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Di Björn Borg hanno sentito parlare tutti, sia chi ha avuto la fortuna di averlo visto giocare che chi ne ha letto o visto filmati anni dopo. La ragione è che forse nessuno ha provocato cambiamenti nel suo sport come il leggendario svedese ha fatto con il tennis, da tanti punti di vista.

Björn Borg e la rivoluzione: tecnica, atletica ed estetica

Quando, all’inizio degli anni ’70, un teenager magro e alto iniziava a farsi largo nei tornei internazionali di tennis, nessuno poteva immaginare che il tennis stesso sarebbe cambiato per sempre. Fino ad allora, lo sport della racchetta viveva in una sua bolla ostinata ed elitaria, fatta di tradizioni, abitudini e luoghi comuni, anche tecnici. L’erba era una superficie in cui era ritenuto quasi naturale vincere giocando serve & volley. Del resto, questo tipo di approccio era molto più diffuso al tempo, anche perché la preparazione atletica dei tennisti era infinitamente peggiore di quella che sarebbe diventata in seguito.

Con Björn Borg, invece, si fa largo un altro modo possibile di vincere, anche sull’erba: con la regolarità da fondo campo. Ciò non significava non saper giocare a rete, ma un totale cambio di paradigma, che introduceva due elementi poi divenuti essenziali nel tennis moderno: il top spin e l’atletismo.

Al tempo, fu proprio lo svedese tra i primissimi a derogare dai colpi piatti, colpendo la palla dal basso verso l’alto grazie alle chiusure col polso. La conseguente rotazione della palla su se stessa toglieva velocità pura al colpo, ma ne aumentava la possibilità di controllo. Abbinando questo a una grande preparazione atletica che gli permetteva di muoversi velocemente per tutto il campo e per diverse ore, si concretizzò il dominio che Björn Borg stabilì nel tennis mondiale, nella seconda parte degli anni ’70 fino al 1981.

Cinque Wimbledon consecutivi non li aveva vinti mai nessuno prima di lui, che nel frattempo aveva anche portato a casa sei Roland Garros. Sulla terra battuta e sull’erba londinese, lo svedese dal capello lungo e dal look curatissimo non aveva proprio rivali.

A proposito, la rivoluzione portata da Borg riguardava anche il look, che contribuì a costruirne l’iconografia insieme alla personalità schiva. Di certo, nessuno prima di lui aveva generato così tanti tentativi di emulazione.

Lo spettacolo del tie-break più bello di sempre

Per capire meglio il talento di Borg, le sue caratteristiche tecniche (il top spin di dritto, il rovescio con la mano sinistra ad accompagnare, la grande abilità di cui era capace anche a rete) e la rivalità con McEnroe di cui parlavamo qui e qui, non c’è niente di meglio di questo tie-break, giocato nell’epica finale di Wimbledon 1980 e che è considerato tra i più belli nella storia del tennis:

La crisi e il rifiuto di perdere

Dietro quella corazza da orso e da “Ice Man“, come veniva soprannominato da ambiente e media, Björn Borg nascondeva diversi tormenti e insicurezze. La sua storia personale lo ha confermato in seguito, ma il momento del suo ritiro fu un vero e proprio shock non solo per il tennis.

Nel 1981, esattamente un anno dopo il match del tie-break che avete appena gustato, John McEnroe lo sconfisse nella finale di Wimbledon: 4-6 7-6 7-6 6-4. Era la prima sconfitta di Borg a Wimbledon dopo una striscia di 41 vittorie consecutive (e 5 titoli). Nello sport può capitare di perdere, ma per Björn Borg era evidentemente qualcosa di inaccettabile.

Così, quando il mese dopo Big Mac lo sconfisse nuovamente in una finale Slam, togliendogli ancora una volta la possibilità di vincere uno US Open, lo svedese si convinse che l’americano era ormai più forte di lui. Nella competizione sportiva come la intendiamo oggi, ciò doveva innescare una voglia di rivalsa e la ricerca di un modo per tornare a battere il rivale. Invece, per Borg, fu semplicemente l’inizio di una resa. Per quasi un anno non si presentò più a quasi nessun torneo, tranne un’apparizione a Montecarlo. Poi, a neanche 27 anni, la decisione di ritirarsi.

Difficile entrare nei meandri del cervello di un campione, che è poi un essere umano con tutte le sue fragilità. I seguenti problemi finanziari, ma anche di dipendenze da droghe, raccontano di una conflittualità interiore che forse solo il suo ruolo di “capo rivoluzionario” del tennis era riuscito a tenere a bada.

I record di Björn Borg e il caso-Panatta

Chiudiamo con una serie di record che raccontano in buona parte cosa è stato Björn Borg. Ad oggi, lo svedese è il giocatore con la percentuale più alta di tornei del Grande Slam vinti tra quelli a cui ha partecipato (11 su 27, il 41%).
Il suo record di 141-16 nei tornei dello Slam, per una percentuale di vittorie dell’89,8%, è ancora oggi il più alto della storia.
I 5 Wimbledon consecutivi sono un record che solo Roger Federer è riuscito a eguagliare, non superare.
Le 41 vittorie consecutive a Wimbledon sono un record.
Infine, è un piccolo record anche quello di Adriano Panatta. L’ex campione italiano è infatti l’unico giocatore che è stato capace di battere Björn Borg al Roland Garros. Il bilancio in carriera di Borg a Parigi è di 49 vittorie e 2 sconfitte: negli ottavi del 1973 e nei quarti del 1976, sempre da Panatta.