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John McEnroe non è stato il tennista migliore della storia, ma in molti credono che sia il talento più puro di sempre. Uno dei più enciclopedici esempi di genio e sregolatezza, Big Mac fu capace di record irraggiungibili e altrettanto clamorose cadute. E ci ha regalato una delle rivalità più iconiche nella storia dello sport.

John McEnroe e le infinite sfumature del doppio

Una delle caratteristiche che sono entrate nei libri di storia del tennis insieme a John McEnroe è la parola “doppio”. Se infatti non possiamo parlare di lui come del tennista più vincente della storia, visti i “soli” 7 Slam portati a casa, è abbastanza acquisito considerarlo uno dei migliori doppisti di sempre. Ai 77 tornei vinti in singolare se ne accompagnano altrettanti in doppio, la maggior parte dei quali in coppia con il fido Peter Fleming. Inoltre, uno dei suoi record più assurdi e irraggiungibili – soprattutto considerando le attuali dinamiche del circuito – è il fatto di essere stato il primo giocatore capace di raggiungere contemporaneamente il numero 1 del ranking ATP di singolare e quello di doppio. Per un breve periodo ci riuscì anche Stefan Edberg, unico altro tennista nella storia.

Se il doppio era una delle sue dimensioni di elezione del tennis, doppia era anche in un certo senso la sua personalità sul campo. McEnroe è entrato nella storia di questo sport anche per le celebri sfuriate e litigate con giudici di sedia, di linea e anche con il pubblico. Il famoso “You cannot be serious” strillato al giudice di sedia Edward James, durante un incontro di Wimbledon contro Tom Gullikson. Eppure, mai Big Mac ha cercato di fare il furbo, di cercare di rubacchiare un punto con quegli atteggiamenti. Nel suo mondo interiore era il modo per rifiutare le ingiustizie.

La luce fortissima dei suoi record e un 1984 senza senso

Quello di essere il primo e quasi unico nella storia a diventare primo giocatore al mondo contemporaneamente in singolo e in doppio non è l’unico record incredibile, nella carriera di John McEnroe. Quello forse più incredibile è relativo al record con cui chiuse il 1984: 85 match giocati, 82 vinti e 3 persi, per una percentuale di vittorie del 96,5% che non è mai stata raggiunta da nessuno. Sempre in quell’anno, raggiunse la striscia record di 42 vittorie consecutive, striscia solo avvicinata – molti anni dopo – da un certo Novak Djokovic, che tuttavia si fermò a 41.

La cosa più incredibile di quel 1984 è vedere COME John McEnroe perse quelle tre partite. Il primo match dell’anno lo perse da Ivan Lendl in finale del Roland Garros, dopo avere vinto nettamente i primi due set. Un problema con un microfono che infastidiva l’americano per i rumori di uno spettatore deconcentra McEnroe, che subisce l’incredibile rimonta da parte di Lendl.

La seconda partita dell’anno la perde appositamente, al primo turno di Cincinnati da Vijay Amritraj, così da poter riposare in vista dello US Open, che infatti avrebbe poi vinto. Quindi, a dicembre, perde in finale di Coppa Davis da Hendrik Sunstrom, che gioca qualcosa di simile alla partita della vita e lo batte 13-11 6-4 6-3, sulla terra battuta indoor di Goteborg.

La rivalità con Borg

Un altro elemento che ha contribuito a rendere John McEnroe immortale nell’immaginario collettivo degli appassionati di tennis è stato la rivalità con Björn Borg. Uno biondo l’altro moro, uno destrorso l’altro mancino, uno silenzioso e tenebroso, l’altro estroverso e irascibile, uno più regolarista l’altro inventore di colpi: se è vero che le rivalità si basano sulla polarizzazione, forse non ce ne sarà mai nessuna come quella Borg-McEnroe.

Alla fine, i due non si sono incontrati un numero incredibile di volte: appena 14, con un bilancio (e non poteva essere altrimenti) in perfetta parità. Eppure, appena 14 match hanno contribuito a creare un’epica che ha prodotto addirittura un film, uscito nel 2017.

A contribuire all’unicità di questa rivalità tra i due c’è senz’altro anche l’inatteso ritiro dello svedese a soli 26 anni, che privò il mondo del tennis di chissà quanti altri scontri fra questi due campioni così diversi, eppure così complementari.

E quello della durata della carriera è, infine, una delle grandi differenze tra i due. Borg ebbe qualche ripensamento, ma i suoi rientri si sono rivelati solo episodi sportivamente tristi. McEnroe, invece, ha avuto una carriera molto più lunga che ha avuto un epilogo – anche qui – da record. Nel 2006, a 47 anni, torna nel circuito per giocare l’amato doppio, e vince il torneo di San Josè in coppia con lo svedese Jonas Björkman. Con questo successo, il 79° della sua carriera in doppio, John McEnroe diventa l’unico tennista uomo a vincere un torneo del circuito ATP in quattro decenni differenti.