Vai al contenuto

La 47ª edizione della Copa America volge al termine.

Come da pronostico la finale mette a confronto l’Argentina e i padroni di casa del Brasile. Una sfida molto eccitante, nonostante gli stadi chiusi, con Leo Messi che prova a mettere le mani sul primo titolo con la nazionale. Dall’altra parte Neymar cerca di confermare il trionfo di due anni fa e soprattutto cancellare le amarezze patite nell’ultima stagione con il PSG.

Argentina – Brasile non sarà mai una partita come le altre e vediamo cosa ci attende questa notte alle ore 2.00.

Qui Brasile, vincere per l’imbattibilità interna

Il Brasile sogna di mettere le mani sul decimo titolo in Copa America, confermandosi campione, dopo la vittoria del 2019 sempre in casa contro il Perù per 3-1. Per la sesta volta i brasiliani ospitano la manifestazione e i precedenti sorridono proprio alla nazionale verdeoro, che nelle cinque edizioni precedenti interne hanno poi sempre vinto il trofeo. Non solo vincenti, ma mai battuti dal 1946 ad oggi da paese ospitante.

In tutto sono state 26 le gare giocate in casa per la Copa America, con 17 vittorie e 9 pareggi. Il CT Tite punta a migliorare il primato dell’allenatore dei record, Zagallo. Quest’ultimo è rimasto imbattuto complessivamente per 12 gare nella manifestazione e con la vittoria in semifinale sul Perù, l’attuale CT Tite ha raggiunto a sua volta quota 12 partite senza perdere nella competizione continentale. In caso di successo, stabilirebbe il nuovo record, con la striscia positiva allungata a 13 match.

Il Brasile ha dominato sin qui la Copa America. Tre vittorie e un pareggio nel gruppo B, dove ha chiuso al comando. Nei quarti di finale Neymar e soci hanno superato 1-0 il Cile e con lo stesso risultato hanno battuto il Perù in semifinale. In questa manifestazione i verde oro hanno segnato 12 gol e subendo appena due reti. L’ultimo KO dei brasiliani risale al 15 novembre 2019, quando furono battuti in amichevole proprio dall’Argentina. L’imbattibilità complessiva del Brasile dura da 13 partite, con 12 successi e 1 pareggio.

In vista della finale, Tite deve fare a meno di Gabriel Jesus squalificato e dell’infortunato Felipe. Si va verso la conferma degli stessi 11 che hanno battuto il Perù in semifinale, con il collaudato 4-2-3-1. In porta giocherà Ederson, mentre in difesa si ricompone l’ex coppia centrale del PSG: Marquinhos e Thiago Silva. Terzino destro confermato Danilo, con Renan Lodi sul binario opposto. La mediana è presidiata da Fred e Casemiro.

Per quello che concerne l’attacco, l’uomo più avanzato è Richarlison. A supporto dell’attaccante dell’Everton, ci saranno Everton (attuale giocatore del Benfica) a destra, Paqueta al centro e il più atteso di tutti a sinistra: Neymar Jr. Dalla panchina non mancano le soluzioni, con i vari Vinicius Junior, Gabriel Barbosa, Militao e Alex Sandro pronti a subentrare a gara in corso.

Probabile formazione (4-2-3-1): Ederson; Danilo, Marquinhos, Thiago Silva, Renan Lodi: Casemiro, Fred; Everton, Paqueta. Neymar: Richarlison. CT. Tite.

Qui Argetina, un digiuno che dura da 28 anni

Abbattere il tabù. Questo il motto in casa Argentina, alla vigilia della finale. Ben 14 i titoli in Copa America vinti dall’Albiceleste, a meno uno dall’Uruguay che domina con 15 trionfi. L’ultimo successo argentino però è datato 1993. Da quel momento è iniziata un’astinenza che dura da 28 anni e in cui sono arrivati tre Ko in altrettante finali giocate.

Sconfitte sempre arrivate dagli 11 metri: nel 2004 contro il Brasile, nel 2015 e nel 2017 contro il Cile. Insomma una maledizione nella maledizione, a cui si aggiunge l’unica macchia nella carriera di Leo Messi. La “Pulce” non ha ancora vinto un titolo con la nazionale maggiore, con due finali di Copa America perse, oltre alla finale mondiale del 2014 persa contro la Germania. Attualmente, il capitano dell’Albiceleste è il bomber della competizione con 4 reti segnate.

L’Argentina a sua volta ha dominato il gruppo A, con 3 vittorie e un pareggio. Nei quarti di finale ha fatto fuori l’Ecuador 3-0, per poi battere ai rigori la Colombia ai calci di rigore, dopo l’1-1 dei 90 minuti. Protagonista in semifinale il portiere argentino Martinez, il quale ha parato 2 dei 3 rigori falliti dalla Colombia, provocando e innervosendo i tiratori avversari.

Alla pari di Tite, anche il CT Scaloni sembra intenzionato a ripresentare gli stessi 11 che hanno iniziato la semifinale contro la Colombia. Nel 4-3-3, l’uomo chiamato a fare la differenza è ovviamente Messi. Martinez quindi a guardia dei pali, con le fasce difensive occupate a destra da Molina e a sinistra da Taglifico. Al centro invece agiranno Pezzella e Otamendi. Nella linea mediana, la cabina di regia è nelle mani di Rodriguez.

Al fianco del metronomo in forza al Betis, ci saranno De Paul sul centrodestra e Lo Celso sul centrosinistra, con il primo che deve farsi perdonare l’unico errore dell’Argentina contro la Colombia. Nell’attacco albiceleste, Leo Messi parte da destra ma con licenza di svariare su tutto il fronte. A sinistra spazio al neo acquisto della Fiorentina, Gonzalez, con Lautaro Martinez al centro e a caccia del quarto gol in Coppa America. In panchina, scaldando i motori Di Maria, Aguero, Correa, il Papu Gomez e Paredes.

Probabile formazione (4-3-3); Martinez; Molina, Pezzella, Otamendi, Tagliafico: De Paul, Rodriguez, Lo Celso: Messi, Lautaro Martinez, Gonzalez. CT Scaloni.

Precedenti

Argentina – Brasile, finale di Copa America, sarà il 50° incrocio fra le due nazionali in gare ufficiali. Comanda il Brasile con 23 vittorie, rispetto ai 19 successi argentini. I pareggi sono appena 7. L’ultima vittoria dell’Albiceleste è del 2019, 1-0 in amichevole, mentre l’urrà verdeoro risale al 3 luglio 2019, semifinale della Copa America 2019, vinta per 2-0. Il segno X invece, non esce dal 14 novembre 2015: match di qualificazione alla Coppa del Mondo 2018, terminato 1-1.

Per la terza volta, da quando è stata introdotta la finale dal 1975, le due truppe si troveranno opposte nell’ultimo atto della Copa America. Ha sempre esultato il Brasile. Nel 2004 in Perù, successo dei brasiliani ai calci di rigore, dopo il 2-2 dei tempi regolamentari. Tre anni dopo la rivincita in Venezuela e ancora titolo per i verde oro. Finisce con un secco 3-0, con Ronaldinho che oscura un giovanissimo Leo Messi.