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Il Motomondiale fa tappa questo weekend al Sachsenring, tracciato corto e tortuoso incastonato nei boschi della Sassonia. Ma dietro le sue curve c’è molto di più: c’è la storia, la leggenda, e per Marc Marquez, un altare personale di gloria e dolore. Proprio qui, dove ha vinto tutto e ha anche toccato il fondo, lo spagnolo vivrà il suo 200esimo Gran Premio in MotoGP. Un traguardo speciale, su un circuito che gli ha dato tutto e, per un attimo, sembrava avergli tolto ogni cosa.

Dall’idillio alla frattura: il lungo legame con la Sassonia

Marc e il Sachsenring si sono incontrati per la prima volta nel 2010. Era ancora un ragazzino in 125cc, ma già allora si prese la scena, conquistando la vittoria. Da lì in avanti, il tracciato tedesco sembrava disegnato su misura per lui: altri due successi in Moto2 e, dal debutto in MotoGP nel 2013 fino al 2019, sette trionfi consecutivi. Ogni anno, un dominio. Ogni anno, un inchino al Re del Sachsenring. Anche dopo l’incubo dell’infortunio al braccio nel 2020, Marc scelse proprio questo asfalto per il suo ritorno alla vittoria nel 2021. Fu un segnale al mondo intero: era ancora vivo, ancora competitivo, ancora lui. Ma quella danza armoniosa si interruppe bruscamente nel 2023. Il Sachsenring divenne teatro della sua disfatta più umana.

Perché cadiamo? Per imparare a rimetterci in piedi

Il 18 giugno 2023 è una data che Marc Marquez non dimenticherà facilmente. Quel weekend fu una sequenza di cadute, botte e paure. Cinque incidenti in tre giorni. Uno, in particolare, con Johann Zarco mentre usciva dalla pitlane, lasciò i segni. Pollice incrinato, caviglia dolorante, corpo tumefatto. Ma fu un’altra la ferita più grande: quella invisibile, interiore. Dopo il warm-up, prese una decisione che covava da mesi — forse da anni — e annunciò il ritiro dalla gara. La sua gara. Quel gesto fu il preludio a un addio ancor più clamoroso: qualche settimana dopo avrebbe rotto, con un anno d’anticipo, il contratto d’oro con la Honda, scegliendo di ripartire da Gresini Racing, su una Ducati privata. Una scelta di cuore, non di portafoglio. Una scelta di sopravvivenza.

Un anno dopo, nel luglio 2024, Marc è tornato al Sachsenring. Sulla Ducati GP23 del team Gresini, si è ripreso la scena con un secondo posto che valeva quasi quanto una vittoria. Era la prova che la scelta di cambiare strada era stata giusta. Oggi, nel 2025, è pilota ufficiale Ducati. E arriva in Sassonia nel miglior momento della sua seconda carriera, pronto a mettere in bacheca la sua 12esima vittoria su questo tracciato. Il destino ha voluto che questo ritorno coincidesse con il suo 200esimo Gran Premio in MotoGP. Un numero tondo che pesa, che emoziona. Il primo fu il lontano 8 aprile 2013, in Qatar: un terzo posto che fece intravedere subito di che pasta fosse fatto. Ora, dopo 12 anni, 6 titoli e innumerevoli ostacoli, è ancora lì. Più maturo, più umano, forse più forte.

Tra i grandi della storia

Con 200 GP alle spalle, Marquez è il nono pilota più presente nella storia della MotoGP. A breve supererà anche Jorge Lorenzo (203) e ha nel mirino mostri sacri come Dani Pedrosa (219) e Andrea Dovizioso (248). In testa c’è sempre Valentino Rossi, con l’incredibile cifra di 372 GP, ma il cammino di Marc sembra tutt’altro che finito. Intanto, continua a scrivere la sua leggenda proprio dove tutto è iniziato e dove, per un attimo, sembrava finito.

La lotta Mondiale

La lotta per il titolo mondiale si infiamma, ma a metà stagione il verdetto sembra già scritto: Marc Marquez domina la classifica con autorità, forte di 307 punti contro i 239 del fratello Alex, attualmente fermo per un infortunio alla mano. Con un margine di 68 punti, il pilota Ducati ha già messo una seria ipoteca sul nono riconoscimento iridato. Più staccato Pecco Bagnaia, a quota 181, costretto a rincorrere da lontano dopo una prima parte di stagione al di sotto delle aspettative. Eppure, la recente vittoria al Sachsenring — su un tracciato mai particolarmente favorevole alla sua guida fluida — rappresenta un segnale forte: anche i circuiti più ostici possono diventare alleati, se affrontati con la giusta determinazione. Dietro ai tre big, si muove un gruppo agguerrito di inseguitori, tra cui Marco Bezzecchi, Fabio Di Giannantonio, Franco Morbidelli e soprattutto Fabio Quartararo (anche se più staccato). Il francese, che sogna un ritorno ai vertici con una Yamaha ancora in fase di sviluppo, ha dichiarato: “Voglio riassaporare la felicità di stare davanti”. La sfida resta aperta, ma al momento è Marc l’uomo da battere: preciso, costante e cinico, ha fatto del 2025 il suo anno. Solo un miracolo potrà riaprire davvero i giochi.

Date, Orari, Qualifiche e Gara del GP di Germania

Venerdì 11 luglio

  • Ore 10:45-11:30 MotoGP Prove Libere 1
  • Ore 15:00 -16:00 MotoGP Prove

Sabato 12 luglio

  • Ore 10:10-10:40 MotoGP Prove Libere 2
  • Ore 10:50-11:05 MotoGP Q1
  • Ore 11:15-11:30 MotoGP Q2
  • Ore 15:00 MotoGP Sprint 15 giri

Domenica 13 luglio

  • Ore 09:40-09:50 MotoGP Warm-Up
  • Ore 14:00 MotoGP Gara

Dove vedere il GP?

Tutto il fine settimana di gara sarà visibile in diretta su Sky Sport MotoGP (canale 208) e in streaming tramite NOW. Inoltre, prove libere, qualifiche e la Sprint del sabato saranno trasmesse anche in chiaro su TV8, che proporrà in diretta anche le gare della domenica.

Caratteristiche del circuito

A causa di vari incidenti nel 1990 e non rispondendo alle nuove norme per la sicurezza, il vecchio Sachsenring perde l’omologazione venendo quindi abbandonato. Va ricordato che il vecchio tracciato attraversava il centro città e le campagne vicine, c’era quindi bisogno di un nuovo circuito e centro di guida sicura. Nel 1995 nasce quindi il nuovo circuito del Sachsenring, omologato poi nel 1996. Nel corso degli anni ha subito delle modifiche prima di arrivare alla configurazione attuale di 3,67 km che ne fanno il tracciato più corto del Motomondiale. Consta di 13 curve, 10 a sinistra e 3 a destra, ha una sede stradale di 12 metri ed il rettilineo più lungo misura 700 metri.

Il fatto di essere tortuoso e mediamente lento è già di per sé un tratto caratteristico del tracciato tedesco. Scherzi a parte, i punti di frenata più difficili sono: curva 1, quasi un tornante lento in discesa, bisogna frenare forte arrivando dal rettilineo principale ed è facile perdere l’anteriore; curva 4, un altro tornante lento verso destra nel quale è facile perdere l’anteriore o avere contatti con altri piloti (nel 2006 Pedrosa quasi butta giù Hayden); curva 13, staccata secca a moto quasi piegata, si arriva lanciati dal tratto forse più scenico del tracciato, la Wasserfall. Il tracciato del Sachsenring non ha così tanti punti di sorpasso rispetto ad altre piste. Sono solo tre i punti dove si può provare un attacco a chi precede: curva 1, arrivando dal rettilineo principale; curva 10, con il rischio poi se si sbaglia di subire il controsorpasso; curva 13 in fondo alla Wasserfall sfruttando bene l’uscita della 12 e la scia; curva 14, l’ultima ma con lo stesso rischio della 10, ovvero il controsorpasso.