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L’Irish Open 2023, concluso solo pochi giorni fa, ha confermato come nella terra di San Patrizio il poker sia molto amato e praticato. La ragione è che a Dublino e dintorni il poker da torneo è arrivato parecchio tempo fa, grazie al rapporto molto stretto tra l'”isola di smeraldo” e gli Stati Uniti.

Legami familiari, parentele e affari hanno creato un fil rouge tra i due Paesi che dura tuttora e che, verso la fine degli anni ’70, ha fatto conoscere agli irlandesi il poker “all’americana”.

Il primo ad importare il gioco in Irlanda sembra sia stato Terry Rogers (1928-1999). Soprannominato “minaccia rossa” per il temperamento focoso, nel 1979 Rogers scopre il Texas Hold’em durante un viaggio di affari a Las Vegas. Qui incontra i Binion (padre e figlio), e Doyle Brunson con il quale instaura un rapporto di proficua collaborazione. Rogers fornisce buoni consigli e ottime quotazioni per le scommesse, Brunson gli spiega le potenzialità del poker alla texana.

L’irlandese torna in patria affascinato dal nuovo gioco e nel 1980 organizza il primo Irish Poker Open all’interno dell’Eccentric Club di Dublino, dove aveva già iniziato a proporre piccoli eventi di Five Card Draw.

Il primo Irish Open si gioca invece con il Five Card Stud: oggi lo definiremmo una variante praticamente scomparsa ma allora era una delle forme di poker più giocate in Europa. Vediamo come funziona.

Cominciamo col dire che, trattandosi di un gioco “Stud”, nel Five Card così come nel Seven non ci sono carte comuni. Ogni giocatore utilizza il proprio board composto al massimo di 5 carte per realizzare il punto più alto.

I giocatori iniziano mettendo un’ante nel piatto, dopodiché il dealer distribuisce due carte a ciascuno, una coperta e una scoperta. Il giocatore con la carta scoperta più bassa di solito deve aggiungere il bring-in, cioè metà del valore della puntata minima: a Five Card Stud si gioca infatti in modalità Fixed Limit.

Segue il primo giro di puntate al termine del quale chi è rimasto in gioco riceve la seconda carta scoperta. Il primo ad agire è il giocatore con la combinazione di carte scoperte più alta. Lo stesso schema si ripete al massimo altre due volte, con limite di puntata doppio rispetto ai due precedenti.

Al termine dell’ultimo round di puntate, chi è ancora in gioco procederà allo showdown mostrando l’unica carta coperta sulle cinque ricevute. Vince il piatto la mano con il punto più alto, seguendo lo stesso ranking del Texas Hold’em.

Abbiamo già anticipato che oggi il Five Card Stud è pressoché scomparso. Qualcuno però forse lo ricorderà immortalato in un grande film sul poker: il celebre Cincinnati Kid (1965) dove nell’ultima scena il protagonista, interpretato da Steve McQueen, si gioca tutto con il Five Card Stud.

L’ultimo evento di Five Card Stud alle WSOP è datato 1974. Lo ha vinto Bill Boyd, il più forte giocatore di sempre in questa specialità. Boyd ha vinto 4 braccialetti consecutivi di Five Card Stud alle WSOP, dal 1971 al 1974, confrontandosi però con meno di 20 avversari in tutto: di qui la decisione dell’organizzazione di eliminare questo gioco dal palinsesto delle WSOP.

Bill Boyd (alla sx del dealer, con gli occhiali). Credits cardplayer.com

Ancora più autoctono in terra d’Irlanda è l’Irish Poker. Attenzione però perché ne esistono due versioni: una più pokeristica, una decisamente più… alcolica.

Noi qui ci limitiamo alla prima che, in tutta sincerità, non sappiamo perché si chiami così. Le origini non sono chiare e le modalità di gioco sono davvero molto simili a quelle del Texas Hold’em.

C’è solo una differenza. I giocatori ricevono 4 carte coperte (hole cards) anziché 2 e poi puntano, di solito usando il sistema No Limit. Dopo il primo giro di puntate, i partecipanti che non hanno foldato la mano scartano 2 hole cards e proseguono la partita con le altre 2 coperte. Il resto procede come nel TH, con l’azione che si sposta sul board, formato da flop, turn e river.

In sostanza si tratta di un gioco che inizia come Omaha e prosegue come Texas Hold’em. L’aspetto interessante sta nelle maggiori probabilità di avere una buona combinazione di partenza, potendo contare su 4 hole cards al posto 2.

Occhio però ai probabili cooler e a un’azione che si impenna molto di più rispetto al classico TH!