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Dopo aver scritto e tessuto le lodi di Carlton Myers, quasi in successione obbligata, la narrazione ci porta per naturale logica a Gregor Fucka, un altro degli eroi di Francia 1999, Campionato europeo vinto dall’Italia di Tanjevic dove l’ala naturalizzata ricopriva un ruolo portante.

La storia

Nato a Kranj, Slovenia, nel 1971, quando ancora il suo documento segnava Jugoslavia come provenienza, Gregor Fucka è diventato uno dei giocatori più celebri del nostro basket.

Partito da solide base fisiche – 2.15 cm per 98kg – era un giocatore sorprendentemente dinamico per la sua altezza, uno di quei “lunghi” (pur non essendo un centro di ruolo, bensì un’ala) in grado di allontanarsi dal canestro, tirare, penetrare; esempo di “lungo moderno”. Atipico, anche perché perfettamente ambidestro: caratteristica che gli consentiva di avere una grande imprevedibilità in fase offensiva.

Partito dalle giovanili di Triglav Kranj e Olimpia Lubiana, club quest’ultimo dove trovò i primi minuti in prima squadra nella stagione 88-89, passò quasi subito il confine geografico approdando a Trieste, convinto da Bogdan Tanjevic (l’allenatore di allora della squadra giuliana) che studiò il modo di fargli ottenere la cittadinanza italiana grazie al padre, nato proprio a Trieste e trasferitosi in età giovanile in Slovenia per studio. Il nullaosta però non arrivò, né dalla dirigenze lubianese né dalla Federazione jugoslava, eppure Gregor decise ugualmente di accettare la chiamata del tecnico montenegrino, suo più grande sponsor. Passò un anno di soli allenamenti, senza poter mai giocare in quanto non italiano, ma al compimento della maggiore età, poté finalmente avviare le pratiche per conseguire la cittadinanza, facendo così iniziare la sua carriera da professionista.

Trieste

Il suo primo anno fu già folgorante: 23′ di impiego a partita e quasi 9 punti e 4 rimbalzi di media, con Trieste che da neopromossa, si salvò. Restò per quattro stagioni in maglia giuliana, raggiungendo i playoff nelle successive e le finali di Coppa Korac nel 93-94. Al termine di quell’annata il patron “Bepi” Stefanel, fino allora sponsor di Trieste, decise di acquistare una fetta di quote dell’Olimpia Milano, portandosi dietro una buona fetta del roster giuliano: Bodiroga, Gentile, De Pol, Cantarello e lo stesso Fucka, insieme a coach Tanjevic.

Milano e Bologna

Con Milano arrivano le prime vittorie: uno scudetto al 2° anno (95-96) e una coppa Italia, in tre anni di grandi numeri per Gregor, diventato punto di riferimento anche della Nazionale italiana, con la quale nel 1997 vinse l’argento europeo in Spagna. Dal 1997 il passaggio alla Fortitudo, dove l’airone di Kranj – così ribattezzato -, divenne sempre più protagonista, in campo nazionale e internazionale. Con la formazione bolognese arrivarono il secondo scudetto, la seconda coppa Italia e anche una Supercoppa italiana nel 1998, mentre nel mezzo – nella gloriosa estate 1999 – anche l’oro ai Campionati europei in Francia, con annesso titolo di MVP.

Barcellona

Dopo aver vinto tra i confini amici dell’Italia, arrivò per Fucka anche l’occasione di farsi conoscere altrove, in Spagna. Il Barcellona lo mise sotto contratto e nelle sue quattro stagioni in blaugrana collezionò un bottino ricchissimo di trofei: due campionati, una copa del Rey, una supercoppa, un campionato catalano e soprattutto l’Eurolega nella stagione 02-03, che consacrò definitivamente Fucka come uno dei migliori giocatori dell’intero panorama cestistico europeo.

Furono gli ultimi anni luccicanti per lui, che a 35 anni cominciò a vedere naturalmente la propria carriera andare in calando. Ci fu un ultimo successo, nel 2006-07 col Girona, con cui vinse l’Eurocup, prima di tornare in Italia, dove chiuse la carriera passando da Virtus Roma, nuovamente Fortitudo Bologna e infine Pistoia, dove trascorse gli ultimi due anni in Legadue prima di ritirarsi all’alba dei 40 anni.

Schivo e pacato, un antieroe

Per quanto i risultati lo portarono in fretta sulla cresta dell’onda, Gregor Fucka non dimenticò le proprie origini, quelle di un popolo tendenzialmente schivo, a volte apparentemente freddo, ma con una passione e un fuoco interiore per il basket che hanno storicamente pochi eguali al mondo. Da sempre definibile un antieroe – uno che dopo l’Eurolega vinta era felicissimo che il premio di MVP l’avesse vinto l’amico e compagno di tante battaglia Dejan Bodiroga – Gregor nel post carriera non volle quasi mai far parlare di sé, nonostante la sua nuova vita da allenatore l’abbia portato velocemente a vincere la medaglia di bronzo agli Europei del 2019 a capo della formazione Under 16.

Atteggiamento questo tipico dell’uomo Fucka, che nonostante in Italia non ci sai nato, ha sempre sostenuto la causa azzurra, da giocare prima, da allenatore e tifoso esterno poi, restando lontano dai riflettori pur cercando di mantenere un legame col mondo del basket – la sua ultima esperienza da allenatore risale al 2021, con il Bologna 2016 in Serie B – che non lo mollerà mai, tantomeno si dimenticherà di lui e della storia vincente storia.