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Quella dell’edizione numero XXVIII delle Olimpiadi moderne, fu caratterizzata dal ricordo di quelle precedenti di Atlanta e di Sidney, scippate, secondo alcuni, alla Grecia, per una questione di sponsorizzazioni e di peso specifico del Dio denaro.

Atene fu scelta per per quelle del 2004, le seconde del nuovo millennio, ma furono tra le più spettacolari di sempre, anche e soprattutto per quel meraviglioso connubio tra tradizione e modernità che, quando si parla dei Giochi Olimpici, non può non fare riferimento ad Atene.

Gli impianti

Come sapete, tra le discipline più divertenti e seguite tra quelle che si svolgono durante le Olimpiadi estive, i tornei degli sport a squadre sono i più attesi, intanto perché solitamente sono le discipline più praticate nel mondo e poi perché a quei tornei partecipano i campioni più seguiti dello sport internazionale.

E’ così sicuramente per la pallacanestro, visto che, nel ricordo del Dream Team USA che a Barcellona fece fuoco e fiamme, la medaglia d’oro di quel torneo è diventata una delle più ambite per le nazioni che, più di altre, seguono lo sport con la palla a spicchi.

La fase a gironi fu giocata quasi interamente alla Hellinko Olympic Arena, tranne un paio di match, che furono invece disputati all‘O.A.K.A. Olympic Indoor Hall, impianto inaugurato una decina di anni prima, che ospitò la seconda fase dei tornei di basket maschile e femminile e le gare di ginnastica artistica e trampolino elastico di quelle Olimpiadi.

L’impianto, costruito anche nel nome del Dio greco del basket Nikos Galis, è oggi la casa del Panathinaikos, che ospita tutte le partite di campionato ed Eurolega della squadra bianco verde.

Il torneo di Basket

Furono 12 le squadre chiamate a prendere parte alle Olimpiadi del 2004, tra le quali la Grecia, paese ospitante, le tre migliori degli Europei 2003, Lituania, Spagna e Italia, le prime 3 dell’Americas Championship 2003, USA, Argentina e Porto Rico e infine Australia e Nuova Zelanda per l’Oceania, l’Angola per il basket e la Cina per l’Asia.

Molto semplice il format della manifestazione, con una fase iniziale suddivisa in due Gironi all’italiana, il Gruppo A e il Gruppo B, ognuno dei quali formato da 6 squadre che avrebbero dovuto incontrare tutte le altre 5, formando così una classifica che avrebbe spedito le prime 4 alla fase successiva.

La classifica finale de due gironi, vide Spagna e Lituania emergere nei due rispettivi gruppi.

Gruppo A

SquadraPunti
Spagna10
Italia8
Argentina8
Cina7
Nuova Zelanda6
Serbia e Montenegro6

Gruppo B

SquadraPunti
Lituania10
Grecia 8
Portorico8
Stati Uniti d’America8
Australia6
Angola5

Erano le Olimpiadi di nomi che difficilmente ci libereremo dalla testa, soprattutto noi italiani, che in quella indimenticabile edizione dei Giochi, riuscimmo ad accarezzare il sogno della medaglia d’oro, alla quale rinunciammo solo in finale.

Per noi quella Olimpiade rimanda alla memoria uomini come Carlo Recalcati, Galanda, Chiacig, Basile, Marconato, Soragna e Pozzecco.

L’Argentina nel nostro Gruppo

Tra le squadre che affrontammo nel Gruppo A, ci fu anche l’Argentina, che all’epoca era una delle squadre da evitare, alla luce del secondo posto ai mondiali precedenti dietro la Jugoslavia.

Eppure la parte iniziale del cammino dei sudamericani non fu proprio esaltante, in virtù del terzo posto, peraltro conseguito per la vittoria nel confronto diretto contro la Cina e a causa della sconfitta nell’ultima partita proprio contro gli azzurri, 76-75, al termine di un match spettacolare che vide la forza di un gruppo, quello azzurro, che cominciò a porre le basi per un cammino che, con il senno di poi, risultò leggendario.

Ma l’impresa della celeberrima “Generacion Dorada“, cominciò a prendere forma a partire dalle partite di eliminazione diretta, ai quarti di finale, anche se l’Argentina del basket, cominciò a sorprendere il mondo nel 2002, quando, proprio ai mondiali, fu la prima nazionale a dare un dispiacere ad una squadra USA formata esclusivamente da giocatori professionisti NBA.

In quella occasione Ginobili, in finale con una caviglia disastrata, perse l’occasione di fregiarsi del titolo mondiale, dopo un supplementare, facendosi raggiungere nel finale del quarto periodo, nonostante un vantaggio di 7 punti.

I quarti di finale

A seguito del terzo posto raggiunto nel Gruppo A, all’Argentina capitò in sorte i padroni di casa della Grecia, battuta al termine di una partita rovente, dove le difese furono ben più performanti degli attacchi, per un 64-69, che spedì Ginobili e compagni in semifinale, dove, ad attendere l’Argentina, si era già qualificata la nazionale americana, che, nella prima partita dei quarti, aveva sconfitto gli allora imbattuti spagnoli, favoritissimi per la vittoria finale, ma sfortunati nell’incrocio dei quarti.

L’Italia ebbe la meglio sul Portorico, 83-70 e dovette misurarsi contro la Lituania, all’epoca campione d’Europa in carica la cui vittoria ai quarti contro la Cina, fu facile e netta, 95-75.

La semifinale della rivincita

La semifinale dell’Argentina si preannunciava come una vera e propria rivincita contro gli USA, per via del già citato incontro dei mondiali, al quale abbiamo fatto cenno nel precedente paragrafo.

Ma il capolavoro tattico di quella partita, fu ideato da Ruben Magnano, uomo di basket dal doppio passaporto argentino e italiano, che decise di giocare in difesa sperando in una prestazione negativa degli avversari al tiro da fuori, evitando di giocare face to face contro i pari ruolo americani, anche perché dall’altra parte c’era gente del calibro di Allen Iverson, Dwane Wade e Stephon Marbury, che stava giocando un’Olimpiade strepitosa, oltre che un Lebron James all’inizio della sua carriera.

In attacco, invece, c’era poco da scegliere: palla a Ginobili e soldi assicurati.

Magnano vinse la sfida e l’Argentina diventò in quel momento la vera bestia nera degli americani. Vittoria 89-81 e finale raggiunta contro l’Italia, vittoriosa contro la Lituania 100-91, al termine di un’altra partita storica.

La finale e il trionfo argentino

In finale l’Argentina partì meglio della nazionale azzurra, salendo subito a +7 a fine primo quarto e a +9 al riposo lungo.

Il terzo quarto suggellò la meritata vittoria della squadra sudamericana, che chiuse poi 69-84, al termine di una prestazione in cui Scola fece il bello e il cattivo tempo, chiudendo con 25 punti e 11 rimbalzi.

Fu trionfo, ancor più goduto per via della vittoria della nazionale albiceleste di calcio, giunto qualche ora prima ai danni del Paraguay in finale grazie ad un gol di Tevez.

Il clima-derby di quella partita, fu certificato dall’abbraccio tra Delfino, Pozzecco e Basile subito dopo la sirena.

Ma la vittoria dell’Argentina viene ricordata ancora oggi come il punto più alto della carriera di gente come Ginobili, Scola, Nocioni, Sconochini e dello stesso Carlos Delfino.

La Generacion Dorada.