

  • Argentina (4-4-2): E. Martinez; Molina, Otamendi, Romero, Tagliafico; De Paul, Paredes, E. Fernandez, Mac Allister; Messi, Alvarez. C.T.: Lionel Scaloni
  • Francia (4-2-3-1): Lloris; Koundé, Varane, Upamecano, Theo Hernandez; Tchouameni, Rabiot; Dembélé, Griezmann, Mbappé; Giroud. C.T.: Didier Deschamps

Che finale dobbiamo attenderci

Senza nulla togliere agli sconfinati meriti di Regragui, la Francia ha un po’ giocato al gatto col topo con il Marocco. Non potrà permettersi altrettanto con Messi e compagni. In generale entrambe le finaliste sono squadre abbastanza verticali, rispetto ai tempi che viviamo e anche alle avversarie affrontate in semifinale. Croazia e Marocco avevano in comune una sostanziale vacanza di bomber, che Dalic e Regragui hanno provato a surrogare con palleggio e densità.

Argentina e Francia sono tra le squadre che più amano portare la palla in avanti, in questo torneo mondiale, con una leggera prevalenza dei transalpini che hanno portato 10 “direct attacks” (ovvero manovre con più di metà dei passaggi effettuati in avanti) contro gli 8 degli argentini.

Biancocelesti e Bleus hanno una frequenza simile di pressione finalizzata al recupero palla sulla tre quarti offensiva, ma forse finora la Francia non ha mai affrontato una mediana con la proprietà di palleggio di questa Argentina. Allo stesso modo, l’Argentina non ha incontrato nessuno con la forza d’urto (fisica e tecnica) che la Francia può vantare in vari reparti, ma nessuna squadra ha concesso meno tiri agli avversari: appena 5,7 a partita.

Se la strategia scelta da Scaloni sarà ancora quella del centrocampo a 4, allora l’Argentina potrebbe consolidare le sue ottime statistiche difensive evitando di abbassarsi troppo, come a volte le capita. In questo saranno fondamentale la calma e il palleggio di Rodrigo De Paul, abilissimo a uscire da situazioni difficili e offrire soluzioni di passaggio ai compagni.

In definitiva la differenza potrebbero farla gli strappi di cui sono capaci alcuni elementi: Rabiot ad esempio, oltre ai già arcinota temibile catena Hernandez-Mbappè a sinistra e Dembélé sulla destra, che però è apparso un po’ in riserva. Dall’altra parte vale c’è Enzo Fernandez, la cui capacità di rompere le linee è diversa ma assimilabile a quanto fa Rabiot per la Francia. Poi bisogna vedere la condizione del Fideo Di Maria, che a gara in corso potrebbe spezzare gli equilibri. Ma soprattutto il numero 10 in albiceleste: se Messi manterrà i livelli di ispirazione visti in semifinale, il sogno potrebbe diventare realtà.