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Se volete accedere alla voce “divulgatori della pallacanestro in Italia”, per trovare Aldo Giordani, i vostri occhi dovranno posarsi in cima alla lista, al posto numero 1.

Milano da bere

Giordani nasce nel capoluogo lombardo il 28 febbraio del 1924 e fa capo a quella schiera di giornalisti che sono andati ben oltre i compiti assegnati alla categoria, mietendo anno dopo anno tutta una serie di opere che hanno fatto da caposaldo per la divulgazione di uno degli sport più praticati nel nostro paese. 

I primi anni della sua vita, Aldo Giordani li trascorse tra Bologna e Milano, fino a quando lo scoppio della seconda guerra mondiale lo costrinsero a trasferirsi, in piena adolescenza, in quel di Roma insieme alla famiglia, dove cominciò a nutrire un amore viscerale e morboso verso tutti i tipi di sport. 

I suoi occhi e i suoi muscoli si posano sui campi e sulle attrezzature di tre sport, due dei quali ben distinti, il salto in lungo, il salto triplo e la pallacanestro, quest’ultima ben conosciuta fin dai tempi della sua vecchia vita passata a Bologna, quella che poi diventerà Basket City

L’incontro fatale

Le peripezie della vita non sono mai troppe e se credete nell’enunciato che “niente capita per caso”, fu una sua collaborazione come interprete presso la divisione militare americana a Roma a fargli conoscere colui il quale gli fece da mentore per abbandonare definitivamente l’atletica e seguire anima e cuore il basket.

Fu Elliot Van Zandt, capitano di fanteria del Dipartimento di Atletica dell’esercito statunitense, a creare con lui una sorta di iniziazione cestistica. 

Van Danzt venne chiamato tre anni più tardi, l’incontro con Giordani avvenne nel 1944, a ricoprire il ruolo di allenatore della nazionale italiana di pallacanestro e questo fu per Giordani un accesso a informazioni praticamente illimitato per poi cominciare a seguire il basket in modo continuativo e, soprattutto, divulgativo. 

Van Danzt si innamorò dell’Italia e ci rimase, mietendo successi non solo con la nazionale di pallacanestro, ma anche con la CUS Milano Baseball per poi ricoprire il ruolo di preparatore atletico del Milan con cui vinse uno scudetto. 

Valerio Bianchini lo definì “il primo vero coach di pallacanestro che arrivò in Italia”.

Gli anni in Federazione e le prime telecronache

Giordani cominciò molto giovane a bazzicare le stanze più importanti della Federazione Italiana di Pallacanestro, dirigendo la redazione del periodico istituzionale “Pallacanestro”, il cui nome mutò proprio alla luce di una sua decisione, in “Basket”, primo vero e proprio segnale del cambiamento che Giordani volle rappresentare a favore del movimento cestistico nazionale che guardava ai giganti della pallacanestro USA. 

Furono gli anni che precedettero varie collaborazioni, da “La Gazzetta dello Sport”, a Sport Illustrato, fino al Guerin Sportivo, dove bruciò le tappe con il suo acume che lo portò a diventarne redattore capo. 

Chi ricorda le sue telecronache di svariati sport, Giordani fu, tra gli altri, inviato per ben 5 volte a raccontare le gesta sportive dei nostri connazionali in altrettante Olimpiadi estive, ricorderà anche che non si limitò a farci vivere momenti di grande esaltazione sportiva di pallacanestro, ma si occupò anche di baseball e pallavolo. 

Superbasket e la scomparsa

Chi vi scrive è invece legato a doppio filo con una rivista fondata da Aldo Giordani alla fine degli anni 70, Superbasket

Gli appassionati di pallacanestro di quell’epoca, non certamente assorbiti dalla marea di informazioni che l’era Internet ci ha propinato negli ultimi decenni, aspettavano con avidità l’uscita del settimanale che era totalmente dedicato alla pallacanestro, con moltissimi riferimenti a quella americana, vero e proprio punto di riferimento per gli amanti del basket di quei tempi e strumento fondamentale per la diffusione del gioco moderno nel nostro Paese. 

Ammalatosi gravemente qualche anno prima della sua scomparsa, Giordani continuò a seguire la sua creatura e a frequentare i palazzetti di tutta italiana, come a ribadire una passione mai sopita. 

Lo stile moderno e innovativo

Come scrisse qualche anno più tardi Dan Peterson, la qualità principale di Aldo Giordani fu senza ombra di dubbio la sua capacità di innovare e rinnovarsi in ogni occasione, mese dopo mese, anno dopo anno. 

Il personaggio di rottura di cui abbiamo parlato in precedenza, fa capo sostanzialmente al suo stile di scrittura e di capacità di linguaggio, mai stantio, sempre aperto ad azzardi linguistici e rivoluzionari racchiusi comunque all’interno di una correttezza lessicale che in pochi ricordano parimenti forbita. 

Lo stesso Peterson, in un recente pezzo scritto per SuperBasket.it, lo ricorda negli anni in cui passò da “I Giganti” a “SuperBasket”, reclutato proprio da Giordani, il quale approvava ogni minima richiesta di Peterson, che avesse i crismi della novità. 

La capacità di sintesi

Sono in molti, tra i colleghi che hanno avuto la fortuna di aver collaborato con Aldo Giordani, a ricordarne la sua capacità di sintesi. 

Un innovatore che andava dritto al cuore della notizia, quella senza fronzoli, quella che regalava al fruitore dei suoi lavori, un’informazione asciutta, mai banale, che mirava alla “soluzione del problema” e a dare quei dati che poi si potevano approfondire a piacimento del lettore, dell’ascoltatore, dell’appassionato.

A lui si deve la modernizzazione e il successo di una rivista che cambiò il modo di fare giornalismo in Italia, il Guerin Sportivo, dal quale poi nacque SuperBasket che proprio dal “Guerino” pose le basi per un successo clamoroso che diede a sua volta la spinta decisiva per la divulgazione della pallacanestro nostrana. 

Immagini, nel senso di fotografie, bellissime, modello spettacolarizzazione USA, statistiche dettagliate, tutte atte a fare da precursore a quelle che oggi troviamo in ogni angolo dei siti di basket specializzati. 

La lettura di ogni partita completata alla luce di ciò che ogni giocatore produceva in campo, la cui somma algebrica porta sempre al risultato finale dell’incontro e, alla fine della stagione, alla classifica conclusiva. 

Ed è proprio contestuale all’uscita di SuperBasket, la formazione di piccole leghe private che hanno poi originato i moderni Fantabasket e FantaNBA, molto più malleabili dei loro cugini calcistici che necessitano di un voto di una terza persona che, tranne alcuni casi, vengono sempre formulati da un occhio che legge la sua partita in qualità di “giudicante” e non in virtù di un dato statistico e verificabile. 

Giordani morì a 68 anni nella sua Milano e nel 2007 la sua memoria trovò posto nell’Italia Basket Hall Of Fame, il massimo riconoscimento federale conferito dalla FIP.