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L’interrogativo si è ripresentato in questi giorni di Italian Series Of Poker, nonostante nella pokeroom del Casinò Perla di Nova Gorica la “quota rosa” fosse presente. Anche in questo caso, come avviene in quasi tutti i tornei dal vivo, le giocatrici non hanno superato il 10% del field.

Abbiamo deciso di affrontare la questione con le dirette interessate, ovvero le donne che giocano a poker. In loro rappresentanza, ha accettato di farsi intervistare Maria Elena Giunchi.

Avvocato per professione e pokerista per passione, Maria Elena Giunchi dal 2016 è un presenza fissa alle ISOP, e ancor di più al casinò sloveno dove ha preso parte a vari altri festival di poker. Ad oggi, le sue vincite nei tornei dal vivo ammontano a 62mila dollari, realizzati con 17 ITM (uno è un primo posto da $15.000), 15 di questi messi a segno a Nova Gorica.

Alle ISOP la giocatrice friulana ha già piantato 6 bandierine. Le manca ancora il braccialetto, nonostante nel 2017 sia arrivata vicino al titolo più importante: ha chiuso al 7° posto il Main Event, in un final table dove c’erano player del calibro di Gabriele Lepore, Claudio Di Giacomo, Massimiliano Forti e Roberto Roberti.

L’edizione di quest’anno non è stata la più brillante per lei: “solo” un 9° posto al final table del Ladies Event e un Day2 raggiunto nel Main Event. Ma per Maria Elena Giunchi questo conta fino a un certo punto, perché per lei il poker rimane un bel divertimento e un’occasione per viaggiare insieme al marito, anche lui poker player.

Ciao Maria Elena e grazie per la tua disponibilità. Per cominciare, ci racconti come sei arrivata al poker?

Ciao a tutti gli amici di PokerStarsnews.it! Prima ancora di essere una giocatrice di poker, sono una persona che adora i giochi in generale. Ti parlo di boardgame tipo Monopoli, Risiko! e in generale amo le competizioni ludiche. Al poker ci sono arrivata più o meno nel 2015, grazie a mio marito che mi ha fatto conoscere i tornei di Texas Hold’em. E da lì in avanti non ho più smesso.

Che cosa ti ha catturato di questo gioco?

La parte strategica, assolutamente quella. Poi anche l’importanza di saper leggere le mani degli avversari, perché ha a che fare con la tecnica, l’intuizione e la psicologia.

Quali sono state all’inizio le tue mete preferite?

I circoli dove tuttora si gioca (legalmente) nell’area dove vivo. E poi alcuni tornei di più ampio respiro, ma in location che ormai sono consolidate per me e per mio marito. In linea di massima, scegliamo location vicine, come Nova Gorica, oppure abbiniamo poker e vacanze. In viaggio di nozze siamo stati negli States e ci siamo regalati anche uno stop a Las Vegas (che strano!). Invece a Rozvadov siamo stati una sola volta: non ci è piaciuto il posto e quindi non ci siamo più tornati.

Ci stai dicendo che per le donne il poker è legato ad un’esperienza più completa, che va oltre la competizione?

Come dicevo, io sono molto competitiva e quindi, forse, faccio poco testo in questo senso. In generale, però, la componente della sfida è meno forte in una donna. E questo può essere un motivo per il quale le donne non si avvicinano ai tornei di poker: perché offrono molta competizione e poca opportunità di socializzare.

Ce ne sono altri?

Sì, certamente. Un altro è legato all’immagine che si è creata intorno al poker e che ancora oggi non è stata scalzata. Questo gioco continua ad essere associato all’azzardo, alla bisca, tutte situazioni che disincentivano le donne. Sono le donne stesse che preferiscono tenersi alla larga. E poi quello del poker rimane un un mondo prettamente maschile…

Cosa intendi?

Voglio dire che durante un torneo al tavolo raramente c’è un clima totalmente sereno. C’è sempre un po’ di battaglia e a volte qualcuno cerca di prendersi un vantaggio comportandosi in maniera un po’ aggressiva. La maggioranza dei giocatori è composta da persone educate, ma si tratta comunque di strategie psicologiche per mettere in soggezione gli avversari. Insomma, per stare al tavolo durante un torneo ci vuole sangue freddo, soprattutto quando le competizioni sono di un certo livello e io credo che questo spaventi un po’ le donne. Sai com’è, si dice che le donne siano più emotive degli uomini, e questa può essere un’altra barriera.

Ritieni che i Ladies Event aiutino ad avvicinare le donne al poker o in realtà sono una forma di “discriminazione”?

No, non credo, non la vedo in maniera così radicale. In realtà sono favorevole ai tornei per sole donne, così come sono favorevole alla classifica femminile del Ladies Event… che ho vinto (ride). E’ un caso di tutela di una “minoranza”. Il problema è che se osservi un Ladies Event di livello normale, capisci che la maggior parte delle giocatrici sono poco competitive: durante il torneo si parla più di quanto si giochi! Non mi stupirebbe se qualche uomo decidesse di mettersi una parrucca per partecipare, visto che il livello di gioco in un Ladies Event è molto, molto più abbordabile!

Purtroppo è successo (alle WSOP nel 2010). Quindi per sperare di avere più giocatrici, cosa deve cambiare?

L’immagine del torneo di poker deve diventare più “sportiva” e socializzante. Dall’altra parte, le donne devono avere più voglia di competere e di vincere. Non solo nel poker, ma anche nella vita.

Foto di testa: Maria Elena Giunchi (credits ISOP)